16 febbraio 2014
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Il sigillo VA/243. |
I Sumeri e l'astronomia.
Nelle rovine delle città sumere, riportate alla luce dagli archeologi negli ultimi 150 anni, centinaia, se non addirittura migliaia dei testi e delle illustrazioni, trattano di astronomia. Riportano elenchi di stelle e costellazioni nelle corrette posizioni celesti, manuali per osservare il sorgere e il tramontare di stelle e pianeti.
Ci sono testi che descrivono con dovizia di particolari il sistema solare e che elencano, nell'ordine corretto, i pianeti in orbita attorno al Sole: un testo fornisce persino le distanze fra i pianeti. Su di un sigillo cilindrico[1] è raffigurato il sistema solare, vedasi l'immagine inserita all'inizio del post, che ha almeno 4500 anni e che si trova nel Museo di Stato di Berlino, sezione del Vicino Oriente (catalogato con il n. VA/243). L'illustrazione che compare nell'angolo sinistro superiore del disegno in cui il Sole (non la Terra) è al centro, e attorno a esso orbitano tutti i pianeti conosciuti, non possiamo fare a meno di osservare che sono raffigurati nell'ordine corretto e nelle rispettive dimensioni. La somiglianza fra la descrizione antica e quella contemporanea è decisamente sorprendente: non lascia adito a dubbi sul fatto che Urano e Nettuno erano ben noti già nell'antichità. La descrizione sumera rivela alcune discrepanze: ma non si tratta di errori dell'artista o d'informazioni errate, al contrario le differenze - due per l'esattezza - sono estremamente significative. La prima riguarda Plutone, che ha un'orbita davvero strana, troppo inclinata rispetto al piano orbitale (eclittica) lungo il quale i pianeti ruotano attorno al Sole, ed è talmente ellittica da far apparire il pianeta (fino al 1999)[2] più vicino al Sole che non a Nettuno. Perciò, sin dalla sua scoperta, avvenuta nel 1930, gli astronomi hanno ipotizzato che Plutone, in origine, fosse il satellite di un altro pianeta; la linea di pensiero era che si trattasse di una luna di Nettuno che "in qualche modo" (ma non si sa come) si era distaccata dalla sua orbita e aveva preso la sua bizzarra orbita attorno al Sole. Questa ipotesi è confermata anche dalla raffigurazione antica, ma con una notevole differenza: nella descrizione sumera Plutone non è vicino a Nettuno, bensì fra Saturno e Urano. E i testi sumeri di cosmologia narrano che Plutone era un satellite di Saturno, lasciato libero di seguire il suo "destino", vale a dire la sua orbita indipendente attorno al Sole. Come facevano i Sumeri a sapere queste cose tanto tempo fa, agli albori della civiltà? La risposta ci è data, secondo le teorie di Sitchin esposte in una serie di libri facenti parte di un vasto progetto editoriale, iniziato nel 1976 e denominato The Earth Chronicles (Cronache della Terra) [3], con la presenza nel nostro sistema solare di un pianeta di grandi dimensioni che occupa lo spazio vuoto fra Marte e Giove. A noi non risulta questo pianeta, ma i testi sumeri - cosmologici, astronomici e storici - insistono che nel sistema solare esiste un altro corpo celeste: il Dodicesimo Pianeta. Questo corpo celeste, secondo i Sumeri, era Nibiru.
Nibiru per gli antichi Sumeri era il corpo celeste associato al dio Marduk. Il nome deriva dalla lingua accadica e significa punto di attraversamento o di transizione. Nella maggior parte dei testi babilonesi è identificato col pianeta Giove (nella tavoletta n. 5 dell' Enûma Eliš potrebbe essere la Stella Polare, che a quel tempo non era quella di oggi, ma Thuban o forse Kochab).
Sitchin, sulla base di una propria interpretazione personale delle scritture sumeriche, giunge alla convinzione che Nibiru sia un diverso e sconosciuto pianeta. Nella sua costruzione teorica affianca al pianeta Nibiru il pianeta Tiamat. Quest'ultimo sarebbe esistito collocandosi tra Marte e Giove. Egli suppone che fosse un fiorente mondo con giungle e oceani la cui orbita fu distrutta dall'arrivo di un grande pianeta e di una piccola stella che attraversò il sistema solare tra i 65 milioni e i 4 miliardi di anni fa. La nuova orbita assunta da Tiamat avrebbe fatto sì che collidesse con Nibiru. I detriti di questa collisione avrebbero dato vita alla fascia principale, alla Luna e alla Terra. Per misurare la precessione degli equinozi, tra gli antichi Sumeri e in Babilonia, il cielo sarebbe stato diviso in 7 spicchi, ciascuno dedicato a uno dei 7 maggiori Anunnaki, ogni spicchio misurante circa 50 gradi sull'equatore celeste. Con la precessione l'equinozio di primavera si sposta nel corso dei secoli lungo l'eclittica, attraversando via via i vari spicchi in cui era diviso il cielo. Il passaggio del punto equinoziale da uno spicchio all'altro determinava l'attraversamento di una fascia di confine di circa 1,5 gradi, corrispondente a circa 3 volte il diametro apparente della Terra proiettata sulla Luna durante un'eclissi. Tale fascia di attraversamento era Nibiru, nella quale la sovranità del cielo non apparteneva ad alcun Anunnaki particolare, e dunque gli dèi potevano scendere sulla Terra. Ogni 3600 anni si ripete il passaggio tra uno spicchio di cielo e l'altro, e si ha il ritorno di Nibiru.
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Fonte Bibliografica:
- "L'altra Genesi", di Zecharia Sitchin, edizione Piemme Bestseller, ISBN 978-88-384-8852-8".
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[1] I Sumeri registravano su tavolette d'argilla le transazioni di natura legale, la storia e le leggende; usavano sigilli cilindrici con complesse raffigurazioni; da notare che queste scene venivano disegnate in negativo, così da apparire nel verso "giusto" quando venivano impresse sull'argilla umida.
[2] Plutone è un pianeta nano orbitante nelle regioni periferiche del sistema solare, con un'orbita eccentrica a cavallo dell'orbita di Nettuno; fu scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh e inizialmente classificato come il nono pianeta. Riclassificato come pianeta nano il 24 agosto 2006 e battezzato formalmente Plutone 134340 Pluto dalla UAI, Plutone è il secondo più massiccio pianeta nano del sistema solare, dopo Eris, e il decimo corpo celeste più massiccio che orbita direttamente attorno al Sole. Dopo la sua scoperta, il nuovo corpo celeste venne battezzato in onore di Plutone, divinità romana dell'oltretomba; le prime lettere del nome, PL, sono anche le iniziali dell'eminente astronomo Percival Lowell che per primo ne postulò l'esistenza. Il suo simbolo astronomico è la versione stilizzata delle iniziali di Lowell (). In virtù dei suoi parametri orbitali, Plutone è anche considerato un classico esempio di oggetto transnettuniano. Pur avendo la sua orbita il semiasse maggiore più lungo di quello dell'orbita di Nettuno, esso si avvicina al Sole più dello stesso Nettuno. Plutone è stato assunto quale elemento di riferimento della classe dei pianeti nani transnettuniani, denominati ufficialmente plutoidi dalla Unione Astronomica Internazionale. Plutone ha cinque satelliti conosciuti, il più massiccio e importante dei quali è certamente Caronte, scoperto nel 1978 e avente un raggio poco più della metà di quello di Plutone. (Wikipedia)
[3] Come molti sostenitori della paleoastronautica, Sitchin è convinto che opere come la Bibbia, l'epopea di Gilgamesh, le iscrizioni reali degli Accadi e dei Sumeri, debbano essere considerate come vere e proprie documentazioni storico-scientifiche; e da questi testi ne ricava che la nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra sarebbe stata guidata da esseri extraterrestri. Nella Bibbia questi esseri vengono chiamati col nome di Nephilim (o Nefilim, dalla parola ebraica Nafal, "caduti") che significa "coloro che sono scesi (o caduti) sulla Terra dal Cielo", mentre nella lingua degli Accadi questi esseri diventano gli Anunnaki, che letteralmente significa "coloro che sono venuti sulla Terra". Gli Anunnaki avrebbero avuto un ruolo importante nella veloce evoluzione della civiltà umana e in particolare di quella sumerica. I signori di Nibiru, sin dall'antichità, sarebbero scesi sulla Terra per sfruttare le risorse minerarie del nostro pianeta. All'inizio furono inviate delle sonde automatiche per verificare l'abitabilità del nostro mondo. Quando il pianeta Nibiru giunse nel punto della sua orbita più vicino alla Terra fu inviata una prima spedizione umana capeggiata da Enlil, un nome che ricorre spesso nella mitologia dei Sumeri. I luoghi scelti furono la Valle del Nilo, la Valle dell'Indo e la Mesopotamia.
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