A proposito degli alieni.... di Francesco Toscano ed Enrico Messina. Da pag. 26 a pag. 27.

4 settembre 2011







04 Settembre 2011.

A proposito degli alieni..... di Francesco Toscano ed Enrico Messina



Una pittura rupestre rinvenuta in una grotta in Val Camonica, raffigurante possibili creature aliene viste dagli occhi di uomini primitivi. (Fonte: dalla rete)


Se l’Universo brulica di alieni….. dove sono?
Enrico Fermi


Capitolo II°
Segnali dal passato
Parte Seconda



                                                                      1. 3. La Bibbia come testo storico.



La Bibbia merita un discorso a parte, essendo un testo che presenta numerose chiavi di lettura riguardo ad episodi che possono far pensare ad Ufo, già presenti nei tempi remoti della storia. Tra questi racconti c'è quello del profeta Elia che d'improvviso viene affiancato da "un carro di fuoco e cavalli di fuoco... ed Elia salì in cielo nel turbine" (Antico Testamento, 2° Libro dei Re 2, 11-12). Oltre al rapimento di Elia, la Bibbia dà altri indizi ufologici. "C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli" si legge nel libro della Genesi (6,4). In un altro libro si parla di Mosè. A lui "l’angelo del Signore si manifestò in una fiamma di fuoco, in mezzo a un roveto. Mosè osservò che il roveto era tutto una fiamma ardente, ma non si consumava" (Esodo 3, 2). 

3.1 Mosè e l'Arca dell'Alleanza. Si trattava forse di una radio?


L'Arca
dell'Alleanza

Nel massiccio del Sinai si innalza oltre duemila metri il monte Oreb. Il monte Oreb è il luogo in cui tra l'altro Mosè, secondo il Libro dell'Esodo, fu chiamato da Dio attraverso il roveto ardente (Es 3,1 seguenti) per ricevere le tavole della legge del decalogo (Es 19,10 seguenti): mentre le fonti yahvista e sacerdotale usano il nome Sinai, quelle elohista e deuteronomista usano il nome Oreb. Anche per il monte Sinai-Oreb, come per molte delle località descritte nell'Esodo, si è persa la memoria toponomastica delle località descritte. Sono state proposte diverse identificazioni:Gebel Musa (letteralmente montagna di Mosè in arabo), nel sud della penisola del Sinai. Questa identificazione risale ai primi secoli dell'era cristiana ed è attualmente l'ipotesi più accreditata. Secondo un'antica tradizione che risale al 330 d.C., Elena madre dell'imperatore Costantino, identificò il Monte Oreb citato nella Bibbia un'altura a sud della penisola del Sinai, rinominata Monte di Mosè, in arabo Gebel Musa. L'imperatore Giustiniano nel 527 d.C. fece edificare in una valle sulle sue pendici, nel luogo identificato del roveto ardente, la Basilica della Trasfigurazione, che includeva la primitiva chiesa di Sant'Elena Imperatrice, e che nel IX secolo fu dedicata a Santa Caterina d'Alessandria, l'odierno Monastero di Santa Caterina.Monte Seir, nella regione storica di Edom, presso il confine tra l'attuale Stato d'Israele e Giordania. Har Karkom (Montagna di zafferano in ebraico) o Gebel Ideid (arabo), nel Negev. Nel 1983 l'archeologo Emmanuel Anati trovò un santuario all'aperto risalente al paleolitico e usato ininterrottamente almeno fino all'età del bronzo. Dalle raffigurazioni presenti sul posto è stato dedotto che il santuario fosse dedicato al dio Luna semitico Sin, il cui nome avrebbe originato quello del Sinai. Sulla vetta di Har Karkom è inoltre
presente una piccola grotta che ricorderebbe quella citata dall'Antico Testamento in cui trovò riparo Mosè al cospetto di Dio. Dio, disceso in una colonna o cilindro di fuoco, oltre a fornire a
Mosè i Dieci Comandamenti, gli disse come costruire l'Arca dell'Alleanza. 
L'Arca è descritta dettagliatamente nel libro dell'Esodo (25, 10-21; 37, 1-9): era una cassa di legno di acacia rivestita d'oro all'interno e all'esterno, di forma parallelepipeda, con un coperchio d'oro puro sul quale erano due statue di cherubini anch'esse d'oro, con le ali spiegate. Le dimensioni erano di due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza e altezza, ovvero circa 110×60×60 cm. Ai lati erano fissate con quattro anelli d'oro due stanghe di legno dorato, per le quali l'arca veniva sollevata quando la si trasportava. All'interno della cassa erano conservati un vaso d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che era fiorita e le Tavole della Legge. (Ebrei 9:4;). Tuttavia, al momento dell'inaugurazione del Tempio di Salomone non conteneva altro che le Tavole della Legge (Deuteronomio 10, 1-5; 1 Re 8, 9; 2 Cronache 5, 2-10). 
Il compito di trasportare l'arca era riservato ai leviti e a chiunque altro era vietato toccarla. Quando Davide fece trasportare l'arca a Gerusalemme, durante il viaggio un uomo di nome Uzzà vi si appoggiò per sostenerla, ma cadde morto sul posto (2 Samuele 6, 1-8). Secondo la tradizione l'arca veniva trasportata coperta da un telo di pelle di delfino coperto da un ulteriore telo di stoffa viola e, quando il popolo ebraico si fermava, veniva posta in una tenda specifica, definita "Tenda del Signore" o "Tenda del convegno" senza che venisse mai esposta al pubblico, se non in casi eccezionali. Inoltre la leggenda vuole che l'arca, in alcune situazioni, si adornasse di un alone di luce e che da essa scaturissero dei lampi di luce divini, delle folgori, capaci di incenerire chiunque ne fosse colpito e nel caso non avesse rispettato il divieto di avvicinarvisi; infine, tramite l'arca, Mosè era in grado addirittura di parlare con Dio che compariva seduto su un trono fra i due cherubini che ornavano il coperchio e che rappresentano l'angelo Metatron e l'angelo Sandalfon. Se oggi ricostruissimo l'Arca dell'Alleanza, secondo le indicazioni di Mosè, il risultato potrebbe anche essere una specie di condensatore con una carica di centinaia di Volt. Un lato delle lamine d'oro, infatti, poteva essere caricato negativamente, mentre l'altro positivamente. Quando nella Bibbia si parla dell'Arca dell'Alleanza si dice, come anzidetto, che fosse in grado di emettere lampi; quando Mosè la costruì gli fu possibile mettersi in contatto con Dio tutte le volte che voleva. Oltre che come una macchina elettrica l'Arca funzionava dunque anche come una radio? Varie sono le sue ricostruzioni; essa comunque sviluppava tensioni elettriche mortali. L'Arca folgorò degli uomini al tempo del re David, e fu usata come arma per distruggere le mura di Gerico; scomparve nel 587 a.C. Chi la ideò? 
Il 19 giugno 2009 il Patriarca della Chiesa ortodossa etiopica Abuna Paulos, in una conferenza stampa tenutasi all'Hotel Aldrovandi a Roma, cui ha partecipato anche il principe Makonnen Haile Selassie, presunto nipote dell'imperatore d'Etiopia Hailé Selassié I, e il duca Amedeo D'Aosta ha dichiarato che "L'Etiopia è il trono dell'Arca dell'Alleanza. L'Arca dell'Alleanza è stata in Etiopia per tremila anni e adesso è ancora lì e con la volontà di Dio continuerà ad essere lì. È per via del miracolo che è arrivata in Etiopia. L'ho vista con senso di umiltà, non con orgoglio, come quando si va in chiesa. 
È la prima volta che dico questo in una conferenza stampa. Ripeto l'Arca dell'Alleanza è in Etiopia e nessuno di noi sa per quanto tempo ancora. Solo Dio lo sa. Tutto quello che si trova nell'Arca è descritto perfettamente nella Bibbia. Lo stato di conservazione è buono perché non è fatta da mano d'uomo, ma e' qualcosa che Dio ha benedetto. Ci sono molti scritti e prove evidenti sulla presenza dell'Arca in Etiopia. Non sono qui per dare delle prove che l'Arca sia in Etiopia, ma sono qui per dire quello che ho visto, quello che so e che posso testimoniare. Non ho detto che l'Arca sarà mostrata al mondo. È un mistero, un oggetto di culto". Due giorni prima, il Patriarca aveva annunciato che "presto il mondo potrà ammirare l'Arca dell'Alleanza descritta nella Bibbia come il contenitore delle Tavole della Legge che Dio consegnò a Mosè",
e che "ad Axum sorgerà il Museo chiamato a ospitare l'Arca".

La distruzione di Sodoma (mosaico del XII secolo)
Guardiamo con maggiore fiducia le antiche fonti, e prendiamo alla lettera, ad esempio, ciò che troviamo scritto sulla Bibbia, nel libro della Genesi. Nel libro della Genesi, infatti, è scritto:"..allora l'eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco.." Ma che cosa avvenne veramente su Sodoma e Gomorra? Il diciannovesimo capitolo del primo libro di Mosè ci fornisce la relazione di un drammatico evento: Dio rivelò a Lot che stava per distruggere Sodoma perché il suo peccato era molto grave. Lot intercedette per le persone giuste della città, e Dio gli rispose che non l'avrebbe distrutta se avesse incontrato dieci persone giuste nella città. Secondo il prosieguo nel cap. 19, ai versetti 1-38, due angeli di Dio entrarono a Sodoma. Nel vederli, Lot li invitò nella sua casa e insistette affinché trascorressero la notte nell'abitazione. Tuttavia, prima che ciò potesse avvenire, gli abitanti di Sodoma attorniarono la casa ed esigettero che Lot consegnasse loro i suoi invitati per poter abusare di loro. Lot rifiutò, offrendo alle loro voglie le sue due figlie vergini, ma essi rifiutarono, insistendo nelle loro pretese. Gli abitanti di Sodoma provarono così a fracassare la porta d'ingresso, ma i due invitati impedirono l'accesso all'interno della casa agli assalitori accecandoli tutti con un'abbagliante luce. Dopodiché essi dissero a Lot di abbandonare subito con la sua famiglia la città. Lot avvisò i suoi generi, che però non gli dettero retta e così Lot abbandonò la casa e la città solo con sua moglie e le sue figlie, chiedendo e ottenendo che si salvasse la piccola città di Soar, nei pressi di Sodoma. Quindi Dio inviò una pioggia di fuoco e zolfo che incenerì del tutto Sodoma con i suoi abitanti, assieme ad altre città della pianura. L'ordine di non voltarsi indietro a vedere quanto Dio aveva decretato accadesse alla città non fu eseguito dalla moglie di Lot che, per quell'atto di disubbidienza, fu trasformata in una statua di sale. Lo zio di Lot, Abramo, da una montagna vide la colonna di fumo che si alzava da quella che era stata Sodoma. Certo è che Sodoma e Gomorra furono annientate di colpo da una spaventosa esplosione. Il racconto della Bibbia si conclude così: "..E non rimase altro che terra deserta e inaridita." Gli effetti potrebbero esseri quelli provocati da un'esplosione di un ordigno termonucleare; una bomba atomica, ma lanciata da chi?

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4. Il libro di Enoch.


Altro testo religioso, in cui si possono riscontrare eventuali riferimenti a fenomeni extraterrestri, è il Libro di Enoch, personaggio biblico di cui la stessa Bibbia, (almeno nella versione conosciuta da noi), ne parla sommariamente e brevemente nel Libro della Genesi 5, 21-24; anzi leggendo attentamente il versetto in questione si ha l'impressione che l'argomento trattato sia incompleto come se ne mancasse una parte.
Enoch, patriarca antidiluviano padre di Matusalemme, di lui nella Genesi si afferma che “camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso”, si precisa, cioè, che Enoch visse in stretto contatto con Dio o con i suoi rappresentanti celesti, e poi fu rapito e portato definitivamente da loro. Ciò significa che la vita di Enoch fu qualcosa di misterioso e di eccezionale, che è appunto raccontata nel libro di Enoch, il quale non è incluso ufficialmente nella Bibbia perché, come dice S. Agostino, il libro di Enoch era troppo antico per essere ammesso nel canone biblico, anche se non è più antico della maggior parte dei racconti che formano la Genesi della Bibbia ufficiale, tenendo presente anche il fatto che il libro di Enoch fu usato ufficialmente dalla dottrina cristiana fino al III secolo.
Il Libro di Enoch è, quindi, un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C. Ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua ge'ez (antica lingua dell'Etiopia), donde il nome Enoch etiope.
Al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (invece accolto nella Bibbia della Chiesa Copta):

Gli studiosi sono sostanzialmente concordi nel vedere in esso il frutto di una rielaborazione conclusiva e armonizzante a partire da cinque testi precedenti autonomi.
Il numero 5 va probabilmente accostato ai componenti della Torah, col proposito del redattore finale di ricreare idealmente un nuovo pentateuco: per tale motivo si parla talvolta del Libro di Enoch come del Pentateuco di Enoch. Sebbene in passato vi siano state vivaci discussioni tra gli studiosi, grazie ai ritrovamenti di Qumran attualmente si può stabilire con certezza che la lingua originaria dei 5 testi autonomi era l'aramaico, la lingua semitica che vanta 3.000 anni di storia e che in passato fu lingua di culto religioso e lingua amministrativa di alcuni imperi.
La prima sezione del Libro di Enoch, è indicata come il Libro dei Vigilanti – o Libro degli Angeli - (cc. 1-36). La seconda sezione è conosciuta come il Libro delle Parabole (cc. 37-71). La terza sezione è indicata come il Libro dell’Astronomia (cc. 72-82). La quarta sezione è il cosiddetto Libro dei Sogni (probabilmente coevo alla rivolta maccabaica - metà del II secolo a.C.).
La sottosezione del Libro dei Sogni, chiamata Apocalisse degli Animali (cc. 85-90), è da Leonhard Rost (autore del “Giudaismo di fuori del canone ebraico: Introduzione ai Documenti”) datata a fine II sec. a.C. - inizio I sec. a.C., mentre James C. VanderKam  (docente di Scritture ebraiche dell’Università di Harvard nel 1976) ipotizza per essa l'inizio del II secolo a.C. . La quinta sezione, la Lettera di Enoch (cc. 91-104), risale probabilmente alla prima metà del I secolo a.C.. La sottosezione chiamata Apocalisse delle Settimane, testimoniata come integra a Qumran (4Q212) ma spezzata nella redazione definitiva in 93,1-10; 91,11-17, è datata a inizio del II secolo a.C. La sezione conclusiva (cc. 105-108) viene talvolta indicata come Apocalisse di Noè. Compare nelle versioni copte ma non greche. Ne è stato ritrovato un frammento aramaico a Qumran (4Q204).


a) Il libro di Enoch.

L’intera opera non è altro che un resoconto particolareggiato dei viaggi che Enoch intraprese con esseri non di questo mondo che sono identificati con gli Angeli e con gli Arcangeli. Tuttavia, se dopo ogni viaggio Enoch ritornava sulla Terra, nell'ultimo viaggio egli rimase a vivere fra gli “Angeli”.
Inoltre, Enoch chiama Vigilanti sia gli angeli che hanno disubbidito, sia quelli al servizio di Dio, quindi per praticità chiameremo Vigilanti gli Angeli ribelli e Arcangeli quelli che li combattono, dato che i capi di questi ultimi sono chiamati con il nome attribuito agli Arcangeli.
Nel Libro degli Angeli s’inizia parlando di un gruppo di “Angeli” (forse duecento) detti Vigilanti, che scesero sulla Terra per generare dei figli con le donne umane. Dato che Enoch ci dice che dall’unione nacque una specie umanoide gigante, è lecito ritenere che gli “Angeli” abbiano fecondato artificialmente le donne terrestri, incrociando il DNA alieno con quello umano, generando così gli umanoidi Giganti di cui parla Enoch; non è possibile, infatti, che dall'unione fisica tra gli “Angeli” e i terrestri possa nascere qualcuno, né é possibile che esseri superiori, verosimilmente alieni, diversi dagli umani, siano attratti dalle donne umane (se erano simili a noi, non sarebbero stati generati umanoidi Giganti).
Enoch prosegue dicendo che questi “Angeli” diedero agli uomini diverse cognizioni scientifiche, ma posero anche i severi Giganti creati al comando della specie umana. Di conseguenza gli uomini non erano contenti e non erano contenti nemmeno gli “Arcangeli” che erano posti a tutela del genere umano i quali, consultatisi con una specie a loro superiore, decisero di porre fine alle ingiustizie causate dai Vigilanti e dagli ibridi da loro creati.
È da far notare che gli Arcangeli sono visti da Enoch come degli esseri non di questo mondo posti alla tutela dello sviluppo della civiltà umana, legati e/o vincolati al concetto filosofico del libero arbitrio e del non intervento diretto.
Essi, si arguisce dalla lettura delle varie sezioni di cui si compone il Libro di Enoch, si erano molto adirati con i Vigilanti per via degli insegnamenti scientifici che avevano elargito agli esseri umani. I Vigilanti, invece, sono descritti da Enoch come esseri non appartenenti a questo mondo, posti alla tutela dello sviluppo umano.
I Vigilanti, secondo Enoch, hanno una visione diversa di quella dagli esseri indicati come Arcangeli (non-interventisti) e decidono, autonomamente, di attuare una politica d’intervento diretto e di miglioramento della razza umana tramite la creazione di ibridi appositamente studiati.
È ovvio il fatto che gli Arcangeli siano degli alieni posti a tutela di un progetto di sviluppo di una razza intelligente sulla Terra, ed è anche ovvio il fatto che i Vigilanti siano una specie aliena distinta dalle altre, quindi senza un obbligo di ubbidienza o di sudditanza diretto.
I Vigilanti pare che agirono indisturbati per molto tempo, in contrasto con le altre entità “aliene”. I provvedimenti che furono adottati contro di loro sono quelli di un annientamento totale di una specie aliena. Enoch ci racconta quali furono le decisioni che presero gli Arcangeli contro i Vigilanti e contro la specie ibrida da loro creata.
In particolare, Enoch racconta che gli Arcangeli decisero di eliminare i Giganti dalla faccia della Terra stabilendo, inizialmente, che essi si decimassero combattendo fra loro, per poi finirli con un diluvio immane.
Contro i Vigilanti si decise, invece, di renderli inoffensivi e poi di imprigionarli. Enoch ci racconta e ci precisa che gli Arcangeli lo incaricarono di comunicare ai Vigilanti ribelli la condanna emessa nei loro confronti.
È da notare che Enoch specifica che i Vigilanti provengano dal cielo, e quindi dallo spazio; così com’è da notare che Enoch incontrò i Vigilanti ribelli, a cui avrebbe dovuto comunicare la condanna emessa dagli Arcangeli nei loro confronti, dopo averli riuniti fisicamente. Si presume, quindi, che i Vigilanti siano degli esseri alieni, perché sono fisici e perché non sono di questo pianeta.

b) Il lungo viaggio.

Enoch prosegue nella narrazione di questi eventi fantastici di cui fu protagonista affermando che entrò in un veicolo volante dall’aspetto di una nuvola (cioè una classica antica descrizione di una astronave aliena) che lo portò in un luogo non meglio precisato dello spazio, poiché Enoch ci dice che quando entrò nella nuvola iniziò a volare e vide passare davanti a sé velocemente l’atmosfera e le stelle finché giunse in una specie di base aliena. A questo punto Enoch vide una struttura artificiale aliena composta di materiali a lui sconosciuti, e ovviamente egli vide anche degli elementi tecnologici alieni che non seppe descrivere e dei quali ebbe molto timore.
Enoch ci descrive la struttura aliena come fatta di un materiale sconosciuto da lui chiamato “cristallo”, ma che dovrebbe corrispondere ad una lega lucente di metallo con elementi di vetro.
Poi Enoch ci descrive delle “lingue di fuoco”, verosimilmente delle luci artificiali poste fuori e dentro la struttura.  A suo dire, sia il pavimento, sia le pareti, erano di “cristallo”, mentre il soffitto ce lo descrive composto da stelle e folgori con cherubini infuocati in mezzo, probabilmente altro non era che una specie di corridoio con una luce a forma di linea continua che attraversava il soffitto, oppure era una specie di hangar con le astronavi luminose che passavano sopra la testa di Enoch. Infatti, Enoch precisa che il sistema d’illuminazione era particolare; le pareti e le porte ardevano in fiamme, cioè emanavano una specie di luce che auto-illuminava il tutto. Questa particolare forma d’illuminazione è stata descritta anche da diverse persone che affermano di essere state rapite dagli alieni. Una volta entrato nella “casa di cristallo”, Enoch fu portato in una seconda “casa” tutta luminosa, che però è descritta come una specie di enorme astronave aliena luminosa, di cui Enoch vide anche l’interno.
Egli ci descrive, a parole sue, quello che sembra il meccanismo di propulsione dell’astronave, avente una specie di grande turbina o un reattore alla cui estremità superiore era luminoso e con una sfera lucente intorno.
È ragionevole pensare che fosse una parte del meccanismo di propulsione, perché Enoch ci dice che quando diventava  luminoso nessun angelo vi si poteva avvicinare, forse per via di particolari radiazioni emesse. È inutile aggiungere che la luminosità degli U.F.O. è una delle loro caratteristiche principali.
In seguito Enoch è portato in un luogo lontano passando tra oggetti enormi che descrive come frecce di fuoco con la loro faretra, arco di fuoco, spada di fuoco, folgori, cioè astronavi aliene luminose dalle forme più varie, ma per lo più a forma di sigaro.
Poi viaggia a grandi altezze sulla Terra o su un altro pianeta dall’aspetto assai simile, poiché ci racconta che sorvolò prima delle catene montuose, poi degli oceani e poi vide la Terra dallo spazio e le stelle che sono visibili nell'abisso, cioè lo spazio siderale.
Il viaggio prosegue. Enoch raggiunse poi una struttura luminosa enorme, dove vide un luogo di là della grande Terra dove i cieli finiscono, cioè lo spazio profondo una volta allontanatici dalla Terra.
Enoch successivamente ci racconta che fu portato in un abisso con numerose colonne di fuoco cadute, cioè in una parte dello spazio dove era stata relegata la flotta spaziale dei Vigilanti ribelli, formata quindi dalle luminose astronavi madre a forma di sigaro, poiché tali astronavi sono sempre state descritte in passato come colonne di fuoco, giacché ne sono molto simili.
Enoch descrive questo luogo come una parte remota dello spazio, poiché non s’intravedevano stelle, non vi erano nè Terra né acqua sotto i suoi piedi, e perché non vi erano forme di vita animale.
A Enoch fu detto che questo luogo era una prigione per le stelle e per l’esercito del cielo, cioè una prigione militare in cui sono relegati tutti i tipi di “Angeli” ribelli ed anche le loro astronavi. Poi ad Enoch è mostrata un'altra prigione, dove vi erano ancora delle astronavi luminose che egli chiama “stelle che trasgredirono”, sempre nello spazio profondo, perché Enoch descrive il luogo come un posto dove non vi era nulla, con nessun cielo sopra e neppure terra sotto, un luogo, a suo dire, orrido e deserto.
Una terza prigione degli “Angeli” invece si presenta a Enoch come un enorme deposito di grandi colonne di fuoco cadute, cioè astronavi madri luminose a forma di sigaro.
È interessante notare come alcuni studiosi pensino che queste prigioni possano trovarsi vicino alla costellazione di Orione. Poi Enoch è portato in determinati luoghi, forse sulla Terra, dove Enoch vede delle enormi basi degli “Angeli”, e poi è condotto nel sottosuolo in una misteriosa base sotterranea.
Incomincia ora un altro viaggio di Enoch, dove egli ammira le cose della Terra viste dall’alto, fino a giungere in orbita, dove un arcangelo gli fa una lezione di astronomia; finita questa, il viaggio riprende, ed Enoch vede delle “porte del cielo” attraverso le quali passano le “stelle del cielo”, forse dei portali attraverso cui arrivano nel nostro mondo astronavi aliene luminose che sembrano stelle, cosa possibile perché Enoch descrive spesso oggetti luminosi in movimento come “stelle”.

c) Il secondo viaggio.

Si sussegue poi tutta una serie di “visioni” e di “parabole” che sono mostrate a Enoch dopo che è stato rapito da una “nuvola” e portato in cielo. Enoch vede dimore celesti di vario tipo e vari tipi di entità, ma la cosa più enigmatica che Enoch vede sono alcune “stelle” che salgano, diventano folgori e non possono più abbandonare la loro nuova forma, cioè un processo che sembra la descrizione di un decollo di un U.F.O. di tipo luminoso. Dopo una serie di oscure visioni apocalittiche, ad Enoch furono mostrati i segreti dei “luminari” e delle “folgori lampeggianti”, descrizione spesso usata nel corso della storia per descrivere gli U.F.O. luminosi di tipo lampeggiante.

d) L’ultimo viaggio.

Poi Enoch fu rapito e salì in cielo. Lì vide i “figli dei santi angeli” camminare su “fiamme di fuoco” con un vestito bianco lucido, cioè vide degli esseri alieni che viaggiavano su astronavi luminose, vestiti con la tuta bianca lucida che spesso è descritta dalle persone rapite dagli alieni. Inoltre Enoch, arrivato in orbita, vide un luogo da cui uscivano stelle e luminari, cioè un hangar di astronavi aliene luminose.
Dopo di ciò Enoch fu portato molto lontano, dove vivevano gli “Angeli”, quindi forse su un altro pianeta, dove vide anche un edificio di pietre di cristallo con lingue di fuoco vivente intorno, cioè nient’altro che l’ennesimo edificio alieno, e vi si stabilì per sempre.

e) I Giganti e il diluvio.

Quello che viene più volte ripetuto nel libro è che si fosse deciso di distruggere la civiltà dei Giganti ibridi facendo in modo combattessero tra di loro e poi scomparissero in seguito ad un diluvio provocato forse dalle stesse armi da loro usate. Infatti, nel libro di Enoch è ripetutamente specificato che essi erano una creazione prediletta di esseri non di questo pianeta (i Vigilanti) e avevano conoscenze scientifiche avanzate che avevano appreso dai loro creatori, e dei mezzi tecnologicamente avanzati, se si considera che in pochissimo tempo i Giganti dominarono gli esseri umani.
Proprio l’uso di un’arma aliena deve aver portato al cataclisma globale che fece sprofondare le loro città, probabilmente provocato dall'uso continuo delle loro armi o di una sola terribile arma che portarono all’inclinazione dell’asse terrestre, e quindi ai relativi grandi sconvolgimenti. Infatti, Enoch quando parla del Diluvio e di Noè, afferma che quando venne il diluvio e gli altri cataclismi “la Terra si era inclinata” e che dopo il diluvio, la Terra era mutata rispetto a prima.
La cosa va a coincidere anche con gli scritti di Platone (filosofo greco) il quale afferma che s’inclinò l’asse terrestre e ciò portò a vari sconvolgimenti, tra cui il diluvio biblico.
Quindi la fine della civiltà dei Giganti nel libro di Enoch sembra ricalcare alla perfezione le leggende della fine delle antiche civiltà di Atlantide, Mu e Lemuria, e della razza superiore che li abitava, una fine che, secondo alcuni ricercatori, sembra sia avvenuta 12.500 anni fa.

f) Collegamenti storici.

Il libro di Enoch non è altro che la versione biblica di un testo Sumero nel quale il protagonista è chiamato col soprannome Enmeduranki, che significa "Maestro nell’unione fra cielo e Terra".
Ciò non è strano, poiché molti studiosi ritengono che la Genesi della Bibbia sia la copia dell’antichissima “Storia Fenicia” di Sanchoniathon, e che la stessa Genesi biblica sia un adattamento successivo di quella Sumerica. Inoltre, storie simili sono presenti in molte tradizioni e religioni antichissime, come nei Veda, i testi sacri dell’antica cultura indiana.
Quindi il libro di Enoch è una delle testimonianze importanti del contatto di un uomo con specie non di questo mondo, questa volta, però la veridicità della storia è supportata dalle varie citazioni di riferimento della Bibbia, che vanno dalla Genesi all'Apocalisse di San Giovanni, e le citazioni di vari Santi che rendono tale testo meno apocrifo e più ufficiale che mai.
L’esistenza di U.F.O., di alieni, di esseri multidimensionali, di umanità che sono esistite prima di noi e di altre cose misteriose, è perfettamente compatibile con la dottrina cristiana e, più generalmente, con Dio. Ma non bisogna dimenticare che da sempre l’uomo interpreta i testi sacri, credendo spesso in cose non vere perché l’uomo non ha saputo interpretare i testi sacri.
Effettivamente è illogico pensare che Dio avesse detto che il nostro è il solo mondo abitato e questo lo sapevano pure molti personaggi biblici, come San Paolo che in una lettera agli Ebrei parla di mondi (abitati) creati dalla manifestazione (il verbo) di Dio.
Dunque gli U.F.O. potrebbero essere un fenomeno senza tempo! Ma se così fosse, come e quanto ha influito questa presenza nello svolgimento della storia umana?
Una risposta quanto meno indicativa circa il tempo di influenza che tale fenomeno legato agli O.V.N.I ha prodotto sulla cultura umana, la possiamo ricavare attraverso i numerosi ritrovamenti archeologici noti come “OOPARTS” e nella così detta “ARCHEOLOGIA SPAZIALE” .
Termini questi con cui si usa contraddistinguere tutta quella serie di reperti archeologici anomali, in altre parole riconducibili a un bagaglio di conoscenze e tecnologie allogene ossia portate alle popolazioni terrestri da culture e/o visitatori alieni.
Naturalmente per gran parte di noi – oggi - tali affermazioni potrebbero essere inquietanti e inaccettabili. Questo lo si può desumere proprio grazie ad alcuni studi, come ad esempio il ”Brookings Report“ realizzato per conto della NASA nel 1961.
La NASA chiese all'istituto Brookings di analizzare gli effetti sociali, politici ed economici derivati dalla scoperta e conseguente “contatto” con civiltà intelligenti extraterrestri. Lo studio dell’istituto Brookings rende evidente come nel corso della storia umana, varie culture si erano estinte per essersi dovute confrontare con civiltà tecnologicamente più avanzate e culturalmente superiori.
Sappiamo quindi che un possibile contatto con civiltà extraterrestri – per noi terrestri - avrebbe un impatto sociologico, religioso e politico veramente traumatico e rivoluzionario.
Questo proprio perché l’uomo, convinto della sua unicità, non ha prestato quella dovuta attenzione ai testi sacri, sculture e pitture sparse in tutto il mondo, portandosi così ad avere una chiusura mentale verso certe tematiche che potrebbero rivoluzionare lo Status Quo dell’intera società umana.
L’archeologia spaziale ci induce quindi ad accettare un’interpretazione più aderente a una realtà storica degli eventi umani portandoci così, non a creare una nuova religione, ma ad avviare un nuovo processo di reinterpretazione del nostro passato, fino a rendere accettabile l’idea che, fin dall'alba dei tempi, non siamo mai stati soli nel silenzio dell’Universo.

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