Gli antichi astronauti:dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno.

2 aprile 2011

L'archeologia spaziale, o archeologia misteriosa, che è definibile come la ricerca delle tracce, sotto forma di particolari reperti archeologici o delle testimonianze tramandate nel corso dèi millenni, di presunti sbarchi sulla Terra, in epoche remote, di visitatori extraterrestri. Per questo suo rivolgersi al passato, essa può essere considerata parte, o complemento, della clipeologia. Sbarchi di popoli extraterrestri che avrebbero aiutato l'evoluzione della nostra civiltà , se non, addirittura, "creato" l'uomo con ardite operazioni di biogenetica: è la cosiddetta ipotesi extraterrestre, secondo la quale all'origine della civiltà umana vi sarebbe un popolo alieno, proprio come sostengono le varie mitologie quando parlano di "Dèi venuti dal Cielo". I visitatori spaziali avrebbero fornito ai terrestri le conoscenze necessarie per iniziare il loro lungo cammino verso la civiltà; poi, compiuta la missione, sarebbero tornati al loro mondo sperduto nella Galassia. E' la tesi sostenuta dai teorici degli antichi astronauti, e sembrerebbe, oggi, una valida risposta alla domanda che sempre di più gli uomini del nostro tempo si pongono: "Siamo soli nell'Universo?" 

02 Aprile 2011.

Le civiltà antiche descrivevano spesso i loro dèi come creature scese dal cielo, il più delle volte su carri di fuoco. Sembrerebbe che gli dèi, ad un certo punto dell'evoluzione umana, dopo essersi stanziati sulla terra, abbiano donato agli uomini le loro conoscenze (le loro tecnologie) affinché questi potessero soddisfare i loro bisogni quotidiani (la coltura dei campi, l'irrigazione, la costruzione di strade ed edifici, l'approvigionamento ed il trasporto di risorse idriche, ecc. ecc) e comprendere meglio la realtà delle cose che li circondavano sia in terra che in cielo.


Così si potrebbe supporre che grazie agli antiche dèi, ad un certo punto dell'evoluzione della nostra specie, gli esseri umani si evolsero sino a divenire delle creature in grado di studiare i corpi celesti ed, infine, il luogo di origine degli dei, loro creatori, e da essi venerati per migliaia di anni.

Nel 1868 l'archeologo dilettante Heinrich Schliemann  si dedicò a cercare quella che credeva fosse la città che aveva ispirato la guerra di Troia descritta in uno dei grandi classici della letteratura, il poema epico di Omero, conosciuto come "Iliade". Scritto nell'ottavo secolo avanti Cristo, l'Iliade narra la storia di una grande guerra nata da faide e gelosie tra dèi. Anche se molti storici credevano che la guerra di Troia fosse un'invenzione frutto dell'elaborazione mentale di Omero,Heinrich Schliemann era deciso a dimostrare che il mito era una realtà. Le scoperte di Schliemann hanno scosso il mondo dell'archeologia. Nel 1868, ritiratosi dagli affari, Schliemann si dedicò alla realizzazione dei suoi sogni, i viaggi e le scoperte archeologiche. Nel settembre del 1869, divorziato dalla moglie russa, si sposò con la giovane greca Sophia Engastromenou e nel 1870 intraprese un viaggio verso la Cina e il Giappone; successivamente si trasferì in Italia, in Grecia ed infine in Turchia. Presso la collina di Hissarlik iniziò la ricerca delle mura di Troia con la collaborazione di Frank Calvert, viceconsole britannico proprietario dei terreni, che già aveva ipotizzato di poter trovare le rovine della città presso quel sito. In quell'anno effettuò un primo scavo clandestino, suscitando le ire del governo turco. Nel 1871 ottenne l'autorizzazione a compiere le ricerche in terra turca e organizzò a proprie spese una spedizione archeologica in Anatolia, sulla sponda asiatica dello Stretto dei Dardanelli, luogo che la tradizione indicava come possibile sito della città di Troia. L'archeologo tedesco fermò la propria attenzione sulla collina di Hissarlik, un'altura in posizione favorevole per una roccaforte, dalla quale si poteva dominare tutta la piana circostante; seguendo le indicazioni e le descrizioni dei testi omerici, il 4 agosto 1872 Schliemann rinvenne vasellame, oggetti domestici, armi e anche le mura e le fondamenta non di una sola città, quella di Priamo, ma di ben altre otto città diverse, costruite l'una sulle rovine dell'altra (i risultati delle ricerche furono resi noti nel 1874 nell'opera Antichità troiane). 

Ma se la storia di Troia scritta da Omero è vera, forse lo sono anche le altre storie di altri miti Greci? E' possibile che siano esistiti degli dèi potenti e capricciosi? E se sì, da dove venivano?

Ogni giorno in Grecia migliaia di turisti visitano i resti di templi e monumenti costruiti dai Greci, migliaia di anni fa, per onorare i loro dèi: l'Acropoli, il Partenone, Delfi, il tempio di Apollo, ecc. ecc. Questi siti storici riflettono una venerazione profonda per esseri che avrebbero dominato il mondo migliaia di anni fa. Se gli antichi Greci inventarono le storie degli dèi come tentativo primitivo di spiegare il proprio Universo, come si spiega la presenza di divinità simili in zone  e culture completamente diverse di tutto il pianeta? Si tratta di coincidenze o questi dèi che scendevano dal cielo sulla terra avevano un'origine comune?

I Sumeri ci descrivono una storia visiva di questi esseri; questa antica civiltà mesopotamica  chiamava questi esseri venuti dal cielo Anunnaki (cioè colore che sono venuti dal cielo sulla terra).

Secondo Erich von Däniken, nel suo libro "Gli extraterrestri torneranno?" (un libro teorizzante il fatto che realmente la terra sarebbe stata visitata in passato da extraterrestri, riportando una serie di casistiche, racconti, oggetti e manufatti quantomai strani che ancora oggi si possono trovare sulla terra), alcune migliaia di anni fa, quando i nostri antenati erano ancora primitivi, degli esseri extraterrestri sono scesi sulla terra e grazie alla loro tecnologia vennero scambiati per divinità.

Il monte Olimpo, la più alta montagna della Grecia: secondo la mitologia era qui che abitavano gli dèi. Sul monte Olimpo, Zeus sedeva sul trono e determinava il fato dei mortali. La casa degli dèi sul monte Olimpo, la cui parte superiore si sollevava, ovunque se ne parli, viene descritta come un magnifico palazzo in cima ad una montagna; le mura del tempio risplendevano di oro e di argento, brillanti di luci simili a pietre preziose. Se riconsideriamo oggi, con gli occhi dell'uomo moderno, la casa degli dèi sul monte Olimpo, possiamo supporre che si trattasse di una nave spaziale, anche perché se ne parla di un luogo rombante. 

Perché l'Olimpo? Una tesi sul perché l'Olimpo sia stato considerato sede degli dèi della Grecia la si trova nel Trattato fisico-storico dell'Aurora Boreale, un ponderoso lavoro del geometra francese Jean Jacques Dortous de Mairan, discepolo eretico di Padre Malebranche, nonché successore di Bernard le Bovier de Fontenelle quale segretario dell'Accademia delle Scienze 8di Parigi. Nel 1716, per oltre un decennio, nei cieli europei fu ben visibile il fenomeno dell'aurora boreale. A esso Fontenelle riservò per cinque anni consecutivi l'apertura dell'Annuario dell'Accademia parigina delle Scienze, sottolineando tra l'altro come il fenomeno potesse chiarire anche una serie di credenze popolari: « Quei combattimenti che alcune storie riportano esser stati visti in cielo, quei soldati, quei carri, quelle lance infocate potrebbero benissimo non essere che questo tipo di fenomeni raccontati a partire da testimonianze popolari o abbelliti dagli storici. » Ancora nel 1726 Fontenelle e l’Histoire de l'académie royale des sciences tornarono ad occuparsi del fenomeno in questi termini: « La luce settentrionale che era stata così rara, almeno per noi, in tutto il secolo precedente, e nel cominciamento di questo, non è mancata di apparire tutti gli anni a partire dal 1716 e sia perché essa diventava comune, senza alcun mutamento considerevole, sia perché pareva indebolirsi, l'Accademia non ne ha quasi più parlato nei suoi ultimi volumi. Ma questo fenomeno, di cui si attendeva l'intera cessazione, è riapparso quest'anno con più splendore, forza e durata come mai prima d'ora, e con alcune circostanze del tutto nuove: è stato il più bello spettacolo che il Teatro del Cielo ci abbia mai donato e, se non fosse stato preparato da dieci anni a questa parte con scene meno brillanti, la sorpresa dei fisici e il terrore del popolo avrebbero raggiunto il culmine » « Il sig. De Mairan e il sig. Godin hanno fornito ciascuno una descrizione esatta di questa magnifica rappresentazione della notte dal 19 al 20 ottobre. Un grande arco, o piuttosto un grande segmento di cerchio oscuro, attraverso il quale tuttavia si vedevano talora le stelle, posato sull'orizzonte dal lato nord, era la base, e come il deposito della luce, da cui nasceva una zona concentrica luminosa e da cui si slanciavano delle colonne verticali, della chiarità ordinaria in questo fenomeno. Ma in più esse si slanciavano da quasi tutta la circonferenza dell'orizzonte, anche dalla zona quasi in prossimità del mezzogiorno, con un'estensione che esse non hanno l'abitudine di occupare e, ciò che è anche più singolare, tali colonne si elevavano vicinissime allo Zenith, pur senza raggiungerlo, e tutte lasciavano uno spazio circolare vuoto verso lo Zenith in cui non penetravano, di modo che, succedendosi rapidamente le une alle altre, facevano un effetto pressoché continuo e sembrava che tutto il cielo fosse una volta sostenuta o formata da archi circolari luminosi che tendevano tutti al centro, ma per fermarsi in prossimità, facendogli corona. Era come se fosse l'apertura della cupola di un Duomo. Il fenomeno, iniziato prima delle otto di sera, durò diverse ore con questa grande forza e alcuni osservatori hanno sostenuto che non era dissolto neppure al nascere del giorno. » Per Mairan è proprio l'aurora boreale, vista incombere dai greci pre-omerici sulle pendici della catena montuosa dell'Olimpo, ad aver determinato la nascita del mito che ivi localizza la sede degli dèi. La luminosità a cui l'Olimpo dovrebbe il suo nome non è il consueto bagliore delle nevi inondate dal sole, o lo splendore di una cima che emerga improvvisa al di sopra delle nubi, ma la più sorprendente e fantastica luce che l'aurora boreale accende nel cuore della notte.

Secondo l'Iliade e l'Odissea, Zeus è spesso dipinto con in mano un fulmine tonante. Oggi sembrerebbe un arma estremamente potente, in quanto in grado di distruggere intere città con le sue saette. Allo stesso modo il fratello di Zeus, Poseidone, il dio del mare, era armato di un tridente. Il tridente di Poseidone era capace di creare degli tsunami, ossia onde di marea. Questo tridente doveva essere qualcosa di più di un forcone. E' possibile che il fulmine ed il tridente fossero dei congegni che usavano una qualche energia?

Dèi per il mondo antico, alieni per quello moderno. 

Secondo la leggenda uno dei più importanti dèi Greci fu Apollo che sfrecciava nei cieli su un carro di fuoco. Apollo insegnò ai Greci a costruire edifici sulle montagne,sulle colline,a costruire strade,insegnò loro anche l'astronomia. 

Secoli più tardi, quando Roma dominava in Europa e nel mediterraneo, dal I sec. a.C. al VII d.C., i Romani venerarono dèi simili a quelli Greci: Zeus diventò Giove, Poseidone fu chiamato Nettuno, ma Apollo restò Apollo per entrambi. E' una coincidenza? Oppure, come molti sostenitori della teoria degli antichi astronauti ritengono, era il resoconto storico di esseri potenti che arrivarono sulla terra migliaia di anni fa? Ma come arrivarono da noi? Probabilmente a bordo di una nave spaziale. Si trattava di eventi così straordinari da essere annotati per sempre. 

Se la storia degli dèi Greci e Romani è vera, è possibile trovare tracce della loro esistenza in altri parti del mondo? Sì.

Sulla costa nord occidentale della Francia, si trova uno dei più importanti siti preistorici d'Europa. Nel paese marittimo di Carnac , sorge il complesso megalitico (tra i maggiori al mondo), comprendente sia vasti campi di menhir che di dolmen (situati in massima parte a Kermario). È presente inoltre il Tumulo di Kercado che, risalente al 6.500 a.C., costituisce la più antica costruzione europea di pietra, ancor prima delle piramidi egizie. A causa del degrado causato dal passaggio dei turisti gli allineamenti sono recintati ed è possibile passare tra gli allineamenti solo se accompagnati da una guida (la morte dell' erba ai piedi dei siti infatti preserva il sito stesso da una lenta e continua erosione che porterebbe al ribaltamento dei grandi monoliti).  La cittadina contiene inoltre un museo della preistoria con reperti archeologici provenienti da tutta la zona. Queste mega strutture preistoriche sono state forse costruite per favorire l'atterraggio di astronavi aliene? Molti turisti, che hanno visitato il sito, sostengono che i giganteschi dolmen e menhir emanano una forte energia. Gli archeologi sono sconcertati dai megaliti di Carnac. Chiaramente è un progetto di costruzione imponente, con blocchi di granito anche di 350 tonnellate. La leggenda narra che siano stati i Giganti a costruire Carnac.

Già, i Giganti! Ma saranno gli stessi Giganti di cui si parla nella Genesi e in altri libri della Bibbia? 
Le pietre di Carnac sono state disposte secondo disegni geometrici molto interessanti; sono infatti disposte a linee che si intersecano formando dei triangoli visibili soltanto dall'alto. Si tratta di un sistema per comunicare con esseri extraterrestri?

Al prossimo post!




Fonte:
  1. http://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Schliemann ;
  2. http://it.wikipedia.org/wiki/Linee_di_Nazca;
  3. http://it.wikipedia.org/wiki/Erich_von_Däniken;
  4. http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_degli_antichi_astronauti;
  5. http://it.wikipedia.org/wiki/Carnac ;
  6. http://www.ilritorno.it/postapic_quest/67_giganti-rifer.htm;
  7. http://www.ilritorno.it/postapic_quest/66_RS-gig.htm;
  8. http://uominigiganti.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1674223.

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