A proposito degli alieni.... di Francesco Toscano ed Enrico Messina. Da pag. 11 a pag. 13.

3 agosto 2011




3 Agosto 2011.


A proposito degli alieni..... di Francesco Toscano ed Enrico Messina

Se l’Universo brulica di alieni….. dove sono?
Enrico Fermi


Capitolo I°
Gli extraterrestri nella storia dell'umanità
Ufo nell'antichità




Mohenjo-daro (Urdu: موئن جودڑو, Sindhi: موئن جو دڙو ) è un'antichissima città risalente all'Età del bronzo, situata sulla riva destra del fiume Indo, nell'attuale regione pakistana del Sindh, a 300 km a nord-nord-est di Karachi. Insieme ad Harappa, è una delle più grandi città della civiltà della valle dell'Indo (33001300 a.C.).

2000 a. C. India: David W. Davenport, un inglese, ma nato in India, esperto di Sanscrito e di tradizioni indiane, sembra oggi rinverdire le esperienze di Schliemann e dei suoi rapporti con l'archeologia ortodossa. David, ha approfondito lo studio dei testi Vedici, partendo dal presupposto, tutto indiano, che quanto dicono i manoscritti non deve essere interpretato in chiave simbolico-mitologica, ma storica. David tornò in occidente con le prove di un 'ESPLOSIONE ATOMICA nell'Antichità! I reperti raccolti nella zona ritenuta l'epicentro della deflagrazione a Mohenjo-Daro ( luogo di morte, oggi ).
Mohenjo-Daro fu una metropoli in cui si sviluppò una fiorente civiltà, sorta tra il 2500 e il 2100 a.C. che fu distrutta in circostanze misteriose ed i cui resti furono portati alla luce nel 1944 da Sir Mortimer Weeler. Tra i suoi enigmi vi è la scrittura pittografica, ancora indecifrata, in cui gli studiosi hanno classificato almeno 400 segni, simili a dei rebus. In merito alla sua fine, la scienza ufficiale propone due ipotesi: la prima considera l'inondazione del fiume Indo, e la seconda adduce le invasioni dei popoli arii. Ma i segni di bruciatura sui muri della città escluderebbe l'inondazione, e l'entità della distruzione escluderebbe gli scontri bellici preistorici "umani".
L'Autore di questo studio, Salvatore Poma, vede una stretta analogia tra la distruzione della città di Mohenjo-Daro e la distruzione di Sodoma e Gomorra. Innanzitutto, entrambe le regioni (la valle dell'Indo e la pentapoli biblica nella valle di Siddim) vengono devastate ed in entrambi i casi un personaggio, avvertito dell'imminente pericolo, riesce a rifugiarsi in una "zona di sicurezza". Inoltre, nelle due versioni il provvedimento punitivo viene inflitto come conseguenza di un reato a sfondo sessuale, dove nel caso di Danda/Mohenjo-Daro la punizione vendica la violenza sessuale subita dalla figlia di Bhargava. Questa vicenda, ritenuta per secoli un episodio fantastico, un mito, ha trovato invece una conferma scientifica quando l'archeologo David Davenport, esperto di scrittura sanscrita, ha rinvenuto, proprio a Mohenjo-Daro, evidenti tracce di contaminazione atomica avvenuta nel 2000 a.C, oltre ad innumerevoli oggetti vetrificati che solo un intenso calore avrebbe potuto produrre, e mura crollate sotto uno spostamento d'aria di inaudita potenza. La scoperta ha confermato il fatto che gli antichi scrittori indiani erano soliti distinguere scrupolosamente la letteratura mitica, chiamata Daiva, dalle cronache documentate, chiamate Manusa. E proprio nei Manusa sono descritte le funzioni e i particolari più elaborati dei Vimana. I testi epici indiani abbondano di lotte tra dei, fra dei e semidei, fra umani ed esseri celesti. Queste battaglie venivano condotte, da parte degli dei, con l'utilizzo di macchinari bellici decisamente avveniristici, Vimana in testa. Ma nonostante le straordinarie prestazioni, i Vimana potevano essere abbattuti. Nella sezione Karna Parva del Mahabharata si legge "Karna prese un'arma terribile, la lingua del Distruttore, la Sorella della Morte, un'arma tremenda e fulgida. Quando i Rakshasas (demoni non molto dissimili dai moderni grigi) videro l'arma eccellente e sfolgorante puntata verso di loro, ebbero paura. Il missile risplendente si levò nel cielo notturno ed entrò nella formazione simile a una stella, e ridusse in cenere il Vimana dei Rakshasas. La nave nemica cadde dal cielo con un rumore tremendo". Anche le armi lanciate dai Vimana potevano essere intercettate ed abbattute. Sempre nel Drona Parva si riporta di una lotta fra dei, con armi presumibilmente nucleari. "Attaccato da Valadeva, Jarasandha, molto corrucciato, ci lanciò addosso, per distruggerci, un proiettile capace di uccidere tutte le creature della terra. Proiettando una luce accecante, la massa di fuoco divise in due il firmamento, come un pettine che separa i capelli sulla testa. Quando vide l'oggetto fiammeggiante, il Figlio di Rohimi (una divinità) gli lanciò contro un'arma chiamata Sthunakarma; quest'arma annichilì la potenza del proiettile avversario, che si abbatté sulla terra ferendola e facendo tremare le montagne". La precisione realistica di questa ed altre narrazioni, anche le descrizioni dei Vimana sono obiettivamente troppo dettagliate nelle loro caratteristiche tecniche per poter essere considerati dei semplici miti. Di un Vimana chiamato Puspaka, descritto nel Ramayana, si dice chiaramente che la sua luminosità era dovuta a dei getti infuocati che fuoriuscivano da una serie di ugelli simili a colonne dorate; il suo interno era dotato di portelli metallici e di una grande cabina di comando, il "padiglione", con ambiente né freddo né caldo, munita di comodi sedili per i passeggeri, "i nobili seggi". Puspaka poteva essere telecomandato "secondo il desiderio dell'animo".
I Suvarnaka-Lanka, cioè i reperti rinvenuti nell'area della possibile deflagrazione dell'ordigno nucleare, sono stati sottoposti a rigorose analisi da parte degli esperti del C.N.R. con risultati imprevedibili per tutti, tranne che per David Davenport. Gli oggetti riportati (bracciali, anfore, bronzi, pietre) appaiono come fusi, vetrificati, per effetto di un calore dell'ordine di circa 1500 °C., cui è seguito un brusco raffreddamento, in una frazione di secondo. Nessun evento o calamità naturale poteva condurre a risultati del genere, ne eruzioni vulcaniche, ne meteoriti, ne alluvioni, ne terremoti, ne tanto meno battaglie convenzionali nelle quali fossero impiegati armamenti dell'epoca. “Un'esplosione atomica non è poi cosa tanto sorprendente” sostiene Davenport. “ I testi Vedici parlano di mezzi aerei ( i famosi Vimanas ) e di armi sofisticate quali soltanto oggi potremo immaginare. Dal che si deduce che chi impiegava una tale tecnologia era in grado di servirsi di energia di tipo atomica”. E' un ragionamento che non fa una grinza. Infatti non è pensabile che Valmiki, autore del Ramayana, e gli altri più o meno sconosciuti estensori dei testi Vedici possedessero una fantasia così sbrigliata da poter immaginare missili teleguidati, armi chimiche, batteriologiche e via dicendo, quando le armi impiegate in quel tempo erano soltanto archi, frecce e lance! E quando nel Ramayana si parla di queste armi non le confonde davvero con esplosioni atomiche e missili. Senza dubbio altrettanto sorprendente è il fatto che nel 2000 a. C. ci fossero astronavi che solcavano in lungo ed in largo i cieli del nostro pianeta! I manoscritti le chiamano “Vimanas”, vocabolo che significa letteralmente “uccello artificiale abitato”. Nel Ramayana si parla diffusamente di uno di essi, il “Pushpaka-Vimana”, in dotazione al re di Lanka, Ravana Dashagriva, che se ne era impadronito come trofeo dopo aver usurpato il trono al fratello Dhanada. Quando, dopo un'aspra lotta, Rama conquistò Lanka per liberare Sita, la sua sposa, rapita dal perfido Ravana, il Pushpaka-Vimana fu catturato come bottino di guerra e servì al vincitore per tornarsene in volo nella città paterna di Ayodhya. Tutto questo per dire che il viaggio aereo di circa 2000 Km e la descrizione che Rama fa a Sita del territorio sorvolato con i nomi dei fiumi, dei laghi delle città, è uno dei brani più interessanti del Ramayana. Ci si può ragionevolmente domandare come facesse il suo autore a descrivere il cielo buio, di giorno, nel sorvolare la vasta regione dall'alto e conoscere la giusta rotta...I casi sono tre: o Valmiki si è inventato tutto, il che è improbabile, o aveva avuto una reale esperienza di volo, oppure aveva a disposizione precise carte geografiche. A parte le difficoltà obiettive a rispondere ad interrogativi del genere, l'enigma delle astronavi della preistoria si complicano quando ai poemi epici, che parlano dei Vimanas, si aggiunge un altro manoscritto sanscrito: il Vymanika Shastra, che è un vero e proprio manuale aeronautico! L'incredibile non è tanto il fatto che anche in questo testo si disserti di vari tipi di velivoli, quanto il fatto che in esso siano descritti i loro piani tecnici, sia pure con l'approssimazione con la quale oggi un profano interessato alla NASA descriverebbe i piani dell'”Apollo” o del “Viking!

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Si narra che  l'imperatore Cheng Tang commissionò a Ki-Kung-shi di costruire un carro volante. Dopo la costruzione del velivolo Ki-Kung-shi lo testò, raggiungendo la provincia di Honan. La nave venne poi distrutta a seguito di un editto imperiale, in quanto l’imperatore temeva che potesse cadere in mani nemiche.



1500 a.C. Egitto: all’interno del palazzo del faraone Thutmosis III. Cerchi di fuoco si dice che hanno aleggiato nel palazzo, mentre i pesci, creature alate, e altri oggetti sono piovuti dal cielo. Nel 1934 i fratelli Tulli rinvennero in un negozio di un antiquario, in Egitto, un papiro egizio che narrava di questi strani avvistamenti di oggetti misteriosi comparsi nel cielo. Il papiro, che i due non riuscirono ad acquistare ma solo a tradurre, presentava delle cancellature, in punti nevralgici del testo, che sembravano volute, quasi a voler evitare che l’episodio fosse comprensibile.



593 a.C.: Ezechiele, il profeta che fa da ponte tra due diverse epoche della storia d'Israele, quella pre-esilica e quella post-esilica, testimonia di un evento che alcuni autori hanno sostenuto suona sospettosamente come un incontro con un UFO. Josef Blumrich, ex capo del ramo layout sistemi della NASA, dopo un'attenta analisi dei dati disponibili, ha concluso che il veicolo descritto nella Bibbia da Ezechiele, in realtà era un UFO.

501 a.C.: nella notte furono visti ardere nel cielo oggetti infiammati dalla forma di lance da combattimento. (Da il “libro dei prodigi” di Giulio Ossequente, Edizioni Mediterranee, ISBN 88-272-0027-4,1992)

462 a.C.: fu visto ardere con grande fulgore il cielo, e molti altri prodigi di forme e figure strane si mostrarono agli sguardi spaventati degli spettatori. (Da il “libro dei prodigi” di Giulio Ossequente, Edizioni Mediterranee, ISBN 88-272-0027-4,1992)

459 a. C.: la terra tremò per un gran sisma. Fu di nuovo veduto ardere il cielo. Si ebbero molte apparizioni di sembianze umane ed in molti luoghi furono udite voci orribili. (Da il “libro dei prodigi” di Giulio Ossequente, Edizioni Mediterranee, ISBN 88-272-0027-4,1992)

400 a.C. in India: dal Mahabbarata. I dischi Blazing hanno bruciato e distrutto un’intera città ed i suoi abitanti, prima di tornare alla mano di Vishnu.

Nel 329 a.C.: si narra che l’esercito di Alessandro Magno fu "attaccato" da due scudi argentati volanti, che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India.

223 a.C.: in Toscana il cielo parve che ardesse. In Rimini, nel cuore della notte, risplendette una luce chiarissima come di giorno. Tre lune furono viste contemporaneamente in diverse regioni del cielo. (Da il “libro dei prodigi” di Giulio Ossequente, Edizioni Mediterranee, ISBN 88-272-0027-4,1992)

217 a. C.: in diverse località furono viste sembianze di uomini in vesti bianche, in Sicilia a molti soldati si incendiarono loro spuntoni ed analoghe armi nelle aste e i lidi frequentemente risplendettero a causa di grandi fiamme apparse.

214 a.C.: in Adria si videro un altare in cielo, e molte sembianze di uomini vestiti di bianco attorno ad esso.

204 a.C.: furono visti due Soli. Di notte fu vista una luminosità come diurna. A Sezze una fiamma fu vista estendersi da oriente ad occidente.

203 a.C.: in Anagni si videro nel cielo numerosi fuochi sparsi ed infine un oggetto luminoso.

202 a.C.: a Cuma il Sole parve che diminuisse di grandezza.

198 a.C.: in Sinuessa parve che la rotondità del sole diminuisse.

174 a.C.: da una piazza di Roma furono visti risplendere tre soli e la notte seguente caddero dal cielo molte fiammelle nel Lanuvio. (Da il “libro dei prodigi” di Giulio Ossequente, Edizioni Mediterranee, ISBN 88-272-0027-4,1992)

173 a.C.: in Lanuvio fu veduta in cielo una grandissima armata navale. (Da il “libro dei prodigi” di Giulio Ossequente, Edizioni Mediterranee, ISBN 88-272-0027-4,1992)

166 a.C.: a Cassino un Sole fu visto per molte ore della notte.

163 a.C.: di notte a Capua fu visto un Sole; Il cielo arse; a Formia furono visti, durante il giorno, due soli.

156 a.C.: a Consa furono viste volare armi nel cielo.

   147 a.C.: a Cerveteri scaturirono fiotti di "sangue" e di notte il cielo e la terra furono visti ardere; a Lanuvio, fra la terza e la quinta ora due anelli di diverso colore circondarono il Sole, l’uno con una circonferenza rosseggiante e l’altro con una circonferenza bianca; un oggetto in cielo rifulse per 32 giorni.

140 a.C.: a Palestrina ed in Cefalonia, furono visti cadere dal cielo degli “astri”.

137 a.C.: a Palestrina fu vista in cielo un oggetto luminoso che tuonò a cielo sereno.

134 a.C.: in Amiterno fu visto di notte un Sole e la sua luce fu vista per un certo tempo.

122 a.C.: in Gallia furono visti tre soli e tre lune.

     106 a.C.: a Roma, durante il giorno, fu osservato in alto un oggetto luminoso volante; fu udito un cupo boato proveniente dall’alto e dal cielo fu vista cadere una palla.

104 a.C.: delle armi celesti di giorno e di notte a oriente e ad occidente furono viste combattere e ad ovest essere sopraffatte; la Luna durante il giorno apparve in compagnia di una stella dall’ora terza fino all’ora settima; nella terza ora del giorno una eclissi solare oscurò il giorno; nel Piceno furono visti tre soli; nella campagna di Bolsena una fiamma scaturì dalla terra e fu vista giungere fino al cielo.

102 a.C.: in Gallia una luce di notte rifulse in un accampamento.

100 a.C.: a Tarquinia una meteora luminosa fu vista estesamente, mentre cadeva con uno scorrimento repentino; verso l’ora del tramonto del Sole un corpo rotondo simile ad uno scudo fu visto passare rapidamente.

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94 a.C.: a Bolsena la Luna nuova si eclissò e non ricomparve che il giorno dopo all’ora terza; un oggetto luminoso apparve nel cielo e l’intero cielo fu visto ardere.



93 a.C.: a Palestrina, della bambagia (silicea) volò qua e la; a Bolsena una luce diffusa fu vista all’alba splendere nel cielo; essendosi concentrata in un sol punto, la luce assunse un aspetto bruno come il ferro; il cielo fu visto aprirsi e nell’apertura di quello apparvero vortici di fiamma che si avviluppavano assieme.



91 a.C.: verso il sorger del Sole, una palla di fuoco apparve verso settentrione con ingente fragore; una fiamma scaturita da una apertura del terreno guizzò fuori verso il cielo; nel territorio di Spoleto una palla di fuoco di colore aureo discese verso terra e, diventata più grande, dalla terra fu vista muoversi rapidamente verso oriente e per la grandezza ricoprì il Sole.

Nell’89 a.C.: è riportato l’atterraggio di un globo di fuoco.

62 a.C.: una trave ardente da ovest si estese fino a notevole altezza.

44 a.C.: il Sole di un limpido e sereno cielo fu circondato di un globo di mediocre grandezza da un anello dalla circonferenza la più ampia (proprio) come suole estendersi l’arcobaleno fra le nubi. Al tempo dei giochi di Venere Genitrice, che Ottavio istituì per il collegio, nell’ora undicesima, una stella crinita, apparsa nel cielo di settentrione, rivolse su di sé lo sguardo di tutti; un oggetto luminoso fu visto muoversi rapidamente nel cielo verso occidente, un altro oggetto risplendette per sette giorni.

42 a.C.: di notte un corpo luminoso rifulse talmente che, come fosse incominciato il giorno, ci si alzò per lavorare.

17 – 16 a.C.: un oggetto luminoso spostandosi dal sud al nord , rese l’oscurità notturna simile alla luminosità diurna.

- Omero, in alcuni suoi scritti, parla di carri volanti.

- Nell’impero Romano gli UFO furono visti spesso in cielo, ma anche atterrare e ripartire, e furono classificati principalmente come travi di fuoco dorate, scudi ardenti, torce fiammeggianti, globi dorati.

- Cicerone parla di globi nel cielo nel suo "De Divinatione", nel Capitolo 43; egli, in particolare, parla di quando «...il sole splendette nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti sfere vi apparvero...».

- Lo storico latino Tito Livio, nella sua "Storia di Roma", riporta le testimonianze di oggetti a forma di scudi circolari che volavano nel cielo e che erano stati visti sopra molte città dell'Impero; aggiunge anche che il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu testimone personale della caduta dal cielo di uno di questi "scudi volanti" e che lo avesse annoverato tra gli oggetti di culto delle pratiche religiose che stava promuovendo.

- Carcopino narra che nel mese di luglio successivo all’assassinio di Cesare per sette giorni consecutivi prima del tramonto si vedeva su Roma un UFO luminoso che procedeva verso Nord.

- Lo scienziato romano Plinio il Vecchio, nelle "Historiae Naturales", nei capitoli 25 e 36, racconta di "Clipeus Ardens" visti sfrecciare nel cielo dell'antica Roma. Inoltre riporta avvistamenti in cielo di lumi, di fiaccole, di bolidi volanti e travi volanti uguali a quelle che comparivano nell’antica Grecia. Più precisamente egli classifica gli UFO in fiaccole, lampade e bolidi volanti, nonché le travi volanti.

- Cronache di identici avvistamenti furono riportati nelle opere di: Plutarco, Valerio Massimo, Seneca, Eschilo, Senofonte.

- Senofonte, nel suo "Anabasi", fa una classifica degli oggetti volanti avvistati in base alla loro forma; li descrive nelle forme a conchiglia, piatti, a campana, triangolari.

- Nel suo trattato di scienze naturali, Seneca racconta, con numerose osservazioni, di inspiegabili "travi luminose" che comparivano all'improvviso nei cieli delle città antiche. Le "travi" rimanevano immobili per giorni, per poi sparire all'improvviso, così come erano arrivate.

- I Manoscritti del Mar Morto risalenti al primo secolo a.C. parlano di uomini provenienti dal cielo che sono venuti sulla Terra ed altri uomini che sono stati prelevati dalla Terra e portati in cielo.

- Lo storico romano Giulio Ossequente nel III secolo d.C. nel suo “Prodigiorum Liber “ riporta brani originali di Cicerone, Tito Livio, Seneca, Plinio, ecc. dove vengono descritti anche oggetti volanti di forma semi-sferica, nonché oggetti volanti chiamati travi infuocate. Ossequente parla di avvistamenti (diurni e notturni) riguardanti "Scudi di fuoco", "torce", "più soli", “più lune", "ruote luminose" ecc., apparsi su Roma e su altri luoghi. Dal "De Prodigiis", il disegno di due Soli che apparvero su Alba nel 204 a. C.. Da una lettura più approfondita delle cronache di Ossequente, in alcuni di esse si evince la natura del tutto incredibile di tale eventi. Si parla di oggetti che si muovono con traiettorie particolari, non riconducibili a quelle di comete, meteore o altro. Da comparazioni risulta che tali oggetti volanti descritti siano assolutamente corrispondenti ai vari tipi di UFO che oggi conosciamo.


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