Le linee di Nazca.

28 aprile 2019

Se esseri alieni provenienti da mondi lontani avessero visitato la terra migliaia di anni fa, come avrebbero cercato di comunicare con i nostri antenati? Esiste una prova fisica del tempo che trascorsero qui sulla Terra? Una risposta potrebbe trovarsi nel deserto di Nazca, in Perù meridionale. Nell’altopiano arido in cui è ubicato il deserto di Nazca alcune linee, geoglifi, tracciate sul terreno, oltre 13.000 linee che vanno a formare più di 800 disegni, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell'area (la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l'enorme ragno lungo circa 45 metri) sembrerebbero indicare all’uomo moderno che in quel luogo antiche civiltà aliene sorvolarono quelle montagne, quelle alture, a bordo di velivoli spaziali per mezzo dei quali giunsero sul nostro pianeta.


L’archeologia classica ritiene che i geoglifi di Nazca siano stati tracciati durante la fioritura della Civiltà Nazca, avvenuta tra il 300 a.C. e il 500 d.C.. Le linee sono tracciate rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, lasciando così un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. La pianura di Nazca è ventosa, ma le rocce della superficie assorbono abbastanza calore da far alzare l'aria proteggendo il suolo. Così i disegni giganti sono rimasti intatti per migliaia di anni. A causa della superimposizione dei motivi, si crede che essi siano stati realizzati in due tappe successive: prima le figure e poi i disegni geometrici. Ciò nonostante, a causa delle caratteristiche del suolo è molto difficile poter datare con sicurezza il periodo in cui furono costruite, specialmente per la difficoltà di applicare il sistema di datazione con il Carbonio 14, che non ha dato risultati soddisfacenti.Gli scienziati si sono avvalsi di altri metodi, come il confronto tra le figure dei geoglifi e quelle trovate sul vasellame della civiltà Nazca. Ai margini della Pampa, gli archeologi hanno scoperto la città cerimoniale dei Nazca, Cahuachi, da cui si ritiene provenissero gli artefici delle linee. Le linee sono state avvistate con chiarezza solo dall'avvento dei voli di linea sull'area, casualmente, nel 1927 da Toribio Meija Xespe che le identificò con dei sentieri cerimoniali (seques). Nel 1939 furono studiate da Paul Kosok, un archeologo statunitense, che ipotizzò che l'intera piana fosse un centro di culto. Hans Horkheimer nel 1947 suppose invece che questi tracciati fossero una forma di culto degli antenati: sentieri tracciati che erano utilizzati come tracce dove camminare durante le cerimonie religiose. Chi diede un contributo decisivo allo studio delle linee di Nazca fu l'archeologa tedesca Maria Reiche. Lei si dedicò con passione allo studio e al restauro dei geoglifi e a lei si deve la scoperta di alcuni che non erano stati documentati in precedenza, né da Mejia, né da Kosok. La Reiche suppose che le linee avessero un significato astronomico, identificando la figura della Scimmia con l'Orsa Maggiore, il Delfino e il Ragno con la Costellazione di Orione, ecc. La Reiche affermava anche che le figure erano state create da veri e propri tecnici e ingegneri dell'epoca. Sulla stessa linea Phyllis Pitluga, una ricercatrice dell'Alder Planetarium di Chicago, studiando il rapporto tra le linee e le stelle nel cielo, concluse che il ragno gigante rappresentava la costellazione di Orione, mentre tre linee rette che passano sopra al ragno erano dirette verso le tre stelle della cintura di Orione, se osservate da un certo punto della pampa. Nel 1967 Gerald Hawkins astronomo inglese noto per i suoi studi nel campo dell'archeoastronomia, non trovò alcuna correlazione tra i disegni di Nazca e i movimenti dei corpi celesti. Lo zoologo Tony Morrison studiò le linee con Gerald Hawkins; nel suo libro del 1978, “Pathways to the Gods”, Morrison citava un brano scritto dal magistrato spagnolo Luis de Monzon nel 1586, riguardo alle pietre e alle antiche strade vicino a Nazca: «I vecchi indiani dicono [...] di possedere la conoscenza dei loro antenati e che, molto anticamente, cioè prima del regno degli Incas, giunse un altro popolo chiamato Viracocha; non erano numerosi, furono seguiti dagli indios che vennero su loro consiglio e adesso gli Indios dicono che essi dovevano essere dei santi. Essi costruirono per loro i sentieri che vediamo oggi.» Morrison riteneva di aver individuato la chiave per spiegare il mistero delle linee di Nazca: il leggendario eroe-maestro Viracocha, noto anche come Quetzalcoatl e Kontiki, il cui ritorno era ancora atteso al momento dello sbarco di Cortés. Gli "antichi indios" disegnarono figure poiché pensavano che Viracocha sarebbe tornato, questa volta scendendo dal cielo, e i disegni rappresentavano dunque dei segnali. Anche la storica peruviana Maria Rostworowski de Diez Canseco studiò le linee interpretandole come luogo di segnalazione al dio Viracocha. Secondo la Rostworowski a ogni figura corrisponderebbe un clan (ayllu) degli adoratori di Viracocha, che avrebbero disegnato le linee per segnalare al proprio dio il luogo dove essi si trovavano quando egli sarebbe ritornato. Le linee di Nazca non sono le uniche tracce lasciate sulla Terra dagli antichi dèi. In altre parti del mondo, in altri luoghi, prevalentemente in alcuni siti archeologici in cui insistono delle mega strutture preistoriche, luoghi in cui si narra accadono delle strane interferenze geo-magnetiche, strutture prevalentemente formate da giganteschi monoliti, la cui costruzione e posa stupiscono ancora oggi l’uomo moderno, testimoniano il passaggio e l’incontro di alcune antiche civiltà aliene con i nostri antenati migliaia di anni orsono. Antiche dita di pietra protese verso il cielo che si allungano per diversi chilometri. E’ possibile che degli esseri umani un gradino sopra gli uomini delle caverne fossero in grado di estrarre queste pietre gigantesche, alcune del peso di cento, duecento, trecentocinquanta tonnellate, modellarle e far assumere loro delle forme assai complesse in modo tale da collocarle come tessere di un mosaico, senza l'uso di malta e/o di altro conglomerato cementizio? O per meglio dire, è possibile che gli uomini preistorici, dopo aver abbandonato le caverne, senza le conoscenze e la tecnologia donata loro da una civiltà aliena millenaria, fossero riusciti a costruire queste mega strutture preistoriche rinvenute in diversi angoli del mondo? E’ possibile che degli antichi alieni, giunti sulla terra migliaia di anni fa, volessero che in futuro gli uomini si chiedessero -Qualcuno dello spazio in passato ci è venuto a fare visita? –e per tale motivo ci lasciarono quale testimonianza della loro venuta queste grandi strutture in pietra? Milioni di persone in tutto il mondo credono che in passato siamo stati visitati da esseri extraterrestri. E se ciò fosse vero? Degli antichi alieni contribuirono a forgiare la nostra storia? Se è così, esiste una spiegazione extraterrestre per le più misteriose e arcane strutture della Terra? 

Tratto dal saggio:


ISBN: 978-1-291-45430-7
Autore/i: Francesco Toscano

Post più popolari