La civiltà Sumera. Parte prima.

13 febbraio 2014
Particolare con la raffigurazione del dio Enki.
13 febbraio 2014


La religione Sumera.


Nel 1919 H.R. Hall [1] si imbatté in antiche rovine presso un villaggio oggi chiamato El-Ubaid. Il sito diede il nome a quella che gli studiosi considerano oggi la prima fase della grande civiltà sumerica. Nelle città di questo periodo - che spaziavano dalla Mesopotamia settentrionale alle collinette di Zagros a sud - si rinvennero i primi mattoni d'argilla, muri intonacati, decorazioni a mosaico, cimiteri con tombe allineate le une alle altre, oggetti di ceramica dipinti e decorati con figure geometriche, specchi di rame, collane di pietra di turchese importata, ombretto per le palpebre, asce di guerra con l'impugnatura di rame, abiti, case e, soprattutto, monumentali templi. Ancora più a sud, gli archeologi trovarono Eridu la prima città sumerica, secondo gli antichi testi. Via via che gli scavi procedevano, venne alla luce un tempio dedicato a Enki, il dio sumerico della conoscenza, che sembrava essere stato costruito e ricostruito molte volte. I diversi strati riportarono gli studiosi sempre più indietro, agli albori della civiltà sumerica: 2500, 2800, 3000, 3500 a.C.. Poi, finalmente, si arrivò alle fondamenta del primo tempio dedicato a Enki, sotto di esso, non vi era che terra vergine, nulla era stato costruito. E siamo intorno al 3800 a.C.: è qui che cominciò la civiltà. Gli studiosi non hanno a tutt'oggi la minima idea di chi effettivamente fossero questi Sumeri, da dove provenissero e in che modo e perché fosse comparsa, in maniera tanto inaspettata e imprevedibile, la loro civiltà. Per definirla sono stati usati vari aggettivi: "sorprendente" (H. Frankfort, Tell Uqair), "straordinaria" (Pierre Amiet, Elam); "una fiamma che divampò improvvisamente" (A. Parrot, Sumer). Leo Oppenheim (Ancient Mesopotamia, "L'antica Mesopotamia") pose l'accento sul "periodo stranamente breve" nel corso del quale era sorta questa civiltà. Joseph Campbell (The Masks of God, "Le maschere di Dio") riassunse così l'intera questione: "Con impressionante rapidità...appare in quel piccolo giardino fangoso di Sumer... il nocciolo culturale dal quale si sono poi sviluppate tutte le più alte civiltà del mondo".[2] 

La religione dei Sumeri è un politeismo molto sviluppato, in cui ogni città aveva un proprio dio, accanto a dèi di altre città. Gli dèi simboleggiavano i fenomeni naturali; alcuni di essi avevano una preminenza sugli altri. La divinità principale è An, dio del cielo, rappresentato in forma di stella; altri sono Enlil, dio dell'aria; Enki, dio dell'acqua; Uru, dio del sole.

"Ma chi erano?

Erano forse simili agli dèi greci, che vivevano nella grande e maestosa casa di Zeus nei cieli: l'Olimpo, che corrispondeva, sulla terra, al monte più alto della Grecia, il Monte Olimpo, appunto?

Nell'Odissea si afferma che l'Olimpo si trovava nella "pura aria superiore"; i dodici dèi maggiori erano dèi del cielo che erano discesi sulla Terra e rappresentavano i dodici corpi celesti della "volta del cielo".

Quasi tutti gli studiosi concordano ormai nell'affermare che le basi della civiltà greca siano da ricercare sull'isola di Creta, dove, tra il 2700 e il 1400 a.C., circa, fiorì la civiltà minoica.


Secondo la tradizione greca, Zeus arrivò in Grecia via Creta, da dove era fuggito, attraverso il Mediterraneo, dopo aver rapito Europa, la bellissima figlia del re di Tiro, la città fenicia. Non vi è dubbio che le tradizioni e i culti religiosi ellenici siano arrivati in Grecia dal Vicino Oriente, attraverso l'Asia Minore e le isole del Mediterraneo. E' qui, dunque, che vanno ricercate le radici del pantheon dei Greci, le origini dei loro dèi e le relazioni astrali con il numero dodici.

Al vertice degli dèi Sumeri vi era un pantheon di Grandi Dèi, tutti imparentati l'uno con l'altro: se togliamo le innumerevoli figure minori - nipoti, pronipoti, ecc. - ne emerge un gruppo di divinità molto più ristretto e coeso, nel quale ciascuno aveva un ruolo preciso da svolgere, poteri e responsabilità ben definite.

I Sumeri credevano anzitutto in divinità "dei cieli", come Apsu, Tiamat, Anshar, Kinshar, che esistevano "prima che le cose fossero create" e che, per quanto sappiamo dalle fonti di cui  disponiamo, non erano mai apparsi sulla Terra. Se guardiamo un pò più da vicino questi "dèi" che esistevano prima della creazione della Terra, ci accorgiamo che essi corrispondono ai corpi celesti che formano il nostro sistema solare, e, come vedremo, i cosiddetti miti sumerici relativi a queste entità celesti sono, in realtà, concetti cosmologici ben precisi riguardanti la creazione del nostro sistema solare." [3]

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[1] Da "Il pianeta degli dei" di Z. Sitchin, ISBN 978-88-566-1823-5, edito da Piemme Bestseller nel 2011.
[2] Henry Reginald Holland Hall, MBE, FBA, FSA (30 settembre 1873  Londra, 13 ottobre 1930), è stato un egittologo, archeologo e assirologo ingleseDurante la vita era solitamente chiamato Harry Reginald Hall. Henry R.H. Hall era il figlio di Sydney Hall, MVO, ritrattista ed illustratore della rivista The Graphic, e della moglie Hannah Holland. Frequentò la Merchant Taylors' School di Londra, mostrando interesse per la storia e l'antico Egitto fin da giovane età. All'età di 11 anni scrisse la storia della Persia, ed a 16 anni apprese parzialmente la lingua egiziaHall studiò la storia classica presso il St John's College (Oxford), oltre a storia e lingua egizie sotto la guida dell'egittologo Francis Llewellyn Griffith, conseguendo il Bachelor of Arts nel 1895, il Master of Arts nel 1897 ed il D.Litt nel 1920. (Wikipedia)
[3] Da "Il pianeta degli dei" di Z. Sitchin, ISBN 978-88-566-1823-5, edito da Piemme Bestseller nel 2011.

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