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I megaliti di Carnac.

18 gennaio 2021

I megaliti di Carnac
18 gennaio 2021.

Sulla costa nord occidentale della Francia, si trova uno dei più importanti siti preistorici d'Europa. Nel paese marittimo di Carnac, sorge il complesso megalitico (tra i maggiori al mondo), comprendente sia vasti campi di menhir che di dolmen (situati in massima parte a Kermario). È presente inoltre il Tumulo di Kercado che, risalente al 6.500 a.C., costituisce la più antica costruzione europea di pietra, ancor prima delle piramidi egizie. A causa del degrado causato dal passaggio dei turisti, gli allineamenti sono recintati ed è possibile passare tra gli allineamenti solo se accompagnati da una guida (la morte dell'erba ai piedi dei siti, infatti, preserva il sito stesso da una lenta e continua erosione che porterebbe al ribaltamento dei grandi monoliti). La cittadina contiene inoltre un museo della preistoria con reperti archeologici provenienti da tutta la zona. Queste mega strutture preistoriche sono state forse costruite per favorire l'atterraggio di astronavi aliene? Molti turisti, che hanno visitato il sito, sostengono che i giganteschi dolmen e menhir emanano una forte energia. Gli archeologi sono sconcertati dai megaliti di Carnac. Chiaramente è un progetto di costruzione imponente, con blocchi di granito anche di 350 tonnellate. La leggenda narra che siano stati i Giganti a costruire Carnac. Già, i Giganti ! Ma saranno gli stessi Giganti di cui si parla nella Genesi della Bibbia? Le pietre di Carnac sono state disposte secondo disegni geometrici molto interessanti: sono, infatti, disposte a linee che s’intersecano formando dei triangoli visibili soltanto dall'alto. Si tratta di un sistema per comunicare con esseri extraterrestri? Si trattò forse di un radio faro per l'atterraggio di astronavi aliene sulla Terra? [...]

Tratto dal saggio dal titolo "A proposito degli alieni..." di Francesco Toscano e Enrico Messina, pag. 64, 65.

Derek Welsby ed il suo team hanno rinvenuto i resti di 16 piramidi in un cimitero della città di Gematon, in Sudan.

20 settembre 2015
20 settembre 2015. Derek Welsby ed il suo team hanno rinvenuto i resti di 16 piramidi in un cimitero della città di Gematon, in Sudan. Sono state ritrovate in varie parti del mondo, le più famose indubbiamente sono quelle d'Egitto, ma il mistero delle piramidi continua ad affascinare molti appassionati e studiosi del tema. L'ultimo ritrovamento dei resti di 16 piramidi, con tombe sottostanti, è avvenuto in un cimitero nell'antica città di Gematon, in Sudan. Secondo gli archeologi, risalgono a circa 2000 anni fa. Per saperne di più...

Altra fonte:
http://www.sudarchrs.org.uk/

Il saggio "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno" in vendita presso il portale internet Photocity.it al costo di € 9,35.

30 luglio 2015
ISBN 978-88-6682-283-7 
Buonasera. 
Vi ricordo che è possibile acquistare il saggio dal titolo "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno" presso il portale internet della casa editrice, Photocity.it, raggiungibile all'url http://ww4.photocity.it/, al costo di € 9,35. 
Certo di avervi fatto cosa gradita, colgo l'occasione di porgere loro cordiali saluti.
Francesco Toscano, l'autore del saggio.

Sinossi:

Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L`archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà. Per questo suo rivolgersi al passato, tale disciplina può essere considerata parte, o complemento, della Clipeologia. Gli studiosi di questa nuova “scienza” di frontiera, volta a indagare la presenza di extraterrestri nel passato dell’umanità, hanno dissertato e continuano a discutere circa la possibilità che civiltà aliene, presumibilmente abitanti di mondi disseminati nella nostra Galassia (la Via Lattea), in epoca remota, dopo essere atterrati nel nostro piccolo mondo, avrebbero aiutato l`evoluzione della nostra civiltà, se non, addirittura, "creato" l`uomo con ardite operazioni di biogenetica. Tale teoria rientra nella cosiddetta “ipotesi extraterrestre”, secondo la quale all`origine della civiltà umana vi sarebbe un popolo alieno, proprio come sostengono le varie mitologie quando parlano di “Dei venuti dal Cielo”. I visitatori spaziali avrebbero fornito ai terrestri le conoscenze necessarie per iniziare il loro lungo cammino verso la civiltà; poi, compiuta la missione, sarebbero tornati al loro mondo sperduto nella Galassia. E` la tesi sostenuta dai “teorici degli antichi astronauti” e sembrerebbe, oggi, una valida risposta alla domanda che sempre di più gli uomini del nostro tempo si pongono: “Siamo soli nel silenzio dell`Universo?” Le teorie sul contatto delle antiche civiltà umane con gli extraterrestri sono divenute popolari dagli anni Sessanta - Settanta del secolo scorso, con la pubblicazione dei libri di Erich von Däniken e Peter Kolosimo ed in particolare dei bestseller di Kolosimo “Non è terrestre” (1969) e “Astronavi sulla preistoria” (1972), sebbene il substrato di tali idee fosse nato alla fine degli anni Cinquanta con il sorgere dell`ufologia. Questi libri sostengono che la storia dell`umanità sia potuta iniziare solo grazie all`avvento di popolazioni extraterrestri sovrasviluppate, che avrebbero fatto dono all`uomo della civiltà. Il primo contatto dell`umanità con esseri alieni dovrebbe essere avvenuto in tempi assai remoti, influenzando in modo determinante il corso delle antiche civiltà, e in particolare di quella Sumera, Maya, Inca, Azteca, Greca, e della più antica civiltà indiana. Tale posizione, nota come “teoria del paleocontatto”, è stata usata da vari autori, dopo von Däniken e Kolosimo, come ad esempio dal professore Zecharia Sitchin , in una serie di libri presto divenuti best seller a testimonianza dell`interesse popolare. Nelle pagine che seguono, dopo la pubblicazione del libro “A proposito degli alieni….”, edito da lulu.com negli Stati Uniti d’America (ISBN 9781470949440) nel 2011, e da Photocity.it in Italia (ISBN 9788866822080) nel 2012, l’autore cercherà di corroborare, attraverso un lungo, articolato ed ipotetico viaggio a ritroso nel tempo, ed attraverso l’esame e lo studio di alcuni siti archeologici, nonché l’esame di alcuni OOPart , “le prove” dell’esistenza di presunti contatti in epoche remote fra alcune civiltà aliene e l’Homo Sapiens. Il mistero, le sue implicazioni e il fascino in esso celato suscitano da sempre una comprensibile sete di conoscenza. Non a caso la parola “mistero” è assimilabile anche al termine poetico “misterio”, che deriva da “Sofia” e significa “Sapienza”. 

LibroBianco & Nero
Formato14,8 x 21 (A5)
CopertinaMorbida
Pagine99
EditorePhotocity Edizioni
LinguaItaliana
CategoriaSaggi
Prezzo€11.00
Sconto15% (€1.65)
Totale€9.35

La civiltà Sumera.

12 febbraio 2014

La storia dei Sumeri è divisa in vari periodi: il primo è detto Protodinastico I (o Mesilim, dal re Misilim di Kish) e va dal 2800 al 2650 a.C.; il secondo periodo è il Protodinastico II (2650-2550 a.C.), documentato da un gruppo di tavolette di Fura (antica Shuruppak) di contenuto amministrativo; segue il periodo della prima dinastia di Ur (2550-2400 a.C.) o Protodinastico III; di cui si conoscono i nomi di alcuni re (Mesannepadda, Meskiagnunna, Elulu, Aannepadda). Contemporaneamente alla prima dinastia di Ur, vi furono a Lagash altri re, fra i quali Eannatum, re di Kish, il quale guerreggiò contro la città di Umma, contro l'Elam e altre città sumeriche. Dopo Eannatum II, il potere fu assunto da una serie di sacerdoti. Verso il 2380-2200 a.C. la Mesopotamia fu tutta conquistata da un re del Nord, Sargon di Akkad; la caduta di questa dinastia è attribuita all'invasione dei barbari Gutei dell'Est, che occuparono la parte centrale del paese. La cacciata dei Gutei fu opera di Utu-Khegal, re di Uruk. Verso la fine del 2000 a.C. anche quest'ultimo impero decadde, a causa dell'invasione amorrea; la città di Ur venne distrutta dagli Elamiti, e con essa termina l'ultimo periodo della civiltà sumerica.

Le scoperte archeologiche in Mesopotamia nell’Ottocento. 

Alla fine del 1841 un quarantenne di nazionalità francese ma di origine piemontese arrivò a Mossul[1], nell’odierno Iraq nord orientale, dove il suo governo lo aveva nominato console di quella città. Si chiamava Paolo Emilio Botta[2]. Botta, dopo essere giunto in Iraq, diresse diversi scavi a Kuyundshik (sito dell'antica Ninive) e a Khorsabad (Dur-Sharrukin) a partire dal 1843. Inizialmente ritenne di aver trovato a Khorsabad le rovine di Ninive e non appena la notizia raggiunse la Francia il governo francese si affrettò a finanziare i suoi scavi. Così, nel 1846, numerose statue e reperti archeologici trovati da Botta furono inviati a Parigi. Dagli scavi che il Botta condusse a Khorsabad emerse il palazzo reale del re assiro Sargon II (722-705 a.C.), fatto costruire nella sua nuova capitale, con colossali statue di pietra, bassorilievi e sculture. Poco dopo gli scavi condotti dal Botta, il giovane inglese Austen Henry Layard[3], non ancora trentenne, inizia gli scavi a Nimrud e sulla collina di Kuyunjik (da lui correttamente identificata con l’antica Ninive[4] nel 1848), riportando alla luce i palazzi di Assurnasirpal e di Sennacherib. La scoperta della Biblioteca di Assurbanipal (668-613 a.C.) a Ninive e il contemporaneo sviluppo degli studi epigrafici sul cuneiforme, soprattutto per merito di Henry Rowlinson (1810-1895), faranno poi da volano alle attività archeologiche in Mesopotamia, richiamando nei decenni successivi anche le altre potenze dell’epoca, la Germania e gli Stati Uniti, ad un ruolo di primo piano nell’attività archeologica in Assiria e Babilonia. 

Antropologo americano rivela: “Abbiamo la prova inconfutabile che la storia umana è completamente da riscrivere”.

20 novembre 2013
20 novembre 2013.

La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Non vedo l’ora che la verità venga esposta e che i falsi libri di storia vengano bruciati! I mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche”.  

Le Piramidi Bosniache – le più grandi del mondo.




L’antropologo, Dott. Semir Osmanagich, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull'esistenza di antiche civiltà con tecnologia avanzata, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre. Un attento esame, su l’età di alcune strutture, rivela definitivamente che sono state costruite da civiltà avanzate di oltre 29.000 anni fa. “Riconoscere che siamo testimoni di prove fondamentali dell’esistenza di antiche civiltà avanzate risalenti a oltre 29 mila anni fa, e un esame delle loro strutture sociali, costringe il mondo a riconsiderare totalmente la sua comprensione sullo sviluppo della civiltà attuale e della sua storia”, spiega il Dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi del 2008 riguardanti il sito della Piramide Bosniaca, e confermati quest’anno da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto test di carbonio radiofonico, hanno rilevato che il sito risale a più o meno 29.400 anni fa, minimo”. La datazione delle prove al radiocarbonio è stato fatto dal Radiocarbonio Lab di Kiev, in Ucraina, su materiale organico presente nel sito bosniaco della Piramide. Il fisico Dr. Anna Pazdur dell’Università polacca di Slesia, ha annunciato la notizia in una conferenza stampa a Sarajevo nell’agosto del 2008. 

Il professore di Archeologia Classica presso l’Università di Alessandria, Dott. Mona Haggag, ha descritto questa scoperta come “scrivere nuove pagine della storia europea e mondiale”. La data di 29.000 anni del Parco Archeologico Bosniaco, è stata ottenuta da un pezzo di materiale organico recuperato da uno strato di argilla che si trovava all’interno dell’involucro esterno alla piramide. Ne consegue una data campione, ottenuta durante la stagione 2012 nello scavo su materiale che si trova sopra il calcestruzzo, di 24,8 mila anni, il che significa che questa struttura ha un profilo di costruzione che risale a quasi 30 mila anni. “I popoli antichi che hanno costruito queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia. Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecnologie, e per intraprendere la costruzione di scale che non abbiamo visto in nessun altro posto della terra”, ha detto il dottor Osmanagich.“Le prove dimostrano chiaramente che le piramidi furono costruite allineandole con la griglia energetica della Terra, ed erano come macchine che fornivano energia al potere della guarigione”. Studiosi di storia antica negli Stati Uniti, hanno notizie altrettanto sorprendenti su qualcosa trovato negli angoli più lontani del globo. Per esempio la scoperta di Rockwall al di fuori di Dallas, Texas, è solo un esempio di come stiamo riesaminando antichi misteri che rivelano molto sul nostro passato. Il sito Texano è un complesso e poderoso muro di dieci miglia di diametro costruito oltre 20.000 anni fa e coperto dal suolo sette piani sotto terra. La domanda è: da chi è stata costruita questa struttura e per quale scopo e, soprattutto, la conoscenza data da queste civiltà del passato, in che modo può aiutarci a comprendere il nostro futuro? Nuove tracce rivelate o antiche civiltà ri-scoperte hanno acceso una innata curiosità per le origini umane, come risulta dalla recente copertura nei media mainstream. Il numero di novembre 2013 di National Geographic: I 100 più grandi misteri rivelati delle Civiltà Antiche dice, “A volte le culture si lasciano dietro misteri che confondono coloro che vengono dopo di loro, dai menhir ai manoscritti codificati, ci indicano che gli antichi hanno avuto uno scopo profondo”. Scienziati lungimiranti continuano a perseguire la conoscenza del nostro passato che è utile per determinare un futuro migliore. Il rinomato autore Michal Cremo, nel suo libro Forbidden Archeology, teorizza che la conoscenza dell’avanzato Homo-sapiens è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perché contraddice le attuali opinioni sulle origini umane che non vanno d’accordo con il paradigma dominante. 

Göbekli Tepe, Şanlıurfa, 2011

Gobekli Tepe nella Turchia orientale.

I risultati indicano chiaramente che simili civiltà avanzate di esseri umani erano presenti in tutto il mondo in quel momento storico. Ad esempio, il Gobekli Tepe (la foto in alto) che si trova nella Turchia orientale, è un vasto complesso di enormi cerchi di pietre megalitiche, con un raggio tra i 10 e i 20 metri, molto più grandi di quelle del noto sito di Stonehenge in Gran Bretagna. Agli scavi di Gobekli Tepe che hanno avuto inizio nel 1995, sono stati fatti dei test al carbonio radiofonico i quali hanno rivelato che la struttura risale almeno a 11600 anni fa. L’archeologo tedesco Klaus Schmidt dell’Istituto Archeologico Tedesco di Berlino in Germania, con il supporto dell’ArchaeoNova Institute di Heidelberg, sempre in Germania, ha condotto lo scavo di questi preistorici circoli megalitici scoperti in Turchia. “Gobekli Tepe è uno dei più affascinanti luoghi neolitici del mondo”, ha sostenuto il Dott. Klaus Schmidt. Ma, come spiega in un recente rapporto, per capire le nuove scoperte, gli archeologi hanno bisogno di lavorare a stretto contatto con gli specialisti di religioni comparate, con i teorici dell’architettura e dell’arte, con i teorici della psicologia evolutiva, con i sociologi che utilizzano la teoria delle reti sociali, e altri ancora. “E’ la complessa storia delle prime, grandi comunità insediate, la loro vasta rete, e la loro comprensione comune del loro mondo, forse anche delle prime religioni organizzate e delle loro rappresentazioni simboliche del cosmo”, come riportato da Klaus Schmidt . Oltre alle strutture megalitiche, sono state scoperte figure e sculture, raffiguranti animali di pre natura storica, come i dinosauri e altri animali selvatici. Dal momento che gli scavi iniziarono nel 1995, quattro dei circoli sono stati parzialmente ripuliti, ma si pensa che ci siano ancora fino a 50 ambienti nascosti sottoterra. Questi enormi monoliti svettanti, di sette metri di altezza e 25 tonnellate di massa a Gobekli Tepe, sono situati proprio nel cuore di ciò che percepiamo come l’origine della civiltà. Questo offre ai ricercatori, delle nuove linee guida per la vera storia della terra e delle nostre antiche civiltà. “L’obiettivo della ricerca archeologica non è quello di scoprire semplicemente tutti i circoli megalitici, ma sopratutto cercare di capire il loro scopo”, ha aggiunto Schmidt. 

Libro/eBook: "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno." - Terza edizione - in vendita su www.lulu.com ad € 10,00.

23 giugno 2013

23 giugno 2013. 

Pubblicato sul portale statunitense www.lulu.com la terza edizione del saggio "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno", di Francesco Toscano, al prezzo di € 10,00 (brossura) e € 5,00 (in formato eBook).

Sinossi:
Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L'archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all'alba della nostra civiltà. Per questo suo rivolgersi al passato, tale disciplina può essere considerata parte, o complemento della Clipeologia. Gli studiosi di questa nuova “scienza” di frontiera, volta a indagare la presenza di extraterrestri nel passato dell’umanità, hanno dissertato e continuano a discutere circa la possibilità che civiltà aliene, presumibilmente abitanti di mondi disseminati nella nostra Galassia (la Via Lattea), in epoca remota, dopo essere atterrati nel nostro piccolo mondo, avrebbero aiutato l'evoluzione della nostra civiltà, se non, addirittura, "creato" l'uomo con ardite operazioni di biogenetica. Tale teoria rientra nella cosiddetta “ipotesi extraterrestre”, secondo la quale all'origine della civiltà umana vi sarebbe un popolo alieno, proprio come sostengono le varie mitologie quando parlano di “Dèi venuti dal Cielo”. I visitatori spaziali avrebbero fornito ai terrestri le conoscenze necessarie per iniziare il loro lungo cammino verso la civiltà; poi, compiuta la missione, sarebbero tornati al loro mondo sperduto nella Galassia. E' la tesi sostenuta dai “teorici degli antichi astronauti” e sembrerebbe, oggi, una valida risposta alla domanda che sempre di più gli uomini del nostro tempo si pongono: “Siamo soli nel silenzio dell'Universo?”

Dettagli del prodotto:
ISBN
9781291454307
Edizione
Terza Edizione - Revisione del 20 giugno 2013
Editore
Lulu.com
Pubblicato
20 giugno 2013
Lingua
Italiano
Pagine
146
Rilegatura
Copertina morbida con rilegatura termica
Inchiostro contenuto
Bianco e nero
Peso
0,27 kg
Dimensioni (centimetri)
Larghezza: 15,24, altezza: 22,86

CHARLES FORT E GLI OGGETTI ANACRONISTICI COSIDDETTI OOPART. LA PRESUNTA VALIDITÀ SCIENTIFICA DEGLI OOPART. CASI CELEBRI DI OOPART.

13 febbraio 2013
13 febbraio 2013.

Un resoconto dettagliato di moltissimi avvistamenti UFO nell'antichità fu pubblicato nel 1900 da Charles Fort negli USA. Fort documentò numerosi rapporti di oggetti anacronistici (oggi chiamati anche OOPArt, o reperti "fuori dal tempo"), reperti archeologici o paleontologici di difficile collocazione storica che l'ambiente accademico tende a far rientrare all'interno delle teorie accettate, relegando le altre interpretazioni nella categoria della pseudoscienza. Molti di questi fenomeni sono ormai, nell'insieme, convenientemente citati come fenomeni forteani, mentre altri hanno sviluppato la propria scuola di pensiero, per esempio gli UFO nell'ufologia, o rapporti non confermati di animali classificati nella Criptozoologia. 
Per tutta la vita Fort raccolse decine di migliaia di annotazioni: si dice che ne abbia compilate almeno 40.000, ma probabilmente sono molte di più. Queste venivano addirittura raccolte su scatole da scarpe. Vi sono anche annotazioni prese su piccoli quadratini di carta, scritti con una stenografia inventata dallo stesso Fort. Alcune di queste annotazioni sopravvivono oggi in una collezione dell'Università della Pennsylvania. Frequentemente depresso e scoraggiato, Fort distruggeva i suoi lavori, ma era sempre in grado di riprendersi. Alcune note vennero gradualmente pubblicate dalla Fortean Society fino alla sua dissoluzione. Grazie alle sue ricerche Fort scrisse sette libri, di cui solo quattro sopravvivono: “Il libro dei dannati” (1919), “Nuove terre” (1923), “Lo!” (1931) e “Talenti selvaggi” (1932); uno dei libri fu scritto tra Nuove Terre e Lo!, ma fu abbandonato e assorbito in quest'ultimo. Secondo le interpretazioni di alcuni sostenitori degli OOPArt alcuni di questi oggetti metterebbero in crisi le teorie scientifiche e le conoscenze storiche consolidate. Tuttavia solo in rari casi tali affermazioni hanno avuto il sostegno della scienza, ad esempio gli oggetti possono venire in seguito spiegati come appartenenti effettivamente all'epoca in cui sono stati fabbricati, senza che alcuna conoscenza dei fatti storici possa essere messa in discussione. Così è accaduto per la cosiddetta macchina (o meccanismo) di Anticitera, ritrovata prima di Pasqua del 1900 in un relitto presente sui fondali di Anticitera, una piccola isola a sud della Grecia, ad oggi custodito presso il Museo archeologico nazionale di Atene, definibile come un sofisticato calcolatore astronomico, generalmente considerato dai media e dall'opinione pubblica un oggetto tecnologicamente troppo avanzato per appartenere all'età ellenistica, ma che in realtà è perfettamente compatibile con le conoscenze tecniche ed astronomiche degli antichi greci post alessandrini, pur rimanendo un reperto unico per complessità e manifattura. Così può anche capitare che gli oggetti, dopo un'analisi iniziale fallace, vengano sottoposti a studi scientifici e ne viene riscontrata la loro appartenenza ad epoche più recenti o a contesti spiegabili: questo quindi li colloca fuori dall'ambito degli OOPArt, o li fa riconoscere come oggetti di moderna falsificazione (come il Martello di London), falsificazioni riscontrabili peraltro anche per reperti convenzionali. Non sono rari i casi in cui l'oggetto, dopo la pubblicazione iniziale, scompare o viene reso inaccessibile per le necessarie verifiche scientifiche, mantenendo quindi la fama di oggetto misterioso, ma senza possibilità di risolvere il "mistero". Altre volte invece gli OOPArt vengono identificati con un oggetto del tutto normale. Ad esempio, all'interno del Geode di Coso è stato ritrovato un oggetto metallico, in seguito riconosciuto da tecnici esperti come una candela di un motore a scoppio degli anni Venti.

OOPART ANCORA DA VERIFICARE.

Fra gli altri OOPArt ancora da studiare e verificare vi sono: il mortaio con pestello rinvenuto nella Table Mountain (California, nella contea di Tuolumne, in uno strato di roccia risalente al Terziario e datato tra i 33 i 55 milioni di anni). Su tale oggetto, tuttavia, non ci sono segni di lavorazione umana ed è quindi plausibile che si tratti di semplici pietre elaborate dalla natura e che accostate tra loro fanno pensare a un mortaio con relativo pestello. 
Ed ancora: gli oggetti microscopici rinvenuti presso le rive del fiume Narada in Russia sulla catena degli Urali, costituiti, stando alle descrizioni, da elementi che si avvolgono a spirale, alcuni della grandezza di pochi millimetri, in rame, tungsteno e molibdeno, interpretati come antichi esempi di nanotecnologia. Tale interpretazione è stata messa in dubbio: come spesso accade per questi “oggetti impossibili,” è difficile dare una ricostruzione pacifica per la mancanza di informazioni dettagliate ed attendibili. Nel caso di questi presunti oggetti microscopici non si riesce, ad esempio, a sapere dove si trovino attualmente gli oggetti in questione.
Fra gli “oggetti fuori dal tempo” sin qui esaminati vi sono anche i tubi di Baigong in Cina. Essi sono dei tubi metallici rinvenuti in una grotta nella provincia di Qinghai, e nelle vicinanze, interpretati variamente come manufatti artificiali, antiche condutture, o come formazioni naturali. Ulteriori studi sono oggi impediti dal fatto che le autorità cinesi usano il sito come attrazione turistica. 
Altro OOPArt di una certa valenza è la cosiddetta “protesi metallica”, in ferro puro, lunga 23 cm, presente nella gamba della mummia del sacerdote Usermontu risalente alla XXVI dinastia egizia (656 a.C.- 525 a.C.). Si ritiene che la "protesi" sia stata messa nella fase di mummificazione del corpo in vista della resurrezione, si tratta, quindi, di una riparazione postuma. In un giornale del 1891 è riportata la notizia del ritrovamento di una catena d'oro a Morrisonville, nell'Illinois, rinvenuta, stando al racconto, in un pezzo di carbone e sempre secondo l'articolo, risalente a 300 milioni di anni fa, ritrovata da parte della moglie del direttore del giornale, S.W. Culp. Come per altri OOPArt non si hanno notizia della reale esistenza del monile e del suo possessore.
Fra gli altri OOPArt da esaminare e verificare vi è anche “la tazza in ferro di Wilburton” rinvenuta nel 1912 in una miniera di Wilburton, nell'Oklahoma, da parte di Frank J.Kenwood in un blocco di carbone. La classificazione come OOPArt si basa su racconti aneddotici e l'oggetto sin dagli anni '60 è stato usato come strumento di propaganda creazionista senza tuttavia che via sia alcuna prova circa la reale antichità. 
Il Dipartimento geologico dell'Oklahoma dichiarò che il carbone era antico di 312 milioni di anni. Ecco cosa emerge dalla dichiarazione giurata di Frank J. Kennar, del 27 Novembre del 1948:
“Mentre stavo lavorando nel Municipal Electric Plant in Thomas, Okla in 1912, venne alla luce un pezzo di solido carbone che era troppo grande per l’uso. Lo ruppi con un martello da fabbro. Questa ciotola di ferro (foto 1) cadde dal centro, lasciando il calco, o la matrice della stessa nel pezzo di carbone. Jim Stull ( un dipendente della compagnia) era presente alla rottura del pezzo di carbone e vide la ciotola uscire da esso. Rintracciai l’origine del carbone e trovai che esso veniva dalle WILBURTON OKLAHOMA Mines”.
Fra gli OOPArt più famosi al mondo vi è la “Fuente Magna”, cioè un vaso ritrovato in Bolivia nel 1950 con presunte incisioni a caratteri cuneiforme di presunta origine sumerica. Il primo a rimettere dopo secoli le mani sopra la “Fuente Magna” fu un semplice ignorante contadino boliviano, che la ritrovò per puro caso all'interno delle proprietà della Hacienda Chua, la fattoria dove lavorava a pochi chilometri dal lago Titicaca. Il suo datore di lavoro, il capo della famiglia Manjón proprietaria della hacienda, non sapeva proprio che farsene di quello strano largo vaso tutto crepe e incisioni, ma decise di contattare un suo vecchio amico archeologo per avere un parere a riguardo. Fu così che Max Portugal Zamora giunse alla fattoria dell'amico Manjón, lontana quasi un centinaio di chilometri da La Paz. L'uomo rimase affascinato dall'oggetto, così simile ai tanti recipienti per uso cerimoniale che aveva esaminato e catalogato in carriera eppure così diverso. C'era qualcosa in tutte quelle incisioni, decorazioni e bassorilievi che lo ricoprivano sia all'interno che all'esterno che a suo parere meritava grande attenzione e di essere studiato. Zamora portò il vaso nel museo di La Paz e lo restaurò, spendendo poi numerose, lunghe e inconcludenti ore nel tentativo di tradurre le parole incise nella sua parte interna. Sconfortato si diede infine per vinto e smise di provare. Il Vaso Fuente, come anche verrà chiamato in futuro, finì così banalmente con l'essere conservato insieme a tanti altri oggetti in uno dei magazzini del museo: lì rimase per decenni, completamente dimenticato. Circa 35 anni dopo riemerse dalle polveri di quel magazzino per diventare in breve tempo uno degli OOPArt più studiati e fonte di teorie alternative sulla storia del Sud America. Una serie di domande si fece largo nella mente di chi si occupò di questo compito: ma da dove viene questo vaso così ricco di incisioni e decorazioni interne ed esterne? Qual è la sua storia?
Freddy Arce e Bernardo Biadosche ricercarono informazioni sull'oggetto arrivando a investigare fin nei territori a nord del lago Titicaca, a Chua. Del ritrovamento del manufatto avvenuto quarant'anni prima non se ne ricordava quasi nessuno, tranne un vecchio ormai centenario che non solo lo riconobbe da una foto, ma spiegò ai due ricercatori che "ai suoi tempi" attorno al villaggio di oggetti simili ne erano stati trovati parecchi. Tutti erano stati poi utilizzati per le funzioni più disparate (anche come mangiatoie per i maiali) per poi sparire nel nulla nel corso dei decenni fino a essere del tutto dimenticati. La vite di Treasure City, si dice scoperta nel 1869 negli USA a Treasure City (un paese di cercatori d'oro oramai abbandonato nello stato del Nevada) è uno di quei ritrovamenti classificati come OOPArt, ovvero "manufatti trovati fuori posto", dai sostenitori dell'archeologia misteriosa. In uno strato di roccia sarebbe stata trovata l'impronta apparente di una vite di 5,08 cm di lunghezza. La vite che si presuppone fosse stata di materiale ferroso si è ormai completamente perduta, ma impressa nella roccia vi si è trovata la forma fotografata dell'oggetto. Come per altri OOPArt non si hanno notizia della reale esistenza della roccia e del suo possessore.

OOPART SOTTOPOSTI AD ESAMI SCIENTIFICI APPROFONDITI.

Particolare rilevanza fra gli OOPArt , rinvenuti ed esaminati, assume la cosiddetta “batteria di Baghdad”, datata tra il 250 a.C. e il 250 d.C.. Il manufatto, scoperto nel 1936 nei pressi del villaggio di Khujut Rabu, presso Bagdad, è considerata essere una cella galvanica per placcare in oro oggetti di argento, ma molto probabilmente era un contenitore per rotoli sacri di papiro. Il vaso di Dorchester30, Massachusetts (USA), datato a 320 milioni di anni fa, in realtà non ha nulla di antico e plausibilmente si trattò di uno scherzo ad opera degli operai del cantiere dove è stato rinvenuto.
Le pietre di Ica, Perù, raffiguranti scene risalenti a 65 milioni di anni fa. Sono state ritrovate circa 15.000 pietre e molte di esse si sono rivelate essere un falso. 
Il Teschio dello Zambia, o "Teschio di Broken Hill", un cranio umano che si dice risalente a 150-300.000 anni fa (le prime datazioni lo ponevano a 38.000 o a 70.000 anni) che presenta sulla tempia sinistra un foro perfetto, privo di linee radiali, come quello lasciato da una ferita d’arma da fuoco. Il foro può essere spiegato più prosaicamente come una ferita dovuta al canino di un grosso predatore, o a una foratura artificiale del cranio, pratica rituale usata per scacciare gli spiriti maligni.



OGGETTI SCAMBIATI PER OOPART OPPURE FALSIFICATI.


All'interno del geode di Coso, inizialmente datato come antico di 500.000 anni, è stato trovato un oggetto metallico. Nonostante il nome, non si tratta di un vero geode ma di un grumo di creta in cui si è trovato anche un pezzo di chiodo. La presenza dell'oggetto è stata strumentalizzata da gruppi creazionisti americani (come "Creation Outreach" e "Institute for Creation Research"), che hanno aggiunto ai pochi dati divulgati dagli scopritori numerose informazioni fasulle, aumentando il mistero intorno all'oggetto. Nel 1999 l'oggetto è stato identificato in base alle prove portate da un gruppo di collezionisti: è senz'ombra di dubbio una candela per autocarro di marca Champion, di uso comune negli anni Venti. Il geode di Coso è una roccia argillosa, scambiata per un geode, scoperta il 13 febbraio 1961 nei pressi del lago Owens, Olancha, in California da tre cercatori di pietre rare: Wallace Lane, Virginia Maxey e Mike Mikesell. Secondo i sostenitori del creazionismo, si tratta di un oggetto "fuori del suo tempo" (OOPArt), che dimostrerebbe la tesi della "giovane età" della Terra. Oggi l'oggetto è andato perso, dopo essere rimasto per anni nella casa di Wallace Lane, uno degli scopritori, senza poter essere sottoposto ad ulteriori analisi. La Lane tentò di vendere l'oggetto per 25.000 dollari, una cifra considerevole, ma senza trovare acquirenti. Mikesell tentando di tagliare la pietra si accorse che conteneva un oggetto di ceramica e metallo. Sullo strato esterno, oltre a frammenti di pietra e conchiglie, venne trovato anche un chiodo e una rondella. Virginia Maxey, una degli scopritori, affermò che un geologo di sua conoscenza aveva datato la pietra in 500.000 anni, senza però dare modo di verificare la notizia o l'identità di questo esperto. Tuttavia, la stessa Maxey dichiarò che probabilmente si sarebbe trattato di un oggetto vecchio di pochi decenni, incrostato in uno strato di fango cotto dal sole. L'oggetto venne esaminato dal divulgatore creazionista Ron Calais, l'unico ad aver avuto il permesso di fotografare l'oggetto e di farne una scansione a raggi X. Quando divulgò il materiale realizzato, la stampa cominciò a ricamare la notizia: una particolare attenzione venne prestata dalla stampa creazionista, che vedeva nello strano oggetto una possibile prova per la loro teoria secondo cui la terra è vecchia solo di poche migliaia di anni, essendo stata creata con i metodi descritti nella Bibbia. La datazione di 500.000 anni venne ripresa anche da Rene Noorbergen, autore creazionista specializzato in libri su fenomeni da lui ritenuti bizzarri, noto per aver cercato per anni l'Arca di Noè sulla base di una testimonianza di un anziano armeno che ha dichiarato di averla vista in gioventù. Noorbergen affermò che quell'oggetto era indubbiamente precedente al Diluvio Universale. Dopo la divulgazione del fatto, anche la Maxey cambiò la sua versione, affermando che "potrebbe essere uno strumento antico come Mu e Atlantide. Forse un mezzo di comunicazione o un ricercatore direzionale o qualche strumento fatto per utilizzare principi energetici a noi sconosciuti.". Il teschio al quarzo, scoperto nel 1927 da F.A. Mitchell-Hedges sulla cima di un tempio in rovina nell'antica civiltà Maya, era fatto di un singolo blocco di quarzo alto 12 cm, lungo 17 e largo dodici. Le sue proporzioni corrispondono a quelle di un piccolo cranio umano, dai dettagli perfetti. Molte anomalie vennero riscontrate durante gli studi effettuati nel 1970. Non furono usati strumenti di metallo per modellare il quarzo che era stato trattato senza badare assolutamente all'asse naturale del cristallo, situazione impensabile nella moderna arte della lavorazione del quarzo. Secondo gli studiosi gli venne dato un primo abbozzo di forma usando probabilmente il diamante. La fase di lucidatura e forma finale dovrebbe essere stata condotta con sabbia di cristalli di silicio e acqua. Se questo fosse vero, avrebbe richiesto 300 anni di lavoro continuo per ottenere tale risultato. Ad oggi, dopo essere andati sulla Luna e aver scalato montagne, sarebbe impossibile riprodurre un simile oggetto. Le sfere metalliche di Klerksdorp, Sudafrica, che alcuni pensano essere opera dell'uomo. I geologi concordano sul fatto che tali sfere non sono dei manufatti ma sono il risultato di processi naturali. Il Martello di London, Texas (USA), secondo certuni creazionisti è databile a circa 115 milioni di anni fa, come le rocce della zona in cui è stato rinvenuto. Nel mese di giugno del 1936 un escursionista di nome Max Hahn e sua moglie stavano facendo una gita lungo il Red Creck vicino London. I due raccolsero vari reperti mineralogici tra cui un nodulo di arenaria. Fra il 1946-47, George, il figlio dei due coniugi, ruppe il nodulo e vi trovò all'interno un martello di ferro con una porzione di manico di legno. I creazionisti si interessarono al ritrovamento ed ancora oggi lo citano spesso a sostegno delle loro teorie antievoluzionistiche. Uno dei principali promotori del reperto fu il creazionista Carl Baug che, nel 1983, ne divenne proprietario. Si tratta di un falso. Non sono presenti gli aloni di diffusione delle particelle metalliche che avrebbero dovuto prodursi nella roccia in milioni di anni, né si è verificata la pietrificazione del manico di legno del martello. Inoltre, dal momento che si tratta di una roccia metamorfica, sottoposta ad enormi pressioni e temperature, sia il manico che la testa del martello dovrebbero essere fortemente deformati.
Il presunto dito umano fossile, risalente al Cretaceo, ed esposto al Creation evidence Museum, nel Texas. Esso fu trovato da un proprietario terriero durante i lavori per la costruzione di una strada di ghiaia estratta dalla formazione calcarea del Walnut cretaceus Formation del Commanche Peak. Il reperto è di dubbia origine anche per gruppi creazionisti ed è ritenuto, a seconda delle opinioni, un carapace fossile o semplicemente una pietra con una forma interessante.

Il Papiro Tulli, sembrerebbe essere un falso documento egizio che descrive l’avvistamento di alcuni UFO. Nel 1934 i fratelli Tulli rinvennero in un negozio di un antiquario, in Egitto, un papiro egizio che narrava di strani avvistamenti di oggetti misteriosi comparsi nel cielo durante il regno del faraone Thutmosis III. Il papiro, che i due non riuscirono ad acquistare ma solo a tradurre, presentava delle cancellature, in punti nevralgici del testo, che sembravano volute, quasi a voler evitare che l’episodio fosse comprensibile.

Il Manoscritto Voynich, un presunto erbario magico medievale scritto in lingua misteriosa, oggi è identificato come un falso rinascimentale. La cosiddetta mappa del Creatore (nota anche come pietra di Daška), ritrovata nella Baškiria, Russia. Erroneamente datata ad almeno 20 milioni di anni fa e raffigurante il territorio di 120 milioni di anni fa. In un'intervista rilasciata alla trasmissione Stargate - Linea di confine, Čuvyrov, autore della scoperta, aveva affermato che la mappa rappresenta enormi canalizzazioni di cui si è cominciato a ricercare l'esistenza attraverso opportune prospezioni geologiche. Successive indagini hanno mostrato l'assoluta inconsistenza di tali ipotesi. Le statuette di Acambaro, cittadina nei pressi di Guanajuato nel Nuovo Messico, furono scoperte nel 1945 e raffigurerebbero dei dinosauri tra cui un brontosauro, un anchilosauro e un iguanodonte e datate da analisi scientifiche a circa 2.500 anni fa. Sono considerate dagli antievoluzionisti una prova della contemporanea esistenza di esseri umani e dinosauri, mentre gli archeologi le considerano bufale.
I dischi di Bayan Kara Ula (internazionalmente noti come dischi dei Dropa), che si afferma ritrovati presso la località di Nimu, nella regione cinese del Sichuan, dischi di pietra bucati al centro e interpretati come manufatti extraterrestri. In realtà furono inventati da David Gamon (che usò lo pseudonimo di David Agamon) come parte di un più ampio falso contenuto nel proprio libro del 1978 intitolato “Sungods in Exile”.



OGGETTI PIENAMENTE SPIEGATI COME APPARTENENTI AL LORO TEMPO.

La macchina di Antikythera, un meccanismo per il calcolo astronomico recuperato in un relitto al largo della Grecia, naufragato probabilmente nel 65 d.C., si ritiene sia risalente al I secolo d.C.. Tale stupefacente artefatto antico di cui ci sia rimasta testimonianza era una sorta di calendario perpetuo, che consentiva di calcolare le fasi della luna, passate o future. Non sappiamo come e da chi venisse usato. Forse faceva parte di un monumento, ed era azionata da un meccanismo automatico simile a quello dell’orologio ad acqua. O forse si trovava nelle scuole e negli studi degli astronomi, che la usavano giorno dopo giorno , azionandola con una manovella , per calcolare il movimento degli astri. Questo confermerebbe che l'antica Grecia aveva una conoscenza tecnologica maggiore di quanto finora creduto, ma non in contrasto con le conoscenze generali su tale civiltà (vedasi la Macchina di Erone).
L'elicottero e il carro armato incisi su di un bassorilievo nel tempio di Abydos, rivelatisi un'immagine "creata" casualmente dalla sovrapposizione di due strati di simboli. Il manufatto archeologico si trova a 450 a Sud del Cairo all'interno del tempio di Seti I, nella sala ipostila più esterna. Si tratta di una serie di sculture che assomigliano molto ad elicotteri e ad astronavi. L’elicottero è particolarmente riconoscibile e questo ha portato gli studiosi del perché della sua esistenza. 
Forse gli antichi Egizi erano in grado di volare? Gli egittologi hanno cercato di dare una spiegazione di tutto ciò: vecchi geroglifici intonacati per scolpircene dei nuovi, quando l’intonaco è crollato le immagini vecchie si sono fuse a quelle nuove. E’ solo una coincidenza, come sostengono i detrattori, o c’è qualcosa di più dietro questo sorprendente artefatto archeologico?

Che gli Egizi fossero in grado di volare, anticipando di quasi duemila anni i fratelli Wright, sembrerebbe essere una certezza se si considera anche il ritrovamento del cosiddetto “Aliante di Saqqara”, conservato al Museo del Cairo, con il numero di catalogo 6347. Si tratta di un modellino di legno ritrovato nel 1898 nella tomba di Pa-di-Imen, a Saqqara, una delle più importanti necropoli egizie, a circa 30 km dal Cairo. Il modellino è stato datato al 200 a.C. È costruito in legno di sicomoro, ha una apertura alare di circa 18 centimetri e pesa 39 grammi. 

Per anni fu considerato la rappresentazione di un uccello, finché nel 1969 Khalil Messiha, professore di anatomia artistica all'Università di Helwan, una città egizia sulle rive del Nilo, lo sottopose a un nuovo esame che rivelò alcune caratteristiche che distinguono il reperto da altre sculture analoghe ritrovate in Egitto: in particolare, le ali del modellino sono dritte e la coda è rialzata rispetto al corpo centrale; inoltre, la coda stessa è verticale, una vera e propria rarità. 
È un oggetto molto leggero, presenta ali dritte, che sembrano disegnate aerodinamicamente. Ricostruzioni in scala reale hanno dimostrato che non sarebbe mai stato in grado di volare e nemmeno di planare. Si tratterebbe probabilmente di un giocattolo o di una decorazione riproducenti un uccello stilizzato, una figura classica dell'iconografia egizia.


Fonte:

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29 gennaio 2013
29 gennaio 2013. Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se fosse vero? Questo libro nasce proprio per questo motivo, cercare di dare una risposta, qualora ve ne fosse ancora bisogno, al quesito anzidetto. L'archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dei millenni, di presunti sbarchi sulla Terra di visitatori extraterrestri avvenuti all’alba della nostra civiltà. Per questo suo rivolgersi al passato, tale disciplina può essere considerata parte, o complemento, della Clipeologia. Gli studiosi di questa nuova “scienza” di frontiera, volta a indagare la presenza di extraterrestri nel passato dell’umanità, hanno dissertato e continuano a discutere circa la possibilità che civiltà aliene, presumibilmente abitanti di mondi disseminati nella nostra Galassia (la Via Lattea), in epoca remota, dopo essere atterrati nel nostro piccolo mondo, avrebbero aiutato l'evoluzione della nostra civiltà, se non, addirittura, "creato" l'uomo con ardite operazioni di biogenetica. Tale teoria rientra nella cosiddetta “ipotesi extraterrestre”, secondo la quale all'origine della civiltà umana vi sarebbe un popolo alieno, proprio come sostengono le varie mitologie quando parlano di “Dèi venuti dal Cielo”. I visitatori spaziali avrebbero fornito ai terrestri le conoscenze necessarie per iniziare il loro lungo cammino verso la civiltà; poi, compiuta la missione, sarebbero tornati al loro mondo sperduto nella Galassia. E' la tesi sostenuta dai “teorici degli antichi astronauti” e sembrerebbe, oggi, una valida risposta alla domanda che sempre di più gli uomini del nostro tempo si pongono: “Siamo soli nel silenzio dell'Universo?” Le teorie sul contatto delle antiche civiltà umane con gli extraterrestri sono divenute popolari dagli anni Sessanta - Settanta del secolo scorso, con la pubblicazione dei libri di Erich von Däniken e Peter Kolosimo ed in particolare dei bestseller di Kolosimo “Non è terrestre” (1969) e “Astronavi sulla preistoria” (1972), sebbene il substrato di tali idee fosse nato alla fine degli anni Cinquanta con il sorgere dell'ufologia. Questi libri sostengono che la storia dell'umanità sia potuta iniziare solo grazie all'avvento di popolazioni extraterrestri sovrasviluppate, che avrebbero fatto dono all'uomo della civiltà. Il primo contatto dell'umanità con esseri alieni dovrebbe essere avvenuto in tempi assai remoti, influenzando in modo determinante il corso delle antiche civiltà, e in particolare di quella Sumera, Maya, Inca, Azteca, Greca, e della più antica civiltà indiana. Tale posizione, nota come “teoria del paleocontatto”, è stata usata da vari autori, dopo von Däniken e Kolosimo, come ad esempio dal professore Zecharia Sitchin , in una serie di libri presto divenuti best seller a testimonianza dell'interesse popolare. 
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Sinossi:


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