Dèi e semidèi dell'antichità: Dai miti Greci a miti del Mahābhārata. I Giganti.

3 aprile 2011
Ercole e l'idra (dipinto di Antonio Pollaiolo)
3 Aprile 2011.

I miti antichi sono pieni di storie di dèi che scendono sulla terra per accoppiarsi con gli umani. Secondo molte fonti, compresa la mitologia nordica, la mitologia Greca, ed anche la Bibbia, troviamo la storia di questi figli di dèi, o dèi veri e propri che dall'Olimpo scendono sulla terra e restano attratte dalle donne umane. Quando avvenivano questi incontri e le donne si univano agli dèi, si legge in moltissimi testi in tutto il pianeta, si suppone che le donne facessero sesso con degli extraterrestri e non con divinità, tenuto conto che gli dèi non esistono. Stando all'Iliade di Omero i cittadini di Sparta erano rinomati per le donne bellissime e per essere eroici guerrieri. Zeus, il dio Greco del cielo, ammirava una donna di nome Leda. Un pomeriggio, mentre Leda camminava da sola in un giardino, Zeus si trasformò in cigno, l'avvolse con le sue ali potenti e la possedette. Solo in seguito Leda si rese conto di essere rimasta incinta per opera di un dio. Se osserviamo la mitologia Greca e molte mitologie sparse nel mondo, troviamo sempre storie di dèi che scendono dal cielo ed hanno rapporti sessuali con gli esseri umani, così da creare una nuova razza di uomini. I frutti di questi accoppiamenti erano descritti dagli antichi come semidèi, ossia mezzi dèi. Si può supporre che fossero degli ibridi di origine umana ed aliena. I Greci credevano che questi esseri fossero straordinari e destinati a grandi imprese. La mitologia greca si compone di una vasta raccolta di racconti che spiegano l’origine del mondo ed espongono dettagliatamente la vita e le avventure di un gran numero di dèi e dèe, eroi ed eroine, mostri e altre creature mitologiche. Questi racconti inizialmente furono composti e diffusi in una forma poetica e compositiva orale, mentre sono invece giunti fino a noi principalmente attraverso i testi scritti dalla tradizione letteraria greca. Le più antiche fonti letterarie conosciute, i due poemi epici Iliade e Odissea, concentrano la loro attenzione sugli eventi che ruotano attorno alla vicenda della guerra di Troia. Altri due poemi quasi contemporanei alle opere omeriche, la Teogonia e Le opere e i giorni scritti da Esiodo, contengono invece racconti che riguardano la genesi del mondo, la cronologia dei sovrani celesti, il succedersi delle età dell’uomo, l’inizio delle sofferenze umane e l’origine delle pratiche sacrificali. Diverse leggende sono contenute anche negli Inni omerici, nei frammenti dei poemi del Ciclo epico, nelle poesie dei lirici greci, nelle opere dei tragediografi del V secolo a.C., negli scritti degli studiosi e dei poeti dell’età ellenistica e negli scrittori romani come Plutarco e Pausania.


Le rovine monumentali ritrovate nei siti archeologici micenei e minoici sono state d’aiuto per chiarire alcuni problemi posti dall’epica omerica e hanno fornito concreti riscontri su particolari presenti nei racconti mitologici. Gli argomenti narrati dalla mitologia greca furono anche rappresentati in molti manufatti: i disegni geometrici sulla superficie di vasi e piatti risalenti anche all’VIII secolo a.C. ritraggono scene ispirate al ciclo della guerra di Troia o alle avventure di Eracle. Anche in seguito, sugli oggetti d’arte saranno rappresentate scene tratte da Omero o da altre leggende, così da fornire agli studiosi materiale supplementare a supporto dei testi letterari.


La mitologia Greca ha avuto una grandissima influenza sulla cultura, le arti e la letteratura della civiltà occidentale e la sua eredità resta tuttora ben viva nei linguaggi e nelle culture che fanno parte di questa zona del mondo. È stata sempre presente nel sistema educativo, a partire dai primi gradi dell'istruzione, mentre poeti e artisti di tutte le epoche si sono ispirati a essa, mettendo in evidenza la rilevanza e il peso che i temi mitologici classici potevano rivestire in tutte le epoche della storia. E' tradizione in molte civiltà dell'antichità che ci fossero certi bambini non del tutto umani; in qualche modo legati alle stelle, ad un regno oltre la terra e queste caratteristiche erano presenti già alla nascita, quasi comprendessero una componente di DNA, che magari la scienza dovrebbe considerare e studiare. Alcuni dei più antichi racconti di dèi che si accoppiano con gli uomini si trovano nei testi tradizionali Indù. Negli antichi scritti sanscriti dell'India, troviamo questo racconto: una regina di nome Kunti si unì con un essere celeste, un extraterrestre noto come "il dio Sole". Il prodotto di questa unione fu Karna. Karna è uno dei personaggi principali del Mahābhārata, uno dei grandi poemi epici della mitologia dell'antica India.


Karna è considerato il più grande guerriero del Mahābhārata da parte di altri personaggi del poema, tra cui Krishna e Bhishma, come indicato nel testo originale da Maharishi Veda Vyasa. Era il figlio di Surya (il dio del Sole) e Kunti, ma nato da questa prima del suo matrimonio con Pandu, e abbandonato alla nascita dalla madre. Viene descritto come il più caro amico di Duryodhana, e combatté al suo fianco nella sanguinosa Guerra di Kurukshetra contro i Pandava (di cui Karna era il fratello maggiore, ma illegittimo). Per tutta la sua esistenza lottò contro la sfortuna, ma fu guidato dall'onore verso la parola data. È una figura improntata al coraggio e alla generosità. 

Forse il semidio più famoso è il Greco Eracle,corrispondente alla figura della mitologia romana Ercole. Figlio di una donna mortale a nome Alcmena e di Zeus, egli nacque a Tebe ed era dotato di una forza sovrumana. Il patronimico poetico che lo definisce è Alcide, derivante da Alceo, suo nonno paterno putativo. La vicenda di questo eroe non è raccontata in una sola opera, ma ne sono state scritte molte che lo vedono protagonista, marginalmente o particolarmente. Celebri le sue incredibili imprese, quali ad esempio le dodici fatiche che lo vedono affrontare serpenti dalle molteplici teste, leoni dalla pelle impossibile da scalfire, uccelli in grado di sparare piume affilate come lame e molti altri mostri che l'eroe, sia per coraggio che per astuzia, riuscì sempre a sconfiggere.


Sempre imbattuto perse la vita di propria mano, dandosi fuoco presso un rogo, dilaniato dal dolore che Deianira, sua moglie, ignara del tradimento del centauro Nesso, aveva causato intingendo la sua tunica in un veleno mortale. Salito nell'Olimpo sposò Ebe, la coppiera degli dèi e divenne il dio guardiano, ricongiungendosi perfino con Era, sua eterna nemica.
Maggiore eroe greco, divinità olimpica dopo la morte, Eracle fu venerato come simbolo di coraggio e forza, ma anche di umanità e generosità, anche presso i Romani. Era ritenuto protettore degli sport e delle palestre. Fu onorato in numerosi santuari sparsi in tutta la Grecia e le sue tante imprese, espressione dell'altruismo e della forza fisica, lo fecero credere il fondatore dei Giochi olimpici. In alcuni casi, mettendo in luce la generosità con la quale affrontava avversari temibili, si rese dell'eroe un'immagine dall'intensa forza morale, oltre che puramente fisica. La sua complessa personalità, l'ambientazione di certe sue imprese e il fatto che la maggior parte di esse sia legata ad animali, assimilano talvolta l'immagine di Eracle agli antichi sciamani, dotati di poteri soprannaturali, e una certa comunanza di aspetti si rintraccia anche in eroi fenici come Melqart. Le dodici fatiche, poi, possono avere qualche correlazione con i segni dello zodiaco, molti dei quali sono appunto rappresentati da animali.


Nel mondo romano Ercole presiedeva alle palestre e a tutti i luoghi in cui si faceva attività fisica; considerato anche una divinità propizia, gli si rivolgevano invocazioni in caso di disgrazie, chiamandolo Hercules Defensor o Salutaris. È inoltre da ricordare che fin quasi all'età moderna lo Stretto di Gibilterra era noto come "Colonne d'Ercole", con espressione chiaramente evocativa: un ricordo dei viaggi e degli spostamenti dell'eroe che, nel corso delle sue imprese, toccò paesi dell'Asia Minore e del Caucaso e raggiunse l'Estremo Oriente e il Grande Oceano, che delimitava le "terre dei vivi". La leggenda era d'origine fenicia: il dio tirio Melqart (identificato poi dai Romani con Ercole e detto Hercules Gaditanus, per il famoso tempio di Gades a lui dedicato) avrebbe posto ai lati dello Stretto due colonne, che furono poi considerate l'estremo limite raggiunto da Ercole e, soprattutto nel Medioevo, il confine posto dal dio affinché gli uomini non si spingessero nell'Oceano Atlantico. I teorici degli antichi astronauti ritengono che questi semidèi fossero degli esseri in carne ed ossa realmente esistiti. Questo tipo di resoconti nelle antiche tradizioni ha un equivalente moderno nei racconti di ibridi alieno-terrestri che fanno parte delle storie di rapimenti alieni oggi in circolazione. In alcune scritture delle civiltà antiche troviamo racconti di accoppiamenti fra extraterrestri ed umani che producono mostri o Giganti o altri esseri simili. E' da supporre che in passato è successo veramente. E' possibile che questi racconti antichi di creature enormi, metà uomo e metà bestia abbiano una base di verità? E se è così, c'è qualche prova che questi giganteschi ibridi siano mai esistiti?










Continua...al prossimo post!


Fonte:
  1. http://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_greca;
  2. http://it.wikipedia.org/wiki/Eracle;
  3. http://www.youtube.com/watch?v=ZaKtPswPrqY.

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