10 settembre 2014.
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Budd
Hopkins (Wheeling, 15 giugno 1931 – New York, 21 agosto 2011) è stato
un pittore e scultore statunitense. È stato anche una figura centrale
nel campo dell'ufologia, dove ha effettuato studi su persone che
affermano di essere state vittime di rapimenti alieni.
Hopkins si è diplomato nel 1953 nella sua città natale all'Oberlin
College, quindi si è trasferito a New York dove ha trascorso il resto
della sua vita...
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Egli
è un artista di fama. Le sue opere d'arte si trovano nelle collezioni
permanenti di Whitney Museum, Guggenheim Museum, Hirshhorn Museum e
Museum of Modern Art; per la sua attività artistica ha ricevuto
sovvenzioni dalla Guggenheim Foundation e dal National Endowment for the
Arts. I suoi articoli sull'arte sono stati pubblicati in riviste e
giornali importanti. Per molti anni ha tenuto lezioni in molte scuole
d'arte, tra cui il Truro Center for the Arts a Castle Hill. Nel
1964 Hopkins insieme ad altre due persone ha visto un UFO alla luce del
giorno per parecchi minuti. Affascinato dalla cosa, ha cominciato ad
interessarsi dell'argomento leggendo libri e articoli ed è entrato a far
parte del NICAP, un'organizzazione ora non più esistente che si
occupava di ricerche sugli UFO. Nel 1975, Hopkins ha studiato insieme a
Ted Bloecher il rapporto di un avvistamento UFO con molti testimoni,
avvenuto nel New Jersey a North Bergen e chiamato "avvistamento di North
Hudson Park". Nel 1976 Hopkins ha scritto il resoconto
dell'investigazione, che è stato pubblicato su Village Voice. Hopkins
cominciò a ricevere regolarmente lettere da testimoni di avvistamenti di
UFO, che in pochi casi includevano quello che fu in seguito definito
tempo mancante, ovvero inesplicabili vuoti di memoria a seguito di un
incontro ravvicinato con un UFO. Insieme a Bloecher ad alla psicologa
Aphrodite Clamar, Hopkins cominciò ad investigare sulle esperienze di
tempo mancante e arrivò alla conclusione che questi casi erano dovuti a
rapimenti alieni. Alla fine degli anni ottanta,
Hopkins era già divenuto uno dei più noti studiosi di ufologia,
ottenendo un livello di attenzione che non aveva quasi precedenti in
questo campo. Nel 1989 egli ha costituito l'Intruders Foundation,
un'organizzazione senza scopo di lucro per pubblicizzare le sue ricerche
e fornire supporto alle persone vittime di rapimenti alieni. Le persone convinte di avere subito rapimenti alieni sono state sottoposte ad ipnosi regressiva. Durante i primi sette anni delle sue ricerche sul fenomeno dei rapimenti alieni,
Hopkins non ha condotto personalmente sessioni di ipnosi, ma si è
assicurato l'aiuto di professionisti laureati. Egli ha riferito che tre
di questi terapisti (i dottori Robert Naiman, Aphrodite Clamar e Girard
Franklin) erano inizialmente scettici sulla realtà dei rapimenti alieni,
non essendo ancora emersi del tutto i dettagliati scenari relativi ai
loro pazienti. Hopkins ha scritto parecchi libri popolari sui rapimenti alieni, tra cui Missing Time. Nel 1992 il film Intruders fu basato sulle ricerche di Hopking e rappresentò scene di rapimenti alieni. Nel 1996 Hopkins ha pubblicato il libro Witnessed, in cui ha descritto un classico caso di rapimento alieno avvenuto nel 1989 a New York vicino il Ponte di Brooklin.
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APPROFONDIMENTO
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Maurizio
Baiata: Budd, ti ringrazio per questa intervista e vorrei entrare
subito in argomento. Puoi descrivere cosa muove le persone a
contattarti?
Budd
Hopkins: Le persone non reagiscono immediatamente. Credo che in loro la
semplice idea di dover ricostruire certe esperienze crei
automaticamente una situazione di disagio. Per questo non si gettano a
capofitto nel “programma” e il giorno stesso chiamano l’esperto in
abductions. Ci pensano su a lungo e alla fine, riluttanti, si rivolgono a
me per un consulto. I contatti, le lettere e le telefonate che mi
giungono non sono mai diminuiti, sin dalla pubblicazione del mio libro
“Intruders” nel 1987. La corrispondenza negli anni è aumentata
progressivamente e ancora oggi ricevo ogni giorno almeno due nuovi casi
che devono essere investigati. Il punto non è però la quantità, ma la
qualità. I casi vengono dall’Italia, dal Sud America, dall’Europa, da
tutti i territori degli Stati Uniti. Cerco di mantenermi in contatto con
i ricercatori delle varie nazioni, come te, perché se ne occupino. Il
numero dei casi però è enorme, stupefacente.
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M.B.: : Come è iniziato il tuo coinvolgimento?
B.H.:
Con Allen Hynek. Eravamo molto amici. Allen era stato sempre a disagio
con le abductions, non gli piaceva riconoscere che avvenivano realmente.
Era un uomo meraviglioso, gli volevo bene. E mi diceva “Dannazione,
Budd, i risultati della tua inchiesta sono giusti, ma questo proprio non
mi va giù! Non riesco neppure a immaginare una cosa del genere!”. Tutto
sommato in cuor suo ci credeva, ma ha lottato contro l’idea dei
rapimenti sino all’ultimo giorno della sua vita. Non poteva accettarlo,
anche se ammetteva che i casi erano consistenti.
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M.B.: Qual è la tua visione complessiva del fenomeno?
B.H.: Personalmente non vedo gli alieni
come esseri benevoli o malevoli. Vedo i diversi tipi di occupanti degli
UFO, come le alte creature di tipo insettoide, oppure i Grigi, o anche
figure più umane, cooperare fra loro nella stessa astronave e alle
stesse procedure di abduction. Credo che essi agiscano qui per loro
scopi e in base a un loro programma. Hanno bisogno di cose che noi
abbiamo, il nostro DNA, la nostra mappa genetica… sembrano affascinati,
ad esempio, dal nostro amore per i bambini, mentre penso che i loro
figli vengano prodotti artificialmente, in vitro, non esiste per loro la
gestazione. Per anni non credo stabiliscano un contatto emozionale con i
loro bambini, come fra madre e figlio terrestri. Credo che sia questo
che li interessa: da una parte ci vedono ancora primitivi, dall’altra
avvertono la nostra vitalità e la desiderano. Sono convinto che sono qui
per loro stessi, non per noi, non fanno nulla per danneggiarci, e nulla
per aiutarci.
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M.B.: Quali sono gli elementi più inesplicabili riferiti alle situazioni nelle quali si vengono a trovare gli addotti?
B.H.:
Mi pongo degli interrogativi. Il primo: se loro possono prendere un
feto da una donna e quel feto è un ibrido, il frutto di un incrocio fra
noi e loro, che cosa impedisce loro di asportare un feto completamente
umano da una donna? Cioè un feto prodotto normalmente? Prendono quel
feto, che crescerà e si ritroverà in un ambiente UFO, si svilupperà
all’interno della loro cultura, comunque la vogliamo chiamare. Così, una
persona portata all’interno di un UFO potrà vedere attorno a sé
individui al cento per cento umani, che hanno vissuto tutta la loro vita
con gli occupanti. Di questo ci sono le prove. Se gli alieni
possono far crescere nel loro ambiente bambini ibridi, possono far
crescere bambini totalmente umani, e quell’essere umano potrà avere un
punto di vista completamente alieno.
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M.B.: Secondo te tutto questo a cosa può portare?
B.H.:
Le cose si complicano un po’. Nel mio ultimo libro, “Witness” ho
esposto un certo numero di casi che ho definito di “Elezione Aliena”. Gli alieni rapiscono o prelevano una persona. Per un paio di ore, la persona si comporterà come se fosse aliena.
Poi viene riportata e tornerà ad essere un perfetto essere umano.
Faccio un esempio: una donna ricorda di essere stata portata una prima
volta a bordo di un’astronave, sa di essere stata addotta. La seconda
volta, viene rapita ed ha indosso un’uniforme azzurra, come quella degli
alieni. Non sa come mai indossi quell’uniforme,
priva di bottoni o di chiusure lampo. Le viene detto di uscire fuori
dalla nave, che poggia sul terreno, dove c’è un’automobile ferma. Lei si
avvia verso la vettura, al cui interno c’è un uomo afroamericano,
spaventato a morte. La donna è scortata da due piccoli esseri alieni,
due Grigi. La donna apre la porta dell’auto, afferra per un braccio
l’uomo e lo tira fuori dall’abitacolo e insieme rientrano
nell’astronave. Questo è tutto. Ha fatto quello che doveva. Viene
riportata dove l’avevano presa. Per ora la sua esperienza è terminata.
Ovviamente però quell’uomo era stato rassicurato dalla presenza di
quella donna, un altro essere umano. Questo è accaduto spesso. E può
coinvolgere un poliziotto, un militare… ovviamente un civile gli
obbedirebbe subito, vedendo la divisa. In un caso, in particolare, un
uomo vede all’interno della nave un umano, del tutto normale, vestito
con un’uniforme dell’esercito e sul braccio ha una fascia della Polizia
Militare. L’addotto, che ha fatto il militare, si chiede “Cosa ci fa qui
un poliziotto militare? Forse il governo sta cooperando con gli alieni? Perché quelle uniformi?”Sembra quasi uno spot dell’esercito che dice “Guardate che bello, noi lavoriamo con gli alieni!”.
Ovviamente, l’uomo non se ne fa una ragione, e poi entra in scena un
altro individuo, stavolta vestito da nazista, e il testimone è ancora
più incredulo: “Cosa ci fa qui un nazista? Il punto è che le immagini
vengono imposte nella sua mente, lui non capisce esattamente cosa sta
vedendo… Insomma abbiamo molti problemi. Devo dire che non nutro l’idea,
in mancanza di prove, che un governo, che sia italiano o americano,
mandi suo personale militare negli UFO per rapire la gente. Non lo credo
proprio. Le persone sono state scelte, vedono immagini mentali, ma in
realtà sono cose che non esistono…
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M.B.:
Sta di fatto che esseri sconosciuti hanno le capacità di interferire
nella nostra vita. Secondo te le modalità di comunicazione telepatica
durante i contatti rappresentano una costante?
B.H.:
L’idea che possano leggere nella nostra mente è possibile. Prendiamo il
caso di una donna di credo religioso profondamente cristiano. Gli alieni
potrebbero farle credere di essere messaggeri di Dio, angeli, per così
dire, e usano il suo credo religioso per entrare nella sua mente e
controllarla più facilmente. Uno dei casi più importanti vide
protagonista Carl Hegden, che nel 1974 fu addotto in uno Stato
occidentale degli USA, non ricordo esattamente il luogo. Hegden se ne
andava tranquillo a caccia di alci, quando vide uno splendido esemplare,
fece fuoco e il proiettile deviò la sua traiettoria e ricadde al suolo.
Raccolse il proiettile, ridotto a un pezzo informe di acciaio e, senza
capire cosa stesse accadendo, improvvisamente fu paralizzato, preso da
un alieno e portato a bordo di un’astronave. A
un certo punto si fece coraggio e chiese a quegli esseri la ragione
della loro presenza lì e gli fu risposto “siamo qui per cacciare e
pescare”. Si riprese dalla sorpresa e pensò che lo stessero ingannando,
perché il cacciatore era lui e quindi cercavano di sottomettere la sua
mente facilmente per renderlo più malleabile. I bambini, quando vengono
addotti, credono di incontrare Mickey Mouse o personaggi simili del loro
immaginario, l’idea è dunque quella di entrare in un’area non solo di
vulnerabilità, ma di semplice e immediata accettazione mentale. Credo
che le persone possano essere addotte in qualunque momento si trovino.
Ad esempio, una persona può essere presa subito dopo un incidente
automobilistico, in quanto se è ferita, la sua carica vitale è inferiore
al normale, ma puoi essere anche un campione di boxe ed essere addotto
subito dopo aver vinto un incontro. Possono prenderti come e quando
vogliono, ma lo scenario che essi creano deriva dall’immaginario mentale
della persona stessa. Ecco, questo è tipico del loro modus operandi.
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M.B.:
Peraltro, la cosiddetta “alien agenda” è ancora indecifrabile e diversi
ricercatori e protagonisti di tali esperienze vedono i contatti in
termini positivi, come John Mack.
B.H.:
Per quanto riguarda il mio rapporto con John Mack e il suo approccio
più positivo alla questione, mi voglio riferire a tre casi da lui
studiati. Si trattava di tre persone normalissime, fra cui un
commerciante e un libero professionista, impegnate in varie attività,
tutte sui trent’anni. E tutte molto spaventate e confuse, come accade a
quanti si diano la pena di cercare di capire la natura delle loro
esperienze… lo stesso accade alle persone che si rivolgono a me, hanno
la loro vita, il loro lavoro e sono confuse e impaurite. Bene, John Mack
mi ha detto che quelle tre persone, nel giro di pochi mesi, avevano
lasciato il lavoro e, nel cercare di capire cosa stesse accadendo e le
ragioni degli alieni – fra virgolette “aiutare
il nostro ambiente” – erano state spinte a occuparsi di ecologia e del
miglioramento dell’ambiente. Mack ne era molto contento. Io gli dissi,
“John, in realtà mi sembra semplice: se gli alieni
hanno preso quelle persone per 35 anni, rendendole confuse e
spaventate, mentre tu hai lavorato con loro per tre mesi e dopo, nel
sentirsi meglio hanno deciso di lasciare il lavoro e cambiare vita, a
chi deve andare il merito? A te o agli alieni?”
Senza il suo intervento i cambiamenti non si sarebbero verificati. È un
intervento umano, non di qualcosa che viene da lassù… se non avessero
incontrato John Mack avrebbero continuato a essere confusi e spaventati e
a fare lo stesso lavoro. Penso che il coinvolgimento e
l’interpretazione dell’inquirente abbiano un’enorme importanza rispetto
al come la persona possa affrontare l’esperienza. La divergenza con John
Mack è che io non vedo queste cose positive fluire dagli alieni verso di noi.
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M.B.: Quindi, non ravvisi alcuna possibilità che queste esperienze rappresentino un’evoluzione per le persone che le vivono?
B.H.:
Ritengo che ogni persona dotata delle proprie risorse spirituali, nel
ricordare dettagliatamente l’accaduto, capisca di essere forte e di
poter superare queste esperienze, possa iniziare a fugare le paure, la
paura di addormentarsi la notte, che le costringe a tenere le luci
accese, e improvvisamente intuiscono di non dover biasimare se stessi,
che quella paura non è dovuta a qualche loro manchevolezza caratteriale,
e il loro io si rafforza. Partecipando ai gruppi di terapia, l’addotto
incontra altri addotti, si confronta con loro e quando si accorge che si
tratta di persone brillanti ed emotivamente stabili, ci si riconosce,
loro ce l’hanno fatta, anche io posso farcela e inizia una
trasformazione interiore, che si attua con l’aiuto dell’inquirente e
degli altri addotti. Il fatto che il soggetto abbia avuto queste strane
esperienze lì fuori, l’aver visto l’Universo in modi che nessuno di noi
ha potuto vedere, accresce le risorse della persona, avvantaggiandola,
perché si è passati attraverso una complessa esperienza di
arricchimento. Nel capire il perché, nel capire le proprie paure e
reazioni, in qualche maniera ne scaturisce una persona più forte e credo
che sia il tuo io a determinare questo processo di trasformazione, non
che gli alieni abbiano contribuito a instillarlo nel soggetto.
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Fonte: Autori Vari
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