E un giorno mi
svegliai
L’umanità salvata dagli antichi dèi provenienti dal pianeta
Nibiru.
di
Francesco Toscano
Tutti i
diritti letterari di quest’opera sono di proprietà di:
© 2012, Francesco
TOSCANO.
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CAPITOLO 1
Il tempo del
non tempo.
“Non c’è bisogno di aspettare il 21 dicembre 2012 – nella
“fine del mondo” ci siamo dentro in pieno ed è relativa ad una condizione
umana, oramai svuotata di ogni suo originario significato, motivo e finalità.
Tutti mentono a tutti, e la verità – la somma eresia – é evitata come un virus
mortale. Il relativismo etico, ha trasfigurato l’umanità in una moderna torre
di Babele, dove tutto è il contrario di tutto e la contrapposizione fra ciò che
é bene e ciò che é male, ridotta a stucchevole e retorica controversia. La vera
morte è quella dello spirito e tutto ciò che resta, non è che tortura, vuoto,
paura e schiavitù. La Fine
è dunque alle porte, ma sembra che nessuno se ne occupi. Nel frattempo i Padroni
della Terra, imperturbabili, considerano nuove speculazioni finanziarie.”
Ricordo con gioia quei giorni in cui giocavo ancora con
le pinze per stendere la biancheria di mamma nel balcone di casa, all’interno
della mia “astronave aliena”. Sì, della mia astronave aliena, avete capito
benissimo. Avevo costruito nel mio immaginario di bambino una nave spaziale che
mi permettesse di sconfiggere la civiltà aliena millenaria che da lì a poco
avrebbe invaso la Terra
e sterminato il genere umano, all’apice, forse, della sua evoluzione.
Ricordo le giornate assolate che trascorrevo sereno nella
mia tormentata Palermo, città dai mille contrasti, ma anche terra di antiche
civiltà oggi scomparse che hanno segnato la storia dell’umanità.
Ero un bambino a quel tempo e il mio unico scopo era di
“sconfiggere il male e far sì che il bene primeggiasse e trionfasse su tutto e
tutti”.
Non pensavo che un giorno quello che la mia mente da
bambino aveva immaginato si potesse realizzare.
Decenni dopo mi sono appassionato di ufologia; ho preso
coscienza del cover-up portato avanti dai governi delle maggiori potenze
mondiali per insabbiare il fenomeno UFO ed alieni; e mio malgrado mi sono reso
conto che non siamo pronti per accettare questa cruda realtà, cioè la
possibilità che non esista nessun Dio, almeno come ce lo hanno descritto sin
dalla nascita, e che io ed il resto dell’umanità di questo piccolo mondo non
siamo altro che il frutto di un esperimento scientifico portato avanti
centinaia di migliaia di anni orsono sulla Terra da un’antica civiltà aliena,
costretta giocoforza a cercare nel sistema solare in cui era collocato il suo
pianeta di origine, un valido rimedio per poter curare l’atmosfera del loro
mondo morente.
E’ difficile crederci, ma quello che ho visto negli ultimi
giorni mi porta a pensare che se avessimo saputo la verità, quella che
sconvolge e che pone degli inquietanti interrogativi, forse saremmo stati in
grado di salvarci e di salvare tantissimi nostri simili.
Gli antichi Maya, venni a sapere un giorno, credevano che
durante il “tempo del non tempo”, cioè l’ultimo decennio prima della fine
dei tempi, e convenzionalmente accettato dalla corrente new age come il periodo
storico che va dal 1992 al 2012, l’umanità tutta si sarebbe accorta del
pericolo che stava per correre.
In particolare, ricordo di aver appreso, un giorno, di
come l’élite dominante avrebbe da lì a poco posto in essere una serie di
comportamenti tesi a garantire la sopravvivenza del genere umano.
Poveri sciocchi, pensavano di scampare al pericolo
imminente che incombeva sul nostro mondo, sperduto ai margini di una Galassia a
spirale facente parte della vastità dell’Universo oggi conosciuto, non più in
religioso silenzio.
In televisione i Tg di tutto il mondo raccontavano ai
telespettatori del crescente fenomeno di avvistamenti di oggetti volanti non
identificati e si dichiarava, seppur velatamente, che il tempo era quasi giunto
al termine.
Ma io non ci volevo credere e speravo che queste visioni
fossero soltanto il frutto di alcune elucubrazioni mentali di qualche stolto
ufologo e/o di qualche visionario teorico dell’imminente Apocalisse.
Io, Salvatore Cuzzuperi, per gli amici Salvino, che sin
da bambino avevo sperato che nessun extraterrestre arrivasse a minacciare l’umanità,
credendo che fosse soltanto il frutto della mia immaginazione di un bambino che
trascorreva parte della sua quotidianità davanti la Tv a guardare i cartoni animati
di Goldrake, Ufo Robot, Mazinga Z, Jeeg Robot, purtroppo mi sono dovuto
ricredere.
Era un giorno di fine Aprile dell’anno 2011. Non sono in
grado di dirvi il perché, ma mi decisi a creare un blog su Internet che mi
permettesse di raccontare ad una vasta platea, certamente un’umanità multi
variegata, di come eravamo nati, di chi o che cosa ci aveva creati, del perché
e del per come la storia dovesse essere rivista.
Cominciai a documentarmi.
Dapprima appresi dell’esistenza di alcuni teorici
“dell’ipotesi extraterrestre”, cioè della possibilità secondo la quale
all'origine della civiltà umana vi sarebbe un popolo alieno, proprio come
sostengono le varie mitologie di molte civiltà scomparse quando parlano di «dèi
venuti dal cielo».
I miei cari avevano notato in me alcuni cambiamenti. Ricordo
con grande preoccupazione, quasi ansimando, quella notte in cui, durante il sonno,
mi alzai di scatto e sedutomi al centro del letto matrimoniale, urlai con tutto
il fiato che avevo in corpo la mia paura davanti agli eventi nefasti che da lì
a poco si sarebbero compiuti, e di come strinsi mia moglie ai fianchi,
poveretta, nell’intento di trovare un appiglio e non precipitare all’interno
del baratro, sull’orlo del quale mi stavo inconsapevolmente incamminando.
Quella notte mi passarono in mente, come in un film
dell’orrore, mille e più pensieri, ed ebbi la sensazione di rivivere la mia
breve esistenza, e di come mi dovessi attivare e preoccupare al fine di salvare
me stesso ed i miei cari dall’imminente pericolo che incombeva sulle nostre
teste.
Ad un certo punto della mia vita non seppi più chi ero,
che cosa volevo, e soprattutto che cosa stavo cercando di scoprire.
Mi recavo sul luogo di lavoro il più delle volte senza il
sorriso sulle labbra, come se mi fosse morto il gatto, o se mi fosse accaduto
qualcosa di grave.
I miei colleghi prendevano le distanze da me quasi fossi
un antico untore. Ero considerato un eretico o giù di lì.
Riuscire a descrivere me stesso non è stato da sempre il
mio forte. In questo libro cercherò, tuttavia, di provarci.
Ho sempre avuto un carattere introverso, ma non sono in
grado di dirvi il perché.
Solo dopo aver vinto il mio primo concorso pubblico,
sollecitato a far bene dalla donna della mia vita, l’Universo che mi circondava
è cambiato e, finalmente, sembrava cominciare a sorridermi.
Ritornando agli ultimi giorni da me vissuti come
appartenente alla stirpe di Adamo posso solo dirvi che non è stato il massimo
dell’aspirazione che un uomo, nel mezzo del cammino della sua vita, possa
raggiungere.
Qualcuno un giorno mi disse: «Sai gli Anunnaki stanno
ritornando!»
Ed io gli risposi: «Chi sta ritornando?»
Non sapevo, a quel tempo, che gli esseri a cui
quell’amico si riferiva avevano segnato la nostra storia, la storia dell’umanità
intera, storia in parte raccontataci da alcuni antichi testi sumerici, poi
sfociati nel pentateuco biblico, cioè i primi cinque libri della Bibbia che per
gli Ebrei rappresentano la Torah,
cioè i libri della Legge, e per noi che abbiamo ricevuto il Battesimo di Santa
Romana Chiesa i primi cinque libri dell’Antico Testamento che narrano la Genesi del genere umano.
Di quel dì in cui la mia vita cambiò per davvero, ricordo
solo che era un caldo pomeriggio di fine estate. L’aria era afosa, soffocante,
come spesso accade in Sicilia nei mesi estivi.
Ricordo che ero alla guida della mia utilitaria quando ad
un tratto un arcano presagio mi sfiorò la mente.
Non sono in grado di dirvi di che cosa si trattasse.
Il cuore mi balzò in gola, il respiro si fece affannoso e
fui costretto ad accostare l’auto sul margine destro della strada per
riprendere fiato.
Boccheggiavo, ero sudato, ed avvertivo un forte dolore al
costato. Pensai subito che fossi rimasto vittima di un infarto, ma non era
così.
Ero nel mezzo del nulla. Tutta la vita intorno a me
sembrava che si fosse fermata del tutto. Ad un tratto, alzando gli occhi in
cielo, mi resi conto di non essere da solo.
Qualcuno o qualcosa mi stava fissando.
Ebbi paura. Corsi allora all’interno dell’abitacolo della
mia autovettura.
Chiusi istintivamente la portiera come colui il quale da
lì a poco sarebbe stato sopraffatto dagli eventi e cercai senza riuscirvi di
riavviare il motore; macché non ne voleva proprio sapere, come se ad un certo
punto anche a lui fosse mancato il respiro per gli eventi che si stavano
compiendo in quel luogo ed in quel preciso istante.
Guardai di scatto l’orologio che portavo al polso ma mi
sembrò come se le lancette si fossero fermate, come se fossero implose su se
stesse, e rimaste immobili in un certo tempo di un Universo che ormai non mi
apparteneva più.
Ad un tratto un voce cupa mi disse: «Non avere paura. Io
sono colui che sono. I tuoi avi mi conobbero come E.A., figlio di Anu, EN.KI.
il “Signore della Terra”.»
Mi girai istintivamente a cercare l’origine del suono che
pensavo provenisse dalla parte posteriore dell’abitacolo della mia autovettura
in avaria, ma non vidi nessuno.
E la stessa voce udita poco prima mi disse continuando:
«Il tempo è compiuto! Il ritorno di Nibiru, profetizzato
al tempo di Shumer[3] nella terra della Mezzaluna
Fertile, è ormai vicino.»
Ed io:
«Chi sei? Cosa vuoi da me? Perché non mi lasci andare e mi
permetti di riprendere la vita che conducevo sino a qualche istante fa?»
Quell’essere di cui non riuscivo a vedere il volto, né le
fattezze, ma che mi permetteva solo di udire la sua voce, continuò dicendomi:
«Sono ritornato sulla Terra per ristabilire quel patto di
alleanza che feci con Adapa,
figlio di EN.KI., figlio di una terrestre, primo uomo civilizzato; l’Adamo
della Bibbia. Seguirai il volere degli antichi dèi di cui hai narrato le gesta
negli ultimi giorni della tua breve esistenza.»
Non ricordo nient'altro di ciò che mi accadde, come se
qualcuno o qualcosa avesse cancellato i miei ricordi volutamente.
Mi risvegliai all’improvviso in un luogo a me sconosciuto
dove tutto mi sembrò appartenere ad un mondo che non avrei mai pensato potesse
esistere, lontano anni luce dalla realtà che mi circondava e che avevo vissuto
nel “tempo del non tempo”.
Tratto dal sito http://www.stampalibera.com/?p=36972.
Enki è un dio della mitologia
sumera, più tardi conosciuto come Ea in accadico e nella mitologia babilonese.
Originariamente era identificato come la divinità protettrice di Eridu, la capitale religiosa dell'antica Mesopotamia. Più
tardi l'influenza del suo culto si diffuse in tutta la Mesopotamia, nella
regione di Canaan e tra gli Ittiti e gli Hurriti. Era la divinità dei mestieri (gašam), del male, dell'acqua, del mare, dei
laghi (a,aba,ab), della sapienza (gestú, letteralmente "orecchio") e
della creazione (Nudimmud: nu, somiglianza,
dim mud, fare orso). È stato associato alla fascia
meridionale delle costellazioni chiamate stelle
di Ea, ma anche con la costellazione AŠ-IKU,
il quadrato di (Pegaso). Il suo numero sacro è
il 40.
Nel gennaio 1869 Jules Oppert
suggerì alla Società Francese di Numismatica e Archeologia di dare formale
riconoscimento a una lingua e a un popolo pre-accadico. Partendo dalla
constatazione che coloro che per primi governarono la Mesopotamia traevano
legittimazione dall'assunzione del titolo di "re di Sumer e di
Akkad", egli suggerì di chiamare il popolo "Sumeri" e la loro
terra "Sumer". A parte l'errata pronuncia del nome - avrebbe dovuto
essere Shumer, non Sumer - Oppert aveva ragione. Sumer non era affatto una
terra misteriosa, lontana, ma l'antico nome della Mesopotamia meridionale,
proprio come affermava il Libro della Genesi: le città reali di Babilonia, Akkad ed Erech si trovavano "nella terra
di Shin'ar" (Shin'ar era il nome biblico di Shumer). (Cfr pag. 30 del
libro “Il pianeta degli dèi” di Z. Sitchin, Ed. Piemme Bestseller,
ISBN9788856618235.)
Adapa è un personaggio della mitologia
mesopotamica, sacerdote e figlio del dio Enki,
protagonista dell'omonimo mito .Le attestazioni letterarie più antiche
risalgono ad un testo babilonese del XIV
secolo a.C., rinvenuto in Egitto, mentre le più recenti provengono dalla biblioteca
del re assiro Assurbanipal, del VII secolo a.C. Recentemente è stato rinvenuto un analogo testo in lingua sumerica, non ancora pubblicato. Secondo il
racconto, Adapa ha ricevuto dal padre divino il dono della saggezza, ma non
quello della vita eterna. La sua funzione è quella di accudire alla mensa del
tempio del dio Ea, di cui è custode e sacerdote, nella città di Eridu (odierna
Abu-Shahrain in Iraq), anticamente prospiciente il Golfo Persico, e a tale scopo si dedica quotidianamente
alla pesca. In un giorno, però, in acque calmissime, la sua barca viene
rovesciata da Shutu, divinità femminile del Vento del Sud. Adirato Adapa
scaglia una maledizione contro la dea e le spezza le ali. L'assenza naturale
del vento comporta uno stravolgimento
dei cicli vegetali, e Adapa viene chiamato al cospetto del dio del Cielo Anu per essere giudicato. Salvatosi grazie ai consigli del
padre Enki/Ea, è perdonato dal dio Anu, il quale gli offre un vestito e
dell'olio, tradizionali doni orientali d'ospitalità, ed anche il pane e
l'acqua della vita, che gli avrebbero
presumibilmente permesso di divenire immortale.
Adapa accetta i primi doni, ma sempre su consiglio del padre rifiuta i secondi,
mantenendo così la sua natura mortale. La problematica e l'eventuale simbologia
che offre il testo sono tutt'altro che chiare, e molte sono le interpretazioni
che gli studiosi hanno proposto. Allo stato attuale degli studi ancora in corso
gli viene riconosciuta la natura sapienziale, confermata dal termine Apkallu
(antico saggio ed esorcista) che la tradizione babilonese gli ha uniformemente
attribuito.
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