La Bibbia merita un discorso a
parte, essendo un testo che presenta numerose chiavi di lettura riguardo a
episodi che possono far pensare agli U.F.O., già presenti nei tempi remoti
della storia.
Tra questi racconti c'è quello
del profeta Elia che d'improvviso è affiancato da "un carro di fuoco e
cavalli di fuoco... ed Elia salì in cielo nel turbine" (Antico Testamento,
2° Libro dei Re 2, 11-12).
Oltre al rapimento di Elia, la
Bibbia dà altri indizi ufologici: “C'erano sulla Terra i Giganti a quei tempi -
e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste
partorivano loro dei figli” si legge nel libro della Genesi (6,4).
In un altro libro si parla di
Mosè; a lui “l’angelo del Signore si manifestò in una fiamma di fuoco, in mezzo
ad un roveto. Mosè osservò che il roveto era tutto una fiamma ardente, ma non
si consumava” (Esodo 3, 2).
Altri possibili riferimenti ad
alieni e ad astronavi aliene sono presenti nei racconti biblici della visione
di Ezechiele e di quella di Giacobbe. Si aggiungono al dubbio ufologico l’Arca
dell’Alleanza e la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Altro testo religioso, in cui si
possono riscontrare eventuali riferimenti a fenomeni extraterrestri, è il Libro
di Enoch, personaggio biblico di cui la stessa Bibbia, (almeno nella versione
conosciuta da noi), ne parla sommariamente e brevemente nel Libro della Genesi
5, 21-24; anzi leggendo attentamente il versetto in questione si ha
l'impressione che l'argomento trattato sia incompleto come se ne mancasse una
parte.
Enoch, patriarca antidiluviano
padre di Matusalemme, di lui nella Genesi si afferma che “camminò con Dio e non
fu più perché Dio l’aveva preso”, si precisa, cioè, che Enoch visse in stretto
contatto con Dio o con i suoi rappresentanti celesti, e poi fu rapito e portato
definitivamente da loro. Ciò significa che la vita di Enoch fu qualcosa di
misterioso e di eccezionale, che è appunto raccontata nel libro di Enoch, il
quale non è incluso ufficialmente nella Bibbia perché, come dice S. Agostino,
il libro di Enoch era troppo antico per essere ammesso nel canone biblico,
anche se non è più antico della maggior parte dei racconti che formano la
Genesi della Bibbia ufficiale, tenendo presente anche il fatto che il libro di Enoch
fu usato ufficialmente dalla dottrina cristiana fino al III secolo.
Il Libro di Enoch
è, quindi, un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione
definitiva risale al I secolo a.C. Ci è pervenuto integralmente in una versione
in lingua ge'ez (antica lingua dell'Etiopia), donde il
nome Enoch etiope.
Al patriarca
antidiluviano Enoch,
secondo la Genesi
bisnonno di Noè,
la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali
accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (invece accolto
nella Bibbia
della Chiesa Copta):
Gli studiosi sono sostanzialmente
concordi nel vedere in esso il frutto di una rielaborazione conclusiva e armonizzante
a partire da cinque testi precedenti autonomi.
Il numero 5 va probabilmente
accostato ai componenti della Torah, col proposito del redattore finale di ricreare idealmente
un nuovo pentateuco: per tale motivo si parla talvolta del Libro di Enoch
come del Pentateuco di Enoch. Sebbene in passato vi siano state vivaci
discussioni tra gli studiosi, grazie ai ritrovamenti di Qumran attualmente si può stabilire con
certezza che la lingua originaria dei 5 testi autonomi era l'aramaico, la lingua semitica che vanta
3.000 anni di storia e che in passato fu lingua di culto religioso e lingua
amministrativa di alcuni imperi.
La prima sezione del Libro di
Enoch, è indicata come il Libro dei Vigilanti – o Libro degli Angeli - (cc.
1-36). La seconda sezione è conosciuta come il Libro delle Parabole (cc. 37-71).
La terza sezione è indicata come il Libro dell’Astronomia (cc. 72-82). La
quarta sezione è il cosiddetto Libro dei Sogni (probabilmente coevo alla
rivolta maccabaica - metà del II secolo a.C.).
La sottosezione del Libro dei
Sogni, chiamata Apocalisse degli Animali (cc. 85-90), è da Leonhard Rost (autore
del “Giudaismo di fuori del canone ebraico: Introduzione ai Documenti”) datata
a fine II sec. a.C. - inizio I sec. a.C., mentre James C. VanderKam (docente di Scritture ebraiche dell’Università
di Harvard nel 1976) ipotizza per essa l'inizio del II secolo a.C. . La quinta
sezione, la Lettera di Enoch (cc. 91-104), risale probabilmente alla prima metà
del I secolo a.C.. La sottosezione chiamata Apocalisse delle Settimane, testimoniata come integra a
Qumran (4Q212) ma spezzata nella redazione definitiva in 93,1-10; 91,11-17, è
datata a inizio del II secolo a.C. La sezione conclusiva (cc. 105-108) viene
talvolta indicata come Apocalisse di Noè. Compare nelle versioni copte ma non
greche. Ne è stato ritrovato un frammento aramaico a Qumran (4Q204).
a) Il libro di Enoch.
L’intera
opera non è altro che un resoconto particolareggiato dei viaggi che Enoch
intraprese con esseri non di questo mondo che sono identificati con gli Angeli
e con gli Arcangeli. Tuttavia, se dopo ogni viaggio Enoch ritornava sulla Terra,
nell'ultimo viaggio egli rimase a vivere fra gli “Angeli”.
Inoltre,
Enoch chiama Vigilanti sia gli angeli che hanno disubbidito, sia quelli al
servizio di Dio, quindi per praticità chiameremo Vigilanti gli Angeli ribelli e
Arcangeli quelli che li combattono, dato che i capi di questi ultimi sono
chiamati con il nome attribuito agli Arcangeli.
Nel
Libro degli Angeli s’inizia parlando di un gruppo di “Angeli” (forse duecento)
detti Vigilanti, che scesero sulla Terra per generare dei figli con le donne
umane. Dato che Enoch ci dice che dall’unione nacque una specie umanoide
gigante, è lecito ritenere che gli “Angeli” abbiano fecondato artificialmente
le donne terrestri, incrociando il DNA alieno con quello umano, generando così
gli umanoidi Giganti di cui parla Enoch; non è possibile, infatti, che
dall'unione fisica tra gli “Angeli” e i terrestri possa nascere qualcuno, né é
possibile che esseri superiori, verosimilmente alieni, diversi dagli umani,
siano attratti dalle donne umane (se erano simili a noi, non sarebbero stati
generati umanoidi Giganti).
Enoch
prosegue dicendo che questi “Angeli” diedero agli uomini diverse cognizioni
scientifiche, ma posero anche i severi Giganti creati al comando della specie
umana. Di conseguenza gli uomini non erano contenti e non erano contenti
nemmeno gli “Arcangeli” che erano posti a tutela del genere umano i quali,
consultatisi con una specie a loro superiore, decisero di porre fine alle
ingiustizie causate dai Vigilanti e dagli ibridi da loro creati.
È da
far notare che gli Arcangeli sono visti da Enoch come degli esseri non di
questo mondo posti alla tutela dello sviluppo della civiltà umana, legati e/o
vincolati al concetto filosofico del libero arbitrio e del non intervento
diretto.
Essi,
si arguisce dalla lettura delle varie sezioni di cui si compone il Libro di
Enoch, si erano molto adirati con i Vigilanti per via degli insegnamenti
scientifici che avevano elargito agli esseri umani. I Vigilanti, invece, sono
descritti da Enoch come esseri non appartenenti a questo mondo, posti alla
tutela dello sviluppo umano.
I
Vigilanti, secondo Enoch, hanno una visione diversa di quella dagli esseri
indicati come Arcangeli (non-interventisti) e decidono, autonomamente, di
attuare una politica d’intervento diretto e di miglioramento della razza umana
tramite la creazione di ibridi appositamente studiati.
È ovvio
il fatto che gli Arcangeli siano degli alieni posti a tutela di un progetto di
sviluppo di una razza intelligente sulla Terra, ed è anche ovvio il fatto che i
Vigilanti siano una specie aliena distinta dalle altre, quindi senza un obbligo
di ubbidienza o di sudditanza diretto.
I
Vigilanti pare che agirono indisturbati per molto tempo, in contrasto con le
altre entità “aliene”. I provvedimenti che furono adottati contro di loro sono
quelli di un annientamento totale di una specie aliena. Enoch ci racconta quali
furono le decisioni che presero gli Arcangeli contro i Vigilanti e contro la
specie ibrida da loro creata.
In
particolare, Enoch racconta che gli Arcangeli decisero di eliminare i Giganti
dalla faccia della Terra stabilendo, inizialmente, che essi si decimassero
combattendo fra loro, per poi finirli con un diluvio immane.
Contro
i Vigilanti si decise, invece, di renderli inoffensivi e poi di imprigionarli.
Enoch ci racconta e ci precisa che gli Arcangeli lo incaricarono di comunicare ai
Vigilanti ribelli la condanna emessa nei loro confronti.
È da
notare che Enoch specifica che i Vigilanti provengano dal cielo, e quindi dallo
spazio; così com’è da notare che Enoch incontrò i Vigilanti ribelli, a cui
avrebbe dovuto comunicare la condanna emessa dagli Arcangeli nei loro
confronti, dopo averli riuniti fisicamente. Si presume, quindi, che i Vigilanti
siano degli esseri alieni, perché sono fisici e perché non sono di questo
pianeta.
b) Il lungo viaggio.
Enoch
prosegue nella narrazione di questi eventi fantastici di cui fu protagonista affermando
che entrò in un veicolo volante dall’aspetto di una nuvola (cioè una classica
antica descrizione di una astronave aliena) che lo portò in un luogo non meglio
precisato dello spazio, poiché Enoch ci dice che quando entrò nella nuvola
iniziò a volare e vide passare davanti a sé velocemente l’atmosfera e le stelle
finché giunse in una specie di base aliena. A questo punto Enoch vide una
struttura artificiale aliena composta di materiali a lui sconosciuti, e
ovviamente egli vide anche degli elementi tecnologici alieni che non seppe descrivere
e dei quali ebbe molto timore.
Enoch ci
descrive la struttura aliena come fatta di un materiale sconosciuto da lui
chiamato “cristallo”, ma che dovrebbe corrispondere ad una lega lucente di
metallo con elementi di vetro.
Poi Enoch
ci descrive delle “lingue di fuoco”, verosimilmente delle luci artificiali
poste fuori e dentro la struttura. A suo
dire, sia il pavimento, sia le pareti, erano di “cristallo”, mentre il soffitto
ce lo descrive composto da stelle e folgori con cherubini infuocati in mezzo,
probabilmente altro non era che una specie di corridoio con una luce a forma di
linea continua che attraversava il soffitto, oppure era una specie di hangar
con le astronavi luminose che passavano sopra la testa di Enoch. Infatti, Enoch
precisa che il sistema d’illuminazione era particolare; le pareti e le porte
ardevano in fiamme, cioè emanavano una specie di luce che auto-illuminava il
tutto. Questa particolare forma d’illuminazione è stata descritta anche da
diverse persone che affermano di essere state rapite dagli alieni. Una volta
entrato nella “casa di cristallo”, Enoch fu portato in una seconda “casa” tutta
luminosa, che però è descritta come una specie di enorme astronave aliena
luminosa, di cui Enoch vide anche l’interno.
Egli ci
descrive, a parole sue, quello che sembra il meccanismo di propulsione
dell’astronave, avente una specie di grande turbina o un reattore alla cui estremità
superiore era luminoso e con una sfera lucente intorno.
È
ragionevole pensare che fosse una parte del meccanismo di propulsione, perché Enoch
ci dice che quando diventava luminoso
nessun angelo vi si poteva avvicinare, forse per via di particolari radiazioni
emesse. È inutile aggiungere che la luminosità degli U.F.O. è una delle loro
caratteristiche principali.
In
seguito Enoch è portato in un luogo lontano passando tra oggetti enormi che
descrive come frecce di fuoco con la loro faretra, arco di fuoco, spada di
fuoco, folgori, cioè astronavi aliene luminose dalle forme più varie, ma per lo
più a forma di sigaro.
Poi
viaggia a grandi altezze sulla Terra o su un altro pianeta dall’aspetto assai simile,
poiché ci racconta che sorvolò prima delle catene montuose, poi degli oceani e
poi vide la Terra dallo spazio e le stelle che sono visibili nell'abisso, cioè
lo spazio siderale.
Il
viaggio prosegue. Enoch raggiunse poi una struttura luminosa enorme, dove vide
un luogo di là della grande Terra dove i cieli finiscono, cioè lo spazio
profondo una volta allontanatici dalla Terra.
Enoch
successivamente ci racconta che fu portato in un abisso con numerose colonne di
fuoco cadute, cioè in una parte dello spazio dove era stata relegata la flotta
spaziale dei Vigilanti ribelli, formata quindi dalle luminose astronavi madre a
forma di sigaro, poiché tali astronavi sono sempre state descritte in passato
come colonne di fuoco, giacché ne sono molto simili.
Enoch
descrive questo luogo come una parte remota dello spazio, poiché non
s’intravedevano stelle, non vi erano nè Terra né acqua sotto i suoi piedi, e
perché non vi erano forme di vita animale.
A Enoch
fu detto che questo luogo era una prigione per le stelle e per l’esercito del
cielo, cioè una prigione militare in cui sono relegati tutti i tipi di “Angeli”
ribelli ed anche le loro astronavi. Poi ad Enoch è mostrata un'altra prigione,
dove vi erano ancora delle astronavi luminose che egli chiama “stelle che
trasgredirono”, sempre nello spazio profondo, perché Enoch descrive il luogo
come un posto dove non vi era nulla, con nessun cielo sopra e neppure terra
sotto, un luogo, a suo dire, orrido e deserto.
Una
terza prigione degli “Angeli” invece si presenta a Enoch come un enorme
deposito di grandi colonne di fuoco cadute, cioè astronavi madri luminose a
forma di sigaro.
È
interessante notare come alcuni studiosi pensino che queste prigioni possano
trovarsi vicino alla costellazione di Orione. Poi Enoch è portato in
determinati luoghi, forse sulla Terra, dove Enoch vede delle enormi basi degli
“Angeli”, e poi è condotto nel sottosuolo in una misteriosa base sotterranea.
Incomincia
ora un altro viaggio di Enoch, dove egli ammira le cose della Terra viste
dall’alto, fino a giungere in orbita, dove un arcangelo gli fa una lezione di
astronomia; finita questa, il viaggio riprende, ed Enoch vede delle “porte del
cielo” attraverso le quali passano le “stelle del cielo”, forse dei portali
attraverso cui arrivano nel nostro mondo astronavi aliene luminose che sembrano
stelle, cosa possibile perché Enoch descrive spesso oggetti luminosi in
movimento come “stelle”.
c) Il
secondo viaggio.
Si
sussegue poi tutta una serie di “visioni” e di “parabole” che sono mostrate a Enoch
dopo che è stato rapito da una “nuvola” e portato in cielo. Enoch vede dimore
celesti di vario tipo e vari tipi di entità, ma la cosa più enigmatica che Enoch
vede sono alcune “stelle” che salgano, diventano folgori e non possono più
abbandonare la loro nuova forma, cioè un processo che sembra la descrizione di
un decollo di un U.F.O. di tipo luminoso. Dopo una serie di oscure visioni
apocalittiche, ad Enoch furono mostrati i segreti dei “luminari” e delle “folgori
lampeggianti”, descrizione spesso usata nel corso della storia per descrivere
gli U.F.O. luminosi di tipo lampeggiante.
d)
L’ultimo viaggio.
Poi Enoch
fu rapito e salì in cielo. Lì vide i “figli dei santi angeli” camminare su
“fiamme di fuoco” con un vestito bianco lucido, cioè vide degli esseri alieni
che viaggiavano su astronavi luminose, vestiti con la tuta bianca lucida che
spesso è descritta dalle persone rapite dagli alieni. Inoltre Enoch, arrivato
in orbita, vide un luogo da cui uscivano stelle e luminari, cioè un hangar di
astronavi aliene luminose.
Dopo di
ciò Enoch fu portato molto lontano, dove vivevano gli “Angeli”, quindi forse su
un altro pianeta, dove vide anche un edificio di pietre di cristallo con lingue
di fuoco vivente intorno, cioè nient’altro che l’ennesimo edificio alieno, e vi
si stabilì per sempre.
e) I
Giganti e il diluvio.
Quello
che viene più volte ripetuto nel libro è che si fosse deciso di distruggere la
civiltà dei Giganti ibridi facendo in modo combattessero tra di loro e poi
scomparissero in seguito ad un diluvio provocato forse dalle stesse armi da
loro usate. Infatti, nel libro di Enoch è ripetutamente specificato che essi
erano una creazione prediletta di esseri non di questo pianeta (i Vigilanti) e
avevano conoscenze scientifiche avanzate che avevano appreso dai loro creatori,
e dei mezzi tecnologicamente avanzati, se si considera che in pochissimo tempo
i Giganti dominarono gli esseri umani.
Proprio
l’uso di un’arma aliena deve aver portato al cataclisma globale che fece
sprofondare le loro città, probabilmente provocato dall'uso continuo delle loro
armi o di una sola terribile arma che portarono all’inclinazione dell’asse
terrestre, e quindi ai relativi grandi sconvolgimenti. Infatti, Enoch quando
parla del Diluvio e di Noè, afferma che quando venne il diluvio e gli altri
cataclismi “la Terra si era inclinata” e che dopo il diluvio, la Terra era
mutata rispetto a prima.
La cosa
va a coincidere anche con gli scritti di Platone (filosofo greco) il quale
afferma che s’inclinò l’asse terrestre e ciò portò a vari sconvolgimenti, tra
cui il diluvio biblico.
Quindi
la fine della civiltà dei Giganti nel libro di Enoch sembra ricalcare alla
perfezione le leggende della fine delle antiche civiltà di Atlantide, Mu e
Lemuria, e della razza superiore che li abitava, una fine che, secondo alcuni
ricercatori, sembra sia avvenuta 12.500 anni fa.
f)
Collegamenti storici.
Il
libro di Enoch non è altro che la versione biblica di un testo Sumero nel quale
il protagonista è chiamato col soprannome Enmeduranki, che significa
"Maestro nell’unione fra cielo e Terra".
Ciò non
è strano, poiché molti studiosi ritengono che la Genesi della Bibbia sia la
copia dell’antichissima “Storia Fenicia” di Sanchoniathon, e che la stessa
Genesi biblica sia un adattamento successivo di quella Sumerica. Inoltre,
storie simili sono presenti in molte tradizioni e religioni antichissime, come
nei Veda, i testi sacri dell’antica cultura indiana.
Quindi
il libro di Enoch è una delle testimonianze importanti del contatto di un uomo
con specie non di questo mondo, questa volta, però la veridicità della storia è
supportata dalle varie citazioni di riferimento della Bibbia, che vanno dalla
Genesi all'Apocalisse di San Giovanni, e le citazioni di vari Santi che rendono
tale testo meno apocrifo e più ufficiale che mai.
L’esistenza
di U.F.O., di alieni, di esseri multidimensionali, di umanità che sono esistite
prima di noi e di altre cose misteriose, è perfettamente compatibile con la
dottrina cristiana e, più generalmente, con Dio. Ma non bisogna dimenticare che
da sempre l’uomo interpreta i testi sacri, credendo spesso in cose non vere
perché l’uomo non ha saputo interpretare i testi sacri.
Effettivamente
è illogico pensare che Dio avesse detto che il nostro è il solo mondo abitato e
questo lo sapevano pure molti personaggi biblici, come San Paolo che in una
lettera agli Ebrei parla di mondi (abitati) creati dalla manifestazione (il
verbo) di Dio.
Dunque
gli U.F.O. potrebbero essere un fenomeno senza tempo! Ma se così fosse, come e
quanto ha influito questa presenza nello svolgimento della storia umana?
Una
risposta quanto meno indicativa circa il tempo di influenza che tale fenomeno legato
agli O.V.N.I ha prodotto sulla cultura umana, la possiamo ricavare attraverso i
numerosi ritrovamenti archeologici noti come “OOPARTS” e nella così detta “ARCHEOLOGIA
SPAZIALE” .
Termini
questi con cui si usa contraddistinguere tutta quella serie di reperti
archeologici anomali, in altre parole riconducibili a un bagaglio di conoscenze
e tecnologie allogene ossia portate alle popolazioni terrestri da culture e/o
visitatori alieni.
Naturalmente
per gran parte di noi – oggi - tali affermazioni potrebbero essere inquietanti
e inaccettabili. Questo lo si può desumere proprio grazie ad alcuni studi, come
ad esempio il ”Brookings Report“
realizzato per conto della NASA nel 1961.
La NASA
chiese all'istituto Brookings di analizzare gli effetti sociali, politici ed
economici derivati dalla scoperta e conseguente “contatto” con civiltà
intelligenti extraterrestri. Lo studio dell’istituto Brookings rende evidente
come nel corso della storia umana, varie culture si erano estinte per essersi
dovute confrontare con civiltà tecnologicamente più avanzate e culturalmente
superiori.
Sappiamo
quindi che un possibile contatto con civiltà extraterrestri – per noi terrestri
- avrebbe un impatto sociologico, religioso e politico veramente traumatico e
rivoluzionario.
Questo
proprio perché l’uomo, convinto della sua unicità, non ha prestato quella
dovuta attenzione ai testi sacri, sculture e pitture sparse in tutto il mondo,
portandosi così ad avere una chiusura mentale verso certe tematiche che
potrebbero rivoluzionare lo Status Quo dell’intera società umana.
L’archeologia
spaziale ci induce quindi ad accettare un’interpretazione più aderente a una realtà
storica degli eventi umani portandoci così, non a creare una nuova religione,
ma ad avviare un nuovo processo di reinterpretazione del nostro passato, fino a
rendere accettabile l’idea che, fin dall'alba dei tempi, non siamo mai stati
soli nel silenzio dell’Universo.
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