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Ufo nell'antichità, gli alieni, la religione, il ritorno degli extraterrestri, da un'analisi dei due saggi "A proposito degli alieni..." e “Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno”, di Francesco Toscano.

2 agosto 2024

Palermo, 3 agosto 2024.

Nel saggio “Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello modernoil concetto di "antichi astronauti" è presentato come una possibile spiegazione per l'avanzata conoscenza e sviluppo tecnologico mostrati da antiche civiltà come Sumeri, Maya, Inca e Egizi. Questa teoria, popolare dagli anni '60 e '70 del secolo scorso, suggerisce che gli extraterrestri abbiano visitato la Terra in passato, lasciando un impatto significativo sulle prime civiltà. Nel saggio si citano autori come Erich von Däniken, Peter Kolosimo e Zecharia Sitchin, i cui libri hanno reso popolare l'idea degli antichi astronauti. Esempi di prove a sostegno di questa teoria includono reperti archeologici, incisioni rupestri, sculture e antichi testi che suggeriscono un contatto extraterrestre. Tuttavia, è importante notare che il saggio presenta questa teoria come una delle tante possibili spiegazioni e non come un fatto confermato. Oltre al contesto degli antichi astronauti, il saggio non offre ulteriori informazioni sul contatto extraterrestre.

Sia nel saggio A proposito degli alieni…” che in “Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno”, si suggerisce che il concetto di UFO nella preistoria sia strettamente legato alla teoria degli "antichi astronauti". Ecco alcuni punti chiave che emergono dalle fonti:

Prove a sostegno della teoria: I sostenitori di questa teoria indicano reperti archeologici, incisioni rupestri, sculture e antichi testi come prove della presenza di antichi astronauti. Queste prove, secondo loro, suggerirebbero tecnologie e conoscenze troppo avanzate per l'epoca in cui sono state create, portando all'ipotesi di un intervento extraterrestre;

Esempi di civiltà "influenzate": Tra le civiltà che avrebbero beneficiato dell'influenza di questi antichi astronauti, le fonti citano i Sumeri, Maya, Inca, Aztechi, Greci e la più antica civiltà indiana;

Autori chiave: Le fonti menzionano Erich von Däniken, Peter Kolosimo e Zecharia Sitchin come autori che hanno contribuito a diffondere l'idea degli antichi astronauti attraverso i loro libri;

Interpretazione dei miti: La teoria degli antichi astronauti interpreta miti e leggende di varie culture, che narrano di "Dèi venuti dal Cielo", come possibili resoconti di incontri con extraterrestri.

È fondamentale sottolineare che i due saggi presentano la teoria degli antichi astronauti, e quindi l'idea di UFO nella preistoria, come un'ipotesi intrigante, ma non come un fatto dimostrato. Le prove presentate sono soggette a interpretazioni diverse e la comunità scientifica rimane divisa sulla loro validità. 

Il concetto di religione è affrontato nei due saggi principalmente in relazione all'impatto che la fede e le istituzioni religiose hanno sulle vite dei personaggi e sulla società in cui vivono. In "A proposito degli alieni…", si discute dell'esistenza degli extraterrestri e delle sue possibili implicazioni religiose. Viene sollevata la questione se la presenza di forme di vita aliene sia compatibile con l'esistenza di un Dio Creatore come lo concepiamo tradizionalmente. Il saggio analizza il rapporto tra fede e scienza, aprendo a nuove prospettive sull'origine dell'uomo e sul ruolo della religione nella comprensione dell'universo. Il saggio Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno esplora la teoria secondo cui civiltà extraterrestri avrebbero influenzato lo sviluppo delle antiche culture umane, presentandosi come "Dèi venuti dal Cielo". Questa teoria, sebbene controversa, apre un dibattito sul ruolo della religione nella storia dell'umanità e sulla possibilità che la fede in divinità ancestrali possa avere avuto origine da contatti con esseri provenienti da altri mondiLe fonti fornite non affrontano direttamente la questione di un ritorno degli extraterrestri. Sebbene diverse fonti esplorino l'idea di vita extraterrestre e la sua influenza sulla storia e sulla religione umana, non viene fatta menzione di un loro possibile ritorno sulla Terra nel futuro.

Ad esempio: ● "A proposito degli alieni…" e "Gli antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno”, trattano dell'esistenza di vita extraterrestre nel passato, concentrandosi sull'influenza che essa avrebbe avuto sullo sviluppo delle antiche civiltà umane. Queste fonti non forniscono indicazioni riguardo a un ritorno futuro. Le fonti fornite, pur trattando il tema della vita extraterrestre, non si spingono a fare previsioni sul futuro.

Cordiali saluti,
Francesco Toscano, autore ed editore.

Monaci Tibetani: “il Mondo non finirà. Gli extraterrestri sono pronti per il controllo del Pianeta”.

1 agosto 2012
2 agosto 2012.   

Sarebbe un miracolo ciò che è scritto dai Monaci Tibetani ma dobbiamo avere fiducia e “credere”. Appunto secondo un gruppo di Monaci, gli alieni interverranno nel 2012 per salvare il mondo e fermare i signori del Potere, coloro che cercheranno di  creare una guerra mondiale e di distruggere tutto. [ Per saperne di più…]

Gli extraterrestri nella storia ed i viaggi spaziali di Enoch, patriarca antidiluviano padre di Matusalemme, nonno di Noè.

3 aprile 2011
3 Aprile 2011.

Fin dai tempi più remoti della storia dell'uomo i nostri simili hanno avuto l'esigenza di raccogliere e tramandare ai posteri, in alcuni antichi testi, testimonianze di fatti ed eventi strabilianti che non seppero spiegare con le conoscenze del loro tempo e afferenti fenomeni aerei e/o celesti a dir poco inquietanti, i quali ci fanno seriamente dubitare di essere soli nel silenzio dell’Universo e corroborano sempre di più la tesi sostenuta dai teorici degli antichi astronauti. 

Vediamo qualche esempio in proposito:

Primo secolo a.C. L’Aramayana testo sacro dell’ antica India :
” Le macchine volanti Vimanas avevano forma sferica e navigavano nell’aria. Gli uomini all’interno delle Vimanas potevano in tal modo percorrere grandi distanze in un tempo meravigliosamente breve”.

Primo secolo a.C. dai Manoscritti del Mar Morto :
” Uomini sono venuti sulla Terra ed altri uomini sono stati prelevati dalla Terra e portati in cielo”.

Ottavo secolo d.C. da una Nota al Margine della storia dei Longobardi di Paolo Biato:
”apparve una colonna molto luminosa in posizione verticale rispetto alla Terra che, discendendo, bruciò molte cose. Quindi ritornata in alto assunse forma circolare”.

Anno 839 dagli annali di Giuda :
” Per alcune notti si videro volare degli oggetti infuocati a forma di stella “.

Anno 1520 dalla Cronaca dei Fatti Prodigiosi di Corrado Licostene :
” Una trave ardente di orrenda grandezza fu vista in cielo, e la volta che si fu avvicinata alla terra, discendendo, bruciò molte cose! Quindi tornata in alto assunse forma circolare”.

” Furono visti piccoli e grandi cilindri volanti stazionare immobili nello spazio e dai quali fuoriuscivano delle sfere che si mostravano a velocità fantastiche”.

” Il 7 agosto verso l’alba si videro in aria molte grosse sfere nere le quali viaggiavano a grande velocità davanti al Sole e si dirigevano le una contro le altre come se si stessero combattendo”.

E’ mai possibile che in tutti questi casi, come in centinaia d’altri racconti di cronache storiche raccolti in tutto il mondo, possa trattarsi solo di “racconti fantastici” e di “deliri onirici di certi narratori”? 




La Bibbia




La Bibbia merita un discorso a parte, essendo un testo che presenta numerose chiavi di lettura riguardo a episodi che possono far pensare agli U.F.O., già presenti nei tempi remoti della storia.
Tra questi racconti c'è quello del profeta Elia che d'improvviso è affiancato da "un carro di fuoco e cavalli di fuoco... ed Elia salì in cielo nel turbine" (Antico Testamento, 2° Libro dei Re 2, 11-12).
Oltre al rapimento di Elia, la Bibbia dà altri indizi ufologici: “C'erano sulla Terra i Giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli” si legge nel libro della Genesi (6,4).
In un altro libro si parla di Mosè; a lui “l’angelo del Signore si manifestò in una fiamma di fuoco, in mezzo ad un roveto. Mosè osservò che il roveto era tutto una fiamma ardente, ma non si consumava” (Esodo 3, 2).
Altri possibili riferimenti ad alieni e ad astronavi aliene sono presenti nei racconti biblici della visione di Ezechiele e di quella di Giacobbe. Si aggiungono al dubbio ufologico l’Arca dell’Alleanza e la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Altro testo religioso, in cui si possono riscontrare eventuali riferimenti a fenomeni extraterrestri, è il Libro di Enoch, personaggio biblico di cui la stessa Bibbia, (almeno nella versione conosciuta da noi), ne parla sommariamente e brevemente nel Libro della Genesi 5, 21-24; anzi leggendo attentamente il versetto in questione si ha l'impressione che l'argomento trattato sia incompleto come se ne mancasse una parte.
Enoch, patriarca antidiluviano padre di Matusalemme, di lui nella Genesi si afferma che “camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso”, si precisa, cioè, che Enoch visse in stretto contatto con Dio o con i suoi rappresentanti celesti, e poi fu rapito e portato definitivamente da loro. Ciò significa che la vita di Enoch fu qualcosa di misterioso e di eccezionale, che è appunto raccontata nel libro di Enoch, il quale non è incluso ufficialmente nella Bibbia perché, come dice S. Agostino, il libro di Enoch era troppo antico per essere ammesso nel canone biblico, anche se non è più antico della maggior parte dei racconti che formano la Genesi della Bibbia ufficiale, tenendo presente anche il fatto che il libro di Enoch fu usato ufficialmente dalla dottrina cristiana fino al III secolo.
Il Libro di Enoch è, quindi, un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C. Ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua ge'ez (antica lingua dell'Etiopia), donde il nome Enoch etiope.
Al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (invece accolto nella Bibbia della Chiesa Copta):

Gli studiosi sono sostanzialmente concordi nel vedere in esso il frutto di una rielaborazione conclusiva e armonizzante a partire da cinque testi precedenti autonomi.
Il numero 5 va probabilmente accostato ai componenti della Torah, col proposito del redattore finale di ricreare idealmente un nuovo pentateuco: per tale motivo si parla talvolta del Libro di Enoch come del Pentateuco di Enoch. Sebbene in passato vi siano state vivaci discussioni tra gli studiosi, grazie ai ritrovamenti di Qumran attualmente si può stabilire con certezza che la lingua originaria dei 5 testi autonomi era l'aramaico, la lingua semitica che vanta 3.000 anni di storia e che in passato fu lingua di culto religioso e lingua amministrativa di alcuni imperi.
La prima sezione del Libro di Enoch, è indicata come il Libro dei Vigilanti – o Libro degli Angeli - (cc. 1-36). La seconda sezione è conosciuta come il Libro delle Parabole (cc. 37-71). La terza sezione è indicata come il Libro dell’Astronomia (cc. 72-82). La quarta sezione è il cosiddetto Libro dei Sogni (probabilmente coevo alla rivolta maccabaica - metà del II secolo a.C.).
La sottosezione del Libro dei Sogni, chiamata Apocalisse degli Animali (cc. 85-90), è da Leonhard Rost (autore del “Giudaismo di fuori del canone ebraico: Introduzione ai Documenti”) datata a fine II sec. a.C. - inizio I sec. a.C., mentre James C. VanderKam  (docente di Scritture ebraiche dell’Università di Harvard nel 1976) ipotizza per essa l'inizio del II secolo a.C. . La quinta sezione, la Lettera di Enoch (cc. 91-104), risale probabilmente alla prima metà del I secolo a.C.. La sottosezione chiamata Apocalisse delle Settimane, testimoniata come integra a Qumran (4Q212) ma spezzata nella redazione definitiva in 93,1-10; 91,11-17, è datata a inizio del II secolo a.C. La sezione conclusiva (cc. 105-108) viene talvolta indicata come Apocalisse di Noè. Compare nelle versioni copte ma non greche. Ne è stato ritrovato un frammento aramaico a Qumran (4Q204).
  
a) Il libro di Enoch.

L’intera opera non è altro che un resoconto particolareggiato dei viaggi che Enoch intraprese con esseri non di questo mondo che sono identificati con gli Angeli e con gli Arcangeli. Tuttavia, se dopo ogni viaggio Enoch ritornava sulla Terra, nell'ultimo viaggio egli rimase a vivere fra gli “Angeli”.
Inoltre, Enoch chiama Vigilanti sia gli angeli che hanno disubbidito, sia quelli al servizio di Dio, quindi per praticità chiameremo Vigilanti gli Angeli ribelli e Arcangeli quelli che li combattono, dato che i capi di questi ultimi sono chiamati con il nome attribuito agli Arcangeli.
Nel Libro degli Angeli s’inizia parlando di un gruppo di “Angeli” (forse duecento) detti Vigilanti, che scesero sulla Terra per generare dei figli con le donne umane. Dato che Enoch ci dice che dall’unione nacque una specie umanoide gigante, è lecito ritenere che gli “Angeli” abbiano fecondato artificialmente le donne terrestri, incrociando il DNA alieno con quello umano, generando così gli umanoidi Giganti di cui parla Enoch; non è possibile, infatti, che dall'unione fisica tra gli “Angeli” e i terrestri possa nascere qualcuno, né é possibile che esseri superiori, verosimilmente alieni, diversi dagli umani, siano attratti dalle donne umane (se erano simili a noi, non sarebbero stati generati umanoidi Giganti).
Enoch prosegue dicendo che questi “Angeli” diedero agli uomini diverse cognizioni scientifiche, ma posero anche i severi Giganti creati al comando della specie umana. Di conseguenza gli uomini non erano contenti e non erano contenti nemmeno gli “Arcangeli” che erano posti a tutela del genere umano i quali, consultatisi con una specie a loro superiore, decisero di porre fine alle ingiustizie causate dai Vigilanti e dagli ibridi da loro creati.
È da far notare che gli Arcangeli sono visti da Enoch come degli esseri non di questo mondo posti alla tutela dello sviluppo della civiltà umana, legati e/o vincolati al concetto filosofico del libero arbitrio e del non intervento diretto.
 Essi, si arguisce dalla lettura delle varie sezioni di cui si compone il Libro di Enoch, si erano molto adirati con i Vigilanti per via degli insegnamenti scientifici che avevano elargito agli esseri umani. I Vigilanti, invece, sono descritti da Enoch come esseri non appartenenti a questo mondo, posti alla tutela dello sviluppo umano.
I Vigilanti, secondo Enoch, hanno una visione diversa di quella dagli esseri indicati come Arcangeli (non-interventisti) e decidono, autonomamente, di attuare una politica d’intervento diretto e di miglioramento della razza umana tramite la creazione di ibridi appositamente studiati.
È ovvio il fatto che gli Arcangeli siano degli alieni posti a tutela di un progetto di sviluppo di una razza intelligente sulla Terra, ed è anche ovvio il fatto che i Vigilanti siano una specie aliena distinta dalle altre, quindi senza un obbligo di ubbidienza o di sudditanza diretto.
I Vigilanti pare che agirono indisturbati per molto tempo, in contrasto con le altre entità “aliene”. I provvedimenti che furono adottati contro di loro sono quelli di un annientamento totale di una specie aliena. Enoch ci racconta quali furono le decisioni che presero gli Arcangeli contro i Vigilanti e contro la specie ibrida da loro creata.
In particolare, Enoch racconta che gli Arcangeli decisero di eliminare i Giganti dalla faccia della Terra stabilendo, inizialmente, che essi si decimassero combattendo fra loro, per poi finirli con un diluvio immane.
Contro i Vigilanti si decise, invece, di renderli inoffensivi e poi di imprigionarli. Enoch ci racconta e ci precisa che gli Arcangeli lo incaricarono di comunicare ai Vigilanti ribelli la condanna emessa nei loro confronti.
È da notare che Enoch specifica che i Vigilanti provengano dal cielo, e quindi dallo spazio; così com’è da notare che Enoch incontrò i Vigilanti ribelli, a cui avrebbe dovuto comunicare la condanna emessa dagli Arcangeli nei loro confronti, dopo averli riuniti fisicamente. Si presume, quindi, che i Vigilanti siano degli esseri alieni, perché sono fisici e perché non sono di questo pianeta.

b) Il lungo viaggio.

Enoch prosegue nella narrazione di questi eventi fantastici di cui fu protagonista affermando che entrò in un veicolo volante dall’aspetto di una nuvola (cioè una classica antica descrizione di una astronave aliena) che lo portò in un luogo non meglio precisato dello spazio, poiché Enoch ci dice che quando entrò nella nuvola iniziò a volare e vide passare davanti a sé velocemente l’atmosfera e le stelle finché giunse in una specie di base aliena. A questo punto Enoch vide una struttura artificiale aliena composta di materiali a lui sconosciuti, e ovviamente egli vide anche degli elementi tecnologici alieni che non seppe descrivere e dei quali ebbe molto timore.
Enoch ci descrive la struttura aliena come fatta di un materiale sconosciuto da lui chiamato “cristallo”, ma che dovrebbe corrispondere ad una lega lucente di metallo con elementi di vetro.
Poi Enoch ci descrive delle “lingue di fuoco”, verosimilmente delle luci artificiali poste fuori e dentro la struttura.  A suo dire, sia il pavimento, sia le pareti, erano di “cristallo”, mentre il soffitto ce lo descrive composto da stelle e folgori con cherubini infuocati in mezzo, probabilmente altro non era che una specie di corridoio con una luce a forma di linea continua che attraversava il soffitto, oppure era una specie di hangar con le astronavi luminose che passavano sopra la testa di Enoch. Infatti, Enoch precisa che il sistema d’illuminazione era particolare; le pareti e le porte ardevano in fiamme, cioè emanavano una specie di luce che auto-illuminava il tutto. Questa particolare forma d’illuminazione è stata descritta anche da diverse persone che affermano di essere state rapite dagli alieni. Una volta entrato nella “casa di cristallo”, Enoch fu portato in una seconda “casa” tutta luminosa, che però è descritta come una specie di enorme astronave aliena luminosa, di cui Enoch vide anche l’interno.
Egli ci descrive, a parole sue, quello che sembra il meccanismo di propulsione dell’astronave, avente una specie di grande turbina o un reattore alla cui estremità superiore era luminoso e con una sfera lucente intorno.
 È ragionevole pensare che fosse una parte del meccanismo di propulsione, perché Enoch ci dice che quando diventava  luminoso nessun angelo vi si poteva avvicinare, forse per via di particolari radiazioni emesse. È inutile aggiungere che la luminosità degli U.F.O. è una delle loro caratteristiche principali.
In seguito Enoch è portato in un luogo lontano passando tra oggetti enormi che descrive come frecce di fuoco con la loro faretra, arco di fuoco, spada di fuoco, folgori, cioè astronavi aliene luminose dalle forme più varie, ma per lo più a forma di sigaro.
Poi viaggia a grandi altezze sulla Terra o su un altro pianeta dall’aspetto assai simile, poiché ci racconta che sorvolò prima delle catene montuose, poi degli oceani e poi vide la Terra dallo spazio e le stelle che sono visibili nell'abisso, cioè lo spazio siderale.
Il viaggio prosegue. Enoch raggiunse poi una struttura luminosa enorme, dove vide un luogo di là della grande Terra dove i cieli finiscono, cioè lo spazio profondo una volta allontanatici dalla Terra.
Enoch successivamente ci racconta che fu portato in un abisso con numerose colonne di fuoco cadute, cioè in una parte dello spazio dove era stata relegata la flotta spaziale dei Vigilanti ribelli, formata quindi dalle luminose astronavi madre a forma di sigaro, poiché tali astronavi sono sempre state descritte in passato come colonne di fuoco, giacché ne sono molto simili.
Enoch descrive questo luogo come una parte remota dello spazio, poiché non s’intravedevano stelle, non vi erano nè Terra né acqua sotto i suoi piedi, e perché non vi erano forme di vita animale.
A Enoch fu detto che questo luogo era una prigione per le stelle e per l’esercito del cielo, cioè una prigione militare in cui sono relegati tutti i tipi di “Angeli” ribelli ed anche le loro astronavi. Poi ad Enoch è mostrata un'altra prigione, dove vi erano ancora delle astronavi luminose che egli chiama “stelle che trasgredirono”, sempre nello spazio profondo, perché Enoch descrive il luogo come un posto dove non vi era nulla, con nessun cielo sopra e neppure terra sotto, un luogo, a suo dire, orrido e deserto.
 Una terza prigione degli “Angeli” invece si presenta a Enoch come un enorme deposito di grandi colonne di fuoco cadute, cioè astronavi madri luminose a forma di sigaro.
È interessante notare come alcuni studiosi pensino che queste prigioni possano trovarsi vicino alla costellazione di Orione. Poi Enoch è portato in determinati luoghi, forse sulla Terra, dove Enoch vede delle enormi basi degli “Angeli”, e poi è condotto nel sottosuolo in una misteriosa base sotterranea.
Incomincia ora un altro viaggio di Enoch, dove egli ammira le cose della Terra viste dall’alto, fino a giungere in orbita, dove un arcangelo gli fa una lezione di astronomia; finita questa, il viaggio riprende, ed Enoch vede delle “porte del cielo” attraverso le quali passano le “stelle del cielo”, forse dei portali attraverso cui arrivano nel nostro mondo astronavi aliene luminose che sembrano stelle, cosa possibile perché Enoch descrive spesso oggetti luminosi in movimento come “stelle”.

c) Il secondo viaggio.

Si sussegue poi tutta una serie di “visioni” e di “parabole” che sono mostrate a Enoch dopo che è stato rapito da una “nuvola” e portato in cielo. Enoch vede dimore celesti di vario tipo e vari tipi di entità, ma la cosa più enigmatica che Enoch vede sono alcune “stelle” che salgano, diventano folgori e non possono più abbandonare la loro nuova forma, cioè un processo che sembra la descrizione di un decollo di un U.F.O. di tipo luminoso. Dopo una serie di oscure visioni apocalittiche, ad Enoch furono mostrati i segreti dei “luminari” e delle “folgori lampeggianti”, descrizione spesso usata nel corso della storia per descrivere gli U.F.O. luminosi di tipo lampeggiante.
  
d) L’ultimo viaggio.

Poi Enoch fu rapito e salì in cielo. Lì vide i “figli dei santi angeli” camminare su “fiamme di fuoco” con un vestito bianco lucido, cioè vide degli esseri alieni che viaggiavano su astronavi luminose, vestiti con la tuta bianca lucida che spesso è descritta dalle persone rapite dagli alieni. Inoltre Enoch, arrivato in orbita, vide un luogo da cui uscivano stelle e luminari, cioè un hangar di astronavi aliene luminose.
Dopo di ciò Enoch fu portato molto lontano, dove vivevano gli “Angeli”, quindi forse su un altro pianeta, dove vide anche un edificio di pietre di cristallo con lingue di fuoco vivente intorno, cioè nient’altro che l’ennesimo edificio alieno, e vi si stabilì per sempre.

e) I Giganti e il diluvio.

Quello che viene più volte ripetuto nel libro è che si fosse deciso di distruggere la civiltà dei Giganti ibridi facendo in modo combattessero tra di loro e poi scomparissero in seguito ad un diluvio provocato forse dalle stesse armi da loro usate. Infatti, nel libro di Enoch è ripetutamente specificato che essi erano una creazione prediletta di esseri non di questo pianeta (i Vigilanti) e avevano conoscenze scientifiche avanzate che avevano appreso dai loro creatori, e dei mezzi tecnologicamente avanzati, se si considera che in pochissimo tempo i Giganti dominarono gli esseri umani.
Proprio l’uso di un’arma aliena deve aver portato al cataclisma globale che fece sprofondare le loro città, probabilmente provocato dall'uso continuo delle loro armi o di una sola terribile arma che portarono all’inclinazione dell’asse terrestre, e quindi ai relativi grandi sconvolgimenti. Infatti, Enoch quando parla del Diluvio e di Noè, afferma che quando venne il diluvio e gli altri cataclismi “la Terra si era inclinata” e che dopo il diluvio, la Terra era mutata rispetto a prima.
 La cosa va a coincidere anche con gli scritti di Platone (filosofo greco) il quale afferma che s’inclinò l’asse terrestre e ciò portò a vari sconvolgimenti, tra cui il diluvio biblico.
Quindi la fine della civiltà dei Giganti nel libro di Enoch sembra ricalcare alla perfezione le leggende della fine delle antiche civiltà di Atlantide, Mu e Lemuria, e della razza superiore che li abitava, una fine che, secondo alcuni ricercatori, sembra sia avvenuta 12.500 anni fa.

f) Collegamenti storici.

Il libro di Enoch non è altro che la versione biblica di un testo Sumero nel quale il protagonista è chiamato col soprannome Enmeduranki, che significa "Maestro nell’unione fra cielo e Terra".
Ciò non è strano, poiché molti studiosi ritengono che la Genesi della Bibbia sia la copia dell’antichissima “Storia Fenicia” di Sanchoniathon, e che la stessa Genesi biblica sia un adattamento successivo di quella Sumerica. Inoltre, storie simili sono presenti in molte tradizioni e religioni antichissime, come nei Veda, i testi sacri dell’antica cultura indiana.
Quindi il libro di Enoch è una delle testimonianze importanti del contatto di un uomo con specie non di questo mondo, questa volta, però la veridicità della storia è supportata dalle varie citazioni di riferimento della Bibbia, che vanno dalla Genesi all'Apocalisse di San Giovanni, e le citazioni di vari Santi che rendono tale testo meno apocrifo e più ufficiale che mai.
L’esistenza di U.F.O., di alieni, di esseri multidimensionali, di umanità che sono esistite prima di noi e di altre cose misteriose, è perfettamente compatibile con la dottrina cristiana e, più generalmente, con Dio. Ma non bisogna dimenticare che da sempre l’uomo interpreta i testi sacri, credendo spesso in cose non vere perché l’uomo non ha saputo interpretare i testi sacri.
 Effettivamente è illogico pensare che Dio avesse detto che il nostro è il solo mondo abitato e questo lo sapevano pure molti personaggi biblici, come San Paolo che in una lettera agli Ebrei parla di mondi (abitati) creati dalla manifestazione (il verbo) di Dio.
Dunque gli U.F.O. potrebbero essere un fenomeno senza tempo! Ma se così fosse, come e quanto ha influito questa presenza nello svolgimento della storia umana?
Una risposta quanto meno indicativa circa il tempo di influenza che tale fenomeno legato agli O.V.N.I ha prodotto sulla cultura umana, la possiamo ricavare attraverso i numerosi ritrovamenti archeologici noti come “OOPARTS” e nella così detta “ARCHEOLOGIA SPAZIALE” .
Termini questi con cui si usa contraddistinguere tutta quella serie di reperti archeologici anomali, in altre parole riconducibili a un bagaglio di conoscenze e tecnologie allogene ossia portate alle popolazioni terrestri da culture e/o visitatori alieni.
Naturalmente per gran parte di noi – oggi - tali affermazioni potrebbero essere inquietanti e inaccettabili. Questo lo si può desumere proprio grazie ad alcuni studi, come ad esempio il ”Brookings Report“ realizzato per conto della NASA nel 1961.
La NASA chiese all'istituto Brookings di analizzare gli effetti sociali, politici ed economici derivati dalla scoperta e conseguente “contatto” con civiltà intelligenti extraterrestri. Lo studio dell’istituto Brookings rende evidente come nel corso della storia umana, varie culture si erano estinte per essersi dovute confrontare con civiltà tecnologicamente più avanzate e culturalmente superiori.
Sappiamo quindi che un possibile contatto con civiltà extraterrestri – per noi terrestri - avrebbe un impatto sociologico, religioso e politico veramente traumatico e rivoluzionario.
Questo proprio perché l’uomo, convinto della sua unicità, non ha prestato quella dovuta attenzione ai testi sacri, sculture e pitture sparse in tutto il mondo, portandosi così ad avere una chiusura mentale verso certe tematiche che potrebbero rivoluzionare lo Status Quo dell’intera società umana.
 L’archeologia spaziale ci induce quindi ad accettare un’interpretazione più aderente a una realtà storica degli eventi umani portandoci così, non a creare una nuova religione, ma ad avviare un nuovo processo di reinterpretazione del nostro passato, fino a rendere accettabile l’idea che, fin dall'alba dei tempi, non siamo mai stati soli nel silenzio dell’Universo.


Fonte:

Possibili sbarchi su Marte ed il culto del cargo dei popoli primitivi dell'emisfero australe durante la II^ Guerra Mondiale.

23 Marzo 2011.

L'uomo moderno è destinato a lasciare questo pianeta per colonizzare altri pianeti del nostro sistema solare. Entro la fine di questo secolo sembrerebbe che la Nasa, l'agenzia governativa civile responsabile per il programma spaziale degli Stati Uniti d'America e per la ricerca aerospaziale civile e militare, abbia intenzione di colonizzare Marte, il pianeta del nostro sistema solare  più simile alla terra e quello su cui l'uomo, con le conoscenza tecnologiche in suo possesso, potrebbe ben presto vivere. La colonizzazione del pianeta Marte è da molti ritenuta un passaggio inevitabile nello sviluppo futuro dell'umanità; attorno a Marte  si è concentrata l'attenzione delle principali agenzie spaziali terrestri, nel tentativo di sviluppare un piano organico per l'installazione di possibili colonie umane sul pianeta. Si tratta del pianeta raggiungibile da Terra con il minor impiego di energia, sebbene con le tecnologie attuali un eventuale viaggio richiederebbe comunque diversi mesi. Fra i due pianeti vi sono delle analogie:
  • Il sol, ovvero il giorno marziano, è assai vicino al giorno terrestre, con una durata media di 24 ore, 39 minuti e 35,244 secondi.
  • L'estensione della superficie di Marte è pari a circa il 28,4% di quella terrestre; a titolo di paragone, l'estensione delle terre emerse sulla Terra costituisce il 29,2% della superficie complessiva del pianeta.
  • L'inclinazione assiale di Marte è pari a 25,19°; quella terrestre vale 23,44°. Marte gode pertanto di un ciclo delle stagioni del tutto analogo a quello terrestre, sebbene la loro durata sia quasi doppia, poiché l'anno marziano corrisponde ad 1,88 anni terrestri. Il polo nord di Marte, inoltre, non punta verso l'Orsa Minore, ma verso il Cigno.
  • Marte è dotato di un'atmosfera; sebbene la pressione atmosferica al suolo valga solo lo 0,7% di quella terrestre, essa è sufficiente a proteggere la superficie dalla radiazione solare e cosmica e può essere utilizzata favorevolmente per manovre di aerofrenaggio da parte di sonde spaziali.
  • Recenti osservazioni condotte da Mars ExpressMars Exploration Rover e dalla sonda Phoenix hanno confermato la presenza di acqua sul pianeta, concentrata maggiormente attorno ai poli (anche se è stato provato che circa quattro miliardi di anni fa, il pianeta Marte appariva proprio come appare il pianeta Terra, con grandi oceani e lunghi fiumi); inoltre sono disponibili discrete quantità di tutti gli elementi e i composti chimici fondamentali per la vita umana.
Ma fra i due pianeti vi sono anche delle differenze:

  • L'accelerazione di gravità su Marte è pari a circa un terzo del corrispondente valore terrestre; allo stato attuale delle conoscenze mediche, è impossibile stabilire se questo valore sia sufficiente ad evitare l'insorgere di problemi di salute connessi con l'assenza di peso.
  • Marte è assai più freddo della Terra, con una temperatura media di -63 °C ed una minima di -143 °C.
  • A causa della bassa pressione atmosferica, Marte non presenta specchi di acqua liquida, né essi potrebbero esistere; gli esseri umani sarebbero inoltre costretti ad indossare tute pressurizzate.
  • La quantità di radiazione solare che raggiunge la superficie del pianeta (la costante solare) è circa la metà del corrispondente valore terrestre (o lunare).
  • L'orbita di Marte è più eccentrica di quella terrestre; questo causa un'intensificazione delle escursioni termiche e delle variazioni del valore della costante solare nel corso dell'anno.
  • L'atmosfera marziana consiste principalmente di diossido di carbonio. Si ritiene comunque che, data la sua elevata pressione parziale in superficie (circa 52 volte il corrispondente valore terrestre), alcune specie di pianta potrebbero sopravvivere sul pianeta.
  • Marte possiede due satelliti naturali, Phobos e Deimos, assai più piccoli della Luna e più vicini alla superficie.
Allo stato attuale, la vita umana non sarebbe possibile, senza adeguate protezioni, per più di un minuto sulla superficie di Marte; si tratta, ad ogni modo, delle condizioni più favorevoli presenti nel sistema solare, ben lontane dal clima torrido di Mercurio e Venere, dalle gelide temperature dei corpi rocciosi del sistema solare esterno e dal vuoto spinto presente sulla superficie della Luna e degli asteroidi.
In condizioni estreme, l'uomo è già riuscito a sopravvivere in ambienti dalle caratteristiche analoghe a quelle della superficie di Marte: nel maggio 1961 il record di altitudine per un essere umano a bordo di un pallone aerostatico è stato registrato alla quota di 34,668 km (dove la pressione atmosferica è analoga a quella marziana); le temperature medie dell'Antartide non mostrano sostanziali discrepanze rispetto a quelle rilevate su Marte; alcuni deserti terrestri presentano caratteristiche simili a quelle della superficie marziana.

Ma cosa succederebbe se l'uomo in futuro, a bordo delle sue navi spaziali, atterrasse su un pianeta inesplorato dell'Universo sul quale una volta giunto al suolo venisse accolto da ominidi o altre forme di vita simili alla specie umana, ma ai primordi della loro evoluzione? Questi esseri alieni ci accoglierebbero come nemici o come dei? Vediamo come si comportano gli uomini primitivi quando vengono a contatto, di colpo, con la tecnologia moderna: nella seconda guerra mondiale i piloti militari americani atterrarono su alcune remote isole del Pacifico, tagliate fuori dal resto del mondo. Qui gli americani costruirono basi di rifornimento e campi di atterraggio avanzati. Alla fine della guerra se ne tornarono a casa. A questo punto accadde qualcosa di strano. Gli indigeni abitanti di quelle remote isole del Pacifico, i quali vivevano ancora all'età della pietra, costruirono dei feticci di paglia e bambù simili ad aerei e delle primitive piste di atterraggio. Avevano scambiato gli stranieri per divinità e speravano in questo modo di richiamare i loro vascelli celesti con il cargo: il loro carico di tesori meravigliosi e potenti,  viveri, utensili, armi che non avevano mai visto prima. Questi veicoli aerei erano atterrati innumerevoli volte fra nubi di polveri e fragore. Gli stranieri dalla pelle bianca non andavano a caccia ma avevano tantissimo cibo a loro disposizione. Essi venivano dal cielo e quindi dovevano essere dei, dei del cielo. Gli indigeni attendevano il ritorno degli uomini bianchi notte e giorno ma gli dei non tornarono più. Per tale motivo uomini scelti dalla tribù guardavano incessantemente il cielo. Sacrificavano vittime al fuoco, vegliavano e speravano, ma gli dei non tornarono più. Nacque così una nuova religione: il culto del cargo. Fu davvero questa l'origine delle leggende e delle religioni primitive?
Per chi confonde ancora la fantascienza con l’ufologia, ovvero la minaccia di un’impossibile invasione marziana con lo studio scientifico degli oggetti volanti non identificati, è lecito sostenere che la cosiddetta "era dei dischi volanti" sia nata con la fine del secondo conflitto mondiale e si sia sviluppata, a partire dagli anni cinquanta, riflettendo da un lato l’eterno anèlito dell’umanità ad una pace finalmente duratura e impersonificando, dall’altro, la voglia di cercare "fuori della Terra" qualcosa di nuovo e di positivo, che aiutasse a dimenticare in fretta gli orrori della guerra.

Se tutto questo rappresenta per i sociologi un’innegabile realtà, le cui implicazioni filosofiche vengono oggi riprese, alla fine dell’era tecnologica postmoderna, dalla corrente di pensiero chiamata "New Age", al contrario per la Paleoastronautica (branca dell’Ufologia, chiamata anche Archeologia Spaziale o Clipeologia, dal latino clypeus = scudo rotondo) le tracce inconfutabili della presenza di entità extraterrestri nel passato dell’Uomo si perdono nella notte dei tempi, dimostrando che l’evoluzione della specie umana, caratterizzata da quegli "improvvisi" ed "inattesi" balzi nel progresso della civiltà che ancor oggi stupiscono antropologi ed archeologi, è stata attentamente e costantemente seguita da non meglio definibili civilizzazioni aliene.

La loro superiore tecnologia consentì ad un essere bipede, che ancora non conosceva l’uso della ruota (la prima rappresentazione della ruota è nelle tavolette d’argilla di Ur, Mesopotamia, 3.500 a.C.), di erigere manufatti così perfetti da sfidare oltre 15.000 anni di insidie naturali, con una precisione tale da far allibire gli ingegneri ed i tecnici del nostro tempo.

E’ evidente, pertanto, come un impatto culturale di queste dimensioni dovesse inevitabilmente suscitare nell’intimo dei nostri antichissimi progenitori, agli albori di un percorso di civilizzazione che si presentava tutto in salita ed in cui la vita media dell’individuo si limitava a pochi decenni, una forma di considerazione del tutto speciale nei confronti di quegli "esseri misteriosi venuti dal cielo". Una venerazione, insomma, mista di gratitudine per le inimmaginabili conoscenze di cui li facevano partecipi, ma anche di forte timore reverenziale, derivato dall’intuizione dell’enorme superiorità tecnologica da essi mostrata. E’ logico quindi attendersi che i nostri antenati ritenessero gli extraterrestri delle divinità, come il tuono e la folgore, la luna ed il sole e tutti gli altri eventi naturali che ancora non erano riusciti a interpretare: un po’ come quello che accadde a Francisco Pizarro al suo arrivo tra gli indios peruviani; a parte le intenzioni, naturalmente.

Cominciarono allora a tramandarsi oralmente, di padre in figlio, che fungeva da "iniziato", quei misteri circa "gli dèi venuti dal cielo", finché non avvertirono l’esigenza di fissare nel tempo le immagini di quegli eventi e di quei personaggi che così profondamente avevano colpito la loro sensibilità. Così una selce, impiegata come punta di freccia o come coltello, tracciò sulle pareti di una grotta buia e densa di fumo alcuni eloquenti ideogrammi: un "disco" con tanto di supporti d’atterraggio, figure vagamente umane con il capo nascosto da una specie di casco munito di antenne, rappresentazioni di esseri contornati da aura luminosa, ecc.

Così, lasciando testimonianze tangibili dall’Irlanda al Sahara, dalla Spagna alla Mongolia, dalla Val Camonica all’Australia, dal Canada al Perù, l’uomo lentamente imparò ad uscire dalle oscure caverne, che lo proteggevano ma ne limitavano nel contempo lo spaziare su più ampi orizzonti; ed esercitando la meravigliosa dote della curiosità, che l’avrebbe un giorno fatto ripartire verso le stelle, alla ricerca dei suoi "dèi", di quegli esseri superiori che tanto avevano inciso nel suo cammino, uscì spettatore dalla preistoria ed entrò protagonista nel proprio futuro.




 Continua..al prossimo post!

Fonte:
  1. it.wikipedia.it;
  2. http://laterradellefate.forumcommunity.net/

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