Nel 1974 in Romania, a due chilometri ad est di Aiud,
un gruppo di operai al lavoro sulle sponde del fiume Mures trovarono tre
oggetti sepolti nella sabbia, in un fosso profondo circa 10 metri. Due di
questi reperti si rivelarono essere ossa di Mastodonte, risalenti alla
preistoria. Il terzo oggetto invece si rivelò essere un blocco di metallo,
molto simile alla testa di un grande martello.
Tale oggetto (nella foto – fonte dalla rete) fu
inviato, per uno studio, all'Istituto archeologico di Cluj-Napoca.
Gli esami scientifici di quest’oggetto hanno
evidenziato che si trattava di un antichissimo oggetto artificiale composto di
una lega in metallo estremamente complessa. Lo studioso Gheorghita ha rilevato
che la lega è composta di dodici diversi elementi, dei quali l'alluminio è
presente con la maggiore quantità (89 %). Gli studi scientifici del reperto,
tra cui lo studio dell'ossidazione del metallo di cui è composto, e l'averlo
trovato accanto a resti di animali preistorici, porta a ritenere che sia
vecchio di alcuni milioni di anni.
In particolare, la presenza di uno strato consistente
di ossido d’alluminio fa ritenere scientificamente che il reperto risalga ad
epoche remote. Qualsiasi tipo di studio effettuato sul reperto ha rivelato la
sua natura artificiale ed antica, che comunque è già abbastanza evidente dal
suo aspetto esteriore, dai fori presenti sul reperto e dalla lega di alluminio
con cui è composto. Basti pensare che l'alluminio non si trova libero in
natura, ma combinato in alcuni minerali e soltanto 100 anni fa è stata messa a
punto la tecnica necessaria alla sua lavorazione. Gli studi sul reperto hanno
evidenziato sin da subito il fatto che fosse parte di un meccanismo, che nella
sua parte superiore doveva esserci un'asta di forma circolare. Tenendo conto
dell'analisi di tutte le particolarità dell'oggetto, gli scienziati hanno
ritenuto che il reperto fosse una sorta di dispositivo di atterraggio di un
veicolo volante, di dimensioni ridotte, come i moduli lunari o la sonda Viking.
A riprova di ciò, ci sarebbero sia la forma
dell'oggetto, sia i due fori ovali, sia i graffi nella parte inferiore e agli
angoli, come pure la composizione del materiale, vale a dire all'alluminio
leggero. In sostanza il reperto risulta essere il piede di una gamba meccanica
di atterraggio di un oggetto volante. Sicuramente tale piede metallico
appartenne ad uno dei tanti velivoli sconosciuti che sin da epoche remote
visitarono ed operarono sul nostro pianeta.
Nella “Storia Fenicia” di Sanconiatone da Berito,
viene menzionato un aeromobile di forma allungata e stretta (serpente) con le
eliche.
Popoli antichi abbastanza evoluti come gli egiziani, i
greci ed i romani annotavano meticolosamente tutti gli eventi che accadevano e
fra questi ci sono molte cronache riguardanti veri e propri avvistamenti di
UFO, prevalentemente di forma sigariforme, sferica o discoidale, descritte come
colonne di fuoco, nuvole luminose, sfere infuocate e così via, che sorvolavano
e compivano manovre su antiche città.
La cosa più interessante è che anche molti storici
famosissimi dell'antichità riportano tali avvistamenti. Il primo presunto avvistamento di UFO risale al 45.000 a.C. in
Cina: incisioni rupestri di UFO - come oggetti rotondi - sono stati trovati in
provincia di Hunan. Le raffigurazioni risalgono all'età dei Neanderthal.
Sempre in Cina
assume fondamentale rilevanza la vicenda delle pietre Dropa, risalenti al 12.000 A.C. .
I Dropa, il nome dato dagli uomini ai visitatori
provenienti da Sirio, si narra che sono venuti giù dalle nuvole con i loro alia
nti. (Nella foto a sinistra una delle
pietre di Dropa – fonte dalla rete). La storia della scoperta delle pietre
Dropa inizia nel 1938, quando un professore cinese di archeologia, Chi Pu Tei,
si mise ad esplorare un sistema di caverne nelle montagne di Bayan-Kara- Ula,
vicini al confine cinese tibetano. La storia pervenutaci narra che in quelle
caverne Chi Pu Tei trovò delle file di piccoli scheletri con teste di
dimensioni superiori alla norma. Accanto ai corpi si trovavano ben 716 dischi
di pietra, ognuno con strani segni e solchi incisi. I dischi furono portati a
Beijing e non furono più mostrati fino al 1950. Il Dottor Tsum Um Nuoi trovò i
dischi e iniziò a studiarli, scoprendo che i disegni erano una forma
sconosciuta di scrittura geroglifica. In qualche modo riuscì a decifrare i
simboli e dichiarò che essi narravano di una razza aliena, conosciuta come
Dropa, che ebbe un incidente con un’astronave verificatosi sulla Terra circa 12.000
anni fa. Ovviamente il professore ebbe dei problemi a pubblicare le sue
scoperete e decise di emigrare in Giappone. La prima volta che si udì parlare
fuori dalla Cina dei dischi Dropa fu nei primi anni Sessanta quando un
periodico russo chiamato Sputnik rese pubblica la storia. Ma con l'avvento
della rivoluzione culturale cinese, viaggiare nel paese divenne difficile e la
storia dei dischi Dropa venne presto dimenticata. Ed anche il punto preciso
dell'ubicazione delle caverne fu perduto. Fu comunque scoperto che esisteva una
leggenda orale dalla regione di Bayan-Kara-Ula di piccole persone che erano
cadute dal cielo. Le leggende dicono che i Dropa provenivano dalla stella
Sirio.
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