I Maya e gli antichi astronauti.
La civiltà maya fiorì nella zona del Centro America che si estende attualmente dal sud del Messico (Penisola dello Yucatán) fino all'Honduras e El Salvador passando per Guatemala e Belize. Gli archeologi dividono questa vasta area in due regioni: una a sud denominata "terre alte", costituite dal sistema montuoso presente sul territorio guatemalteco e una regione a nord o "terre basse", che comprende la foresta tropicale del Guatemala e Belize del nord e le zone più aride della penisola dello Yucatán. I periodi in cui viene usualmente suddivisa la storia dei Maya sono tre:
il primo è il Periodo Preclassico che va dal 1500 a.C. (per altri, dal 1000 a.C. o dal 1800 a.C.) al 317 d.C.
il secondo è il Periodo Classico che va dal 317 (anno corrispondente all'anno più antico del calendario maya) al 987 d.C.,suddiviso a sua volta in:
Classico Arcaico (fino al 500 circa), in cui si assiste allo stanziarsi dei Maya e alla bonifica della giungla
Medio Classico, con una pausa a cui segue una ripresa con rinnovata lena
Classico Finale (dall'800), che vede il declino e l’inspiegabile abbandono di tutto quanto s’era creato con tanto sudore.
il terzo è il Periodo Postclassico, a partire dal 987.
Quella dei Maya è l'unica civiltà precolombiana che abbia lasciato numerose ed estese iscrizioni. La scrittura maya era una scrittura logosillabica, nella quale cioè ciascun simbolo, o grafema, poteva sia rappresentare una parola o comunque avere un significato a sé stante, sia indicare foneticamente una sillaba. L'inizio dell'uso di una lingua scritta da parte dei Maya si può far risalire all'inizio dell'era cristiana. Una grande quantità di iscrizioni maya sono incise su stele, e contengono riferimenti alle date principali della loro storia. La comprensione di questi testi era peraltro limitata alla casta sacerdotale e ai dignitari d'alto rango.
La popolazione, stanca dei lavori forzati, si sarebbe ribellata contro i sacerdoti e i nobili, deportandoli o massacrandoli.
Le città, lasciate in mano a governanti incapaci, sarebbero andate in rovina una dopo l'altra.
L'invasione o l'influenza di nuove genti provenienti dal Messico centrale, i Toltechi, avrebbe portato a un grave declino, prima di una rifioritura nel periodo post-classico.
Su una pietra tombale maya ritrovata nel Tempio delle Iscrizioni di Palenque, nello stato messicano del Chiapas, è ritratta una figura umana in una posa che ricorda quella di un viaggiatore spaziale intento a pilotare un veicolo a razzo. Questa creatura sembra impugnare i comandi di guida, e nella parte posteriore del veicolo compare una struttura (un motore?) da cui fuoriescono quelle che appaiono essere fiamme. Altri dettagli suggeriscono la presenza di un sedile, di un apparato di respirazione e di una struttura esterna affusolata che ben si concilia con l'aspetto di un veicolo a razzo. L'immagine è stata portata all'attenzione del pubblico dallo scrittore svizzero Erich von Däniken che, a partire dal suo libro "Ricordi del futuro (1968)", l'ha interpretata come una testimonianza della visita all'umanità da parte di viaggiatori extraterrestri, avvenuta secondo l'autore in tempi remoti e della quale si sarebbe in seguito persa la memoria. Secondo le teorie dello scrittore, riprese ed ampliate anche in Italia da Peter Kolosimo, gli antichi contatti con civiltà aliene avrebbero tuttavia lasciato traccia in alcuni manufatti, dei quali la pietra di Palenque costituirebbe uno degli esempi più convincenti. Nonostante l'aspetto dell'immagine tombale, in sé piuttosto sorprendente, von Däniken si ferma però all'interpretazione che deriva dalle prime sensazioni, tralasciando di approfondire aspetti decisivi fra cui - ad esempio - l'abbigliamento del "pilota", non certo adatto a un volo spaziale. Ma soprattutto altri studiosi, fra cui l'archeologo statunitense William H. Stiebing, documentano come nella stessa località di Palenque vi siano diverse pietre tombali maya (come nel Tempio della Croce e nel Tempio della Croce Fronzuta) sulle quali compaiono simboli che si ritrovano anche nell'immagine del cosiddetto astronauta. Nel contesto dell'arte maya, tali figure rappresentano il "Mostro della Terra" (un guardiano degli inferi), scambiato per la parte inferiore dell'astronave, un oggetto a forma di croce (che probabilmente raffigura una pianta di mais) un uccello quetzal (un simbolo solare ad indicare la sorgente della vita) e altro ancora.
Continua....al prossimo post!
Fonte:
Linkografia:
- http://it.wikipedia.org/wiki/Maya;
- http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_Maya;
- http://www.giornalettismo.com/archives/52714/lastronauta-di-palenque/;
- http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100249;
- http://www.daniken.com/e/;
- http://www.nibiru2012.it/misteri-e-curiosita/l-astronauta-di-palenque.html;
- http://www.youtube.com/.
- Sergio De Santis. "Antichi astronauti e moderni best-seller: una bibliografia commentata", Scienza & Paranormale 22, pp. 40-47.
- James Randi, "Reperti spaziali", in: Fandonie - Flim-Flam! (Avverbi edizioni, 1999), pp. 140-164.
- William H. Stiebing Jr., Antichi Astronauti (Avverbi edizioni, 1998)
- Ronald D. Story, "Antichi astronauti? Un esame critico delle più famose prove", Scienza & Paranormale 22, pp. 22-29.
- Mercedes de la Garza I maya: 3000 anni di civiltà Editrice Bonechi, Firenze, 1992. ISBN 88-7009-809-5.
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